I pazienti che assumono farmaci anti-diabetici sviluppano il morbo di Parkinson in media sei anni più tardi rispetto a coloro che non assumono medicinali di questo tipo.
Un nuovo studio del Centro Parkinson e parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini– CTO di Milano suggerisce che la terapia a base di metformina possa funzionare nel ritardare l’insorgenza dei sintomi, e che possa essere assunta a questo scopo anche dai non diabetici.
I numeri dello studio
Lo studio si basa su un’indagine condotta fra il 2010 e il 2019 su 8.120 pazienti assistiti dal Centro. Su 413 di essi con diabete, che assumevano farmaci per questa patologia, l’insorgenza dei sintomi della malattia è avvenuta in media dopo i 66 anni. Nei restanti 7.707 pazienti non diabetici, la malattia si è manifestata intorno ai 60 anni. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista scientifica Journal of Neurology e ha ricevuto il contributo della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson.
Prevenzione e cura nel prossimo futuro?
“Lo studio suggerisce una proprietà neuro-protettiva dei farmaci anti-diabetici – ha spiegato Gianni Pezzoli, presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Associazione italiana Parkinsoniani – e apre alla prospettiva di somministrare medicinali come la metformina, che può essere assunta anche da chi non è affetto da questa patologia, ma è predisposto a sviluppare il Parkinson, o presenta fattori di rischio in famiglia, con l’obiettivo di ritardarne l’insorgenza. I dati raccolti sono molto significativi e spingono a indagare non solo la capacità preventiva ma anche il ruolo di questi farmaci nel ridurre la progressione del Parkinson quando è già insorto.”
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