Circa un anno e mezzo fa, nell’agosto 2018, Greta Thunberg iniziò a protestare davanti al parlamento di Stoccolma in difesa dell’ambiente e contro i governi che «non fanno abbastanza per combattere la crisi climatica». Il suo esempio ha finito così coll’ispirare milioni di giovani in tutto il mondo, che a loro volta sono scesi in piazza.
È nato così un vero e proprio movimento chiamato Fridays for Future (FFF), i Venerdì per il Futuro. La protesta ha avuto risvolti più complessi quando Greta, in Polonia, sul palco della Cop24, la conferenza sul clima organizzata dall’Onu per attuare gli accordi di Parigi del 2015, si è scagliata contro i leader mondiali di quasi 200 Paesi lanciando l’accusa: «Ci state rubando il futuro». Gli adulti, coloro che detengono posizioni di potere, sono stati tacciati di aver determinato l’attuale situazione ambientale, accusa che ha finito col diventare simbolo di una contrapposizione generazionale.
La “risposta” di una parte del mondo degli adulti non si è fatta attendere e ha cominciato a prendere una fisionomia concreta quando i senior hanno costituito comitati, paralleli ma sinergici, per unirsi ai giovani nella lotta al cambiamento climatico. Si tratta dei Parents for Future che stanno nascendo in Italia (a Torino, Forlì e Piacenza i primi) e nel resto d’Europa (a Berlino, nel Regno Unito e in Austria quelli già noti), ma anche altrove nel mondo.
Dopotutto molti adulti e senior hanno figli e nipoti che vivono e lavorano all’estero. Non si può immaginare che le loro lotte non li riguardino, anche perché si tratta dell’aria e delle condizioni ambientali in cui loro stessi si trovano ad esistere. In 16 Paesi di quattro continenti sono presenti ben 34 gruppi di Parents for Future che hanno divulgato quest’anno una lettera aperta, chiedendo con forza un’azione urgente per combattere i cambiamenti climatici e prevenire l’aumento delle temperature di oltre 1,5 °C, livello che gli scienziati hanno indicato come punto di non ritorno per l’inversione di tendenza.
Questo è un breve stralcio della loro lettera manifesto: “Ciò che i nostri figli ci stanno dicendo è ciò che la scienza ci sta dicendo da molti anni – non c’è più tempo. Ora dobbiamo agire… Genitori, dobbiamo essere ovunque nella società: nelle aule come insegnanti, nei campi come agricoltori, nelle fabbriche come lavoratori, negli ospedali come guaritori, nelle sale del consiglio come amministratori delegati, nelle legislature come responsabili politici. Abbiamo il potere di costruire questo futuro sicuro, giusto e pulito per i nostri bambini”.
Elena, ad esempio, è una mamma quarantenne che, dalla fine dello scorso anno, è scesa in piazza ogni venerdì vicino ai ragazzi. «Io sono ambientalista fin dagli Anni ’90, ispirata da mio padre che era molto sensibile a queste tematiche – spiega -. I miei figli studiano a Londra e sono molto impegnati, io sono qui a manifestare anche per loro. In generale vorrei vedere più partecipazione da parte degli adulti, perché questo è un problema di ciascuno».
Anche Giorgio, 63enne nonno di Paderno Dugnano, si è unito alle proteste e ha cominciato a manifestare a partire dallo sciopero dello scorso 15 marzo. Dopo aver seguito l’informazione sui media e sui social network per molto tempo, ha deciso di attivarsi in prima persona. E si è schierato. Si è schierato innanzitutto in difesa del suo nipotino di un anno e mezzo per dargli un futuro migliore.
Per lui, come per tutti gli altri Parents che sono scesi in piazza per manifestare, nessuno finora si è battuto davvero contro questa emergenza che dura da decenni. Non bisognava certo aspettare l’ultimo rapporto mondiale sul clima del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) per capire che la temperatura cresce a ritmi vertiginosi. Resta appena un decennio per impedire che la temperatura si alzi ancora di 1,5°C a causa dei crescenti livelli di CO2 immessi nell’ecosistema globale. Giorgio pensa soprattutto a suo nipote ma, in fondo, anche a se stesso, visto il poco tempo rimasto a disposizione per agire.
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