Nel febbraio del 1945 viene riconosciuto il diritto di voto alle donne. Viaggio nella storia d’Italia, dalla legge sul divorzio al Codice Rosso
Tortuoso il percorso che porta alla parità di genere. Secoli di predominio maschile e radicati pregiudizi nei confronti delle donne hanno osteggiato il raggiungimento dell’obiettivo, facendolo apparire agli occhi dei più un proposito inconcepibile (e quindi irraggiungibile). Per molti, ma non per tutti. Donne – ma anche uomini – del mondo politico, culturale e sociale hanno contribuito nel tempo a demolirne la visione utopica, ottenendo il riconoscimento di quei diritti dovuti e troppo a lungo negati.
Il mese di febbraio del ’45 segna la tappa che aprirà la strada a importanti traguardi: con il decreto legislativo n. 23 viene riconosciuto il diritto di voto alle donne. Un anno dopo, il 10 marzo del ’46, il decreto legislativo n. 74 dà alle donne la possibilità di candidarsi. Il 2 giugno, le donne si recano per la prima volta alle urne – con una percentuale altissima di partecipazione – per esprimere la propria preferenza riguardo al referendum istituzionale fra Monarchia e Repubblica e per l’elezione dell’Assemblea costituente.
Da allora, sono state emanate leggi per riconoscere i diritti civili, politici e lavorativi delle donne. Conquista importante quella ottenuta nel 1963 con l’emanazione della legge n. 66: alle donne viene finalmente permesso di accedere a tutte le cariche, professioni e impieghi pubblici – magistratura compresa – senza limitazioni di mansioni e carriera. Sette anni dopo, la legge 898/1970 – conosciuta anche come ‘Fortuna-Baslini’ – introduce il divorzio in Italia stabilendo condizioni, cause, modalità e tempi di scioglimento del matrimonio civile, e regolamentandone i conseguenti aspetti patrimoniali e personali. Un passo importante verso l’autonomia, l’indipendenza e la parità all’interno della famiglia, ambito in cui fino ad allora il ruolo della moglie era spesso subordinato a quello del marito.
Nel 1975 è il diritto di famiglia a divenire oggetto di riforma. Viene sancita la legge 151, ‘toccando’ profondamente la struttura familiare: la figura del ‘capofamiglia’ viene abolita, soppiantata dalla parità di diritti e doveri tra marito e moglie, sia in ambito personale che patrimoniale.
Dopo un lungo dibattito politico – in verità, non ancora del tutto sopito -, la legge 194/1978 legalizza l’interruzione volontaria di gravidanza, affermando il diritto della donna alla salute e alla procreazione responsabile. La persistente contrapposizione alla procedura abortiva da parte degli ambienti cattolico-conservatori conduce, nel 1981, a un referendum abrogativo che però registra una netta vittoria dei sostenitori. Sono invece le paradossali ‘pratiche’ del delitto d’onore e del matrimonio riparatore ad essere abolite nel 1981. Fino ad allora, un delitto perpetrato “in difesa dell’onore leso” gode di attenuanti e di una riduzione di pena; il matrimonio riparatore prevede l’estinzione del reato di violenza carnale se l’autore dello stesso sposa la vittima. Con la legge 442 questi crimini vengono finalmente assimilati a omicidio e violenza sessuale.
Il servizio militare volontario apre le porte alle donne nel 2006, con la legge n. 23, che consente il loro ingresso nelle forze armate e nelle forze di polizia a ordinamento militare. Un cambiamento culturale significativo che offre alle donne l’opportunità di intraprendere una carriera nel settore della difesa.
Un’altra tappa importante è segnata dalla legge 120 del 2011 che introduce le quote di genere, o ‘quote rosa’, garantendo una rappresentanza equilibrata tra uomini e donne nei ruoli di leadership delle aziende. A concludere questa rassegna due leggi dedicate al contrasto della violenza di genere: la legge 38/2009 che introduce nel nostro ordinamento il reato di ‘atti persecutori’, anche detto ‘stalking’; la legge n.69 del 2019 – ‘Codice Rosso’-, che offre protezione e sostegno alle vittime e punisce in modo più efficace i colpevoli di reati di violenza domestica e di genere. Una piaga sociale e culturale che deve spingerci ad agire con ogni azione possibile e su cui va mantenuta alta l’attenzione.
Passi avanti ne sono stati fatti, ma il superamento di stereotipi e discriminazioni resta una sfida importante.
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