Il Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune al mondo e secondo la ricerca i casi dovrebbero raddoppiare, passando dagli 11,9 milioni del 2021 ai 25,2 milioni entro il 2050
I casi di Parkinson dovrebbero più che raddoppiare nei prossimi decenni, e non solo per la longevità diffusa. La tendenza al rialzo dei casi dovrebbe essere più pronunciata nei paesi con una maggiore presenza di anziani nella regione dell’Asia orientale, ma si prevedono aumenti anche in popolazioni con fasce giovani di età. Il che fa capire che le cause della malattia non dipendono esclusivamente dall’invecchiamento. Questa proiezione è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista BMJ sui dati del Global Burden of Disease.
Le proiezioni dei casi di Parkinson per il 2050
I ricercatori evidenziano che entro il 2050, si prevede che circa 25 milioni di persone nel mondo vivranno con la malattia di Parkinson, un aumento del 112% rispetto al 2021. Questo incremento è attribuito principalmente all’invecchiamento della popolazione, che rappresenta il fattore dominante, seguito dalla crescita demografica e da cambiamenti nella prevalenza della malattia. Si stima che nel 2050 ci saranno circa 267 casi di Parkinson ogni 100.000 persone, un aumento significativo rispetto al 2021. Tuttavia, se si considera la prevalenza standardizzata per età, si prevede un aumento del 55%, ossia circa 216 casi ogni 100.000 persone.
La mappa dei paesi
Lo studio prevede un aumento globale del Parkinson entro il 2050, con variazioni significative tra i paesi. La prevalenza della malattia raggiungerà i 267 casi ogni 100.000 persone nel 2050, con un aumento del 76% in trent’anni. Nel 2050, la Cina sarà la regione più colpita, con circa 10,9 milioni di casi, seguita dall’Asia meridionale con 6,8 milioni. L’Africa subsahariana occidentale registrerà la crescita più rapida dei casi di Parkinson nei prossimi decenni (292%), principalmente a causa della crescita demografica e dell’invecchiamento. In Europa la Spagna registrerà il maggior numero di casi e la Norvegia il maggior aumento. Mentre Italia e Bulgaria avranno aumenti più contenuti.
Giovani a rischio, il dito puntato sulle tossine
Sebbene l’incidenza della malattia di Parkinson aumenti con l’età, le proiezioni indicano un significativo incremento anche nella fascia di età compresa tra i 20 e i 59 anni, anche nei paesi con una popolazione giovane. Questo suggerisce che fattori di rischio diversi dall’invecchiamento, come l’esposizione a tossine industriali, potrebbero avere un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia in età più giovane. Parallelamente, si prevede un aumento del divario tra uomini e donne, dovuto a fattori come stili di vita e ormoni, accentuato forse dall’aumento del fumo femminile.
Confermato il legame tra età e Parkinson
Le conclusioni dello studio confermano evidenze scientifiche consolidate: il Parkinson è più diffuso negli uomini anziani e il suo sviluppo è strettamente legato all’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, lo studio sottolinea anche l’importanza di altri fattori di rischio, come l’esposizione ai pesticidi. Per questo gli scienziati invitano i paesi a prepararsi a un aumento della domanda di assistenza medica e servizi specializzati per il Parkinson. Ciò richiederà maggiori investimenti in risorse umane e infrastrutture, nonché un incremento dei finanziamenti per la ricerca scientifica per sviluppare migliori strategie di prevenzione e trattamento.
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