Simona Ciofetta, storica dell’arte, ci accompagna in via delle Quattro Fontane a Roma, dove ha sede uno dei luoghi più simbolici della Capitale che – fino a luglio – ospita Caravaggio 2025
Alberto Sordi diceva che «Roma non è una città come le altre, è un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi». Ed è proprio tra le sue strade che si incontra la bellezza di un passato lontano, oratore di una storia sempre eterna. Tra i tesori della città, tanti sono i luoghi simbolo, testimonianze di capolavori architettonici e artistici: su tutti c’è Palazzo Barberini che – da marzo a luglio – ospita la mostra Caravaggio 2025. Con Simona Ciofetta, storica dell’arte, entriamo in una delle costruzioni più antiche della città.
Palazzo Barberini è considerato un capolavoro dell’architettura barocca a Roma. Può spiegare cosa lo rende così eccezionale?
È a Palazzo Barberini che nasce il barocco. Questo edificio ha origine da una eccezionale coincidenza tra l’intuizione e la sensibilità del committente e l’opera di quelli che saranno i protagonisti del barocco romano: rappresenta un momento di passaggio verso una nuova visione artistica e architettonica. Il grandioso complesso, in parte ridimensionato dopo l’unità d’Italia, fu concepito quale rappresentazione del coronamento dell’ascesa della famiglia con l’elezione al papato di Maffeo Barberini, colto mecenate delle arti e della letteratura e poeta egli stesso, con il nome di Urbano VIII.
Perché è un luogo da visitare anche quando sarà finita la mostra di Caravaggio?
Almeno per due ottime ragioni. Il Palazzo è sede delle Gallerie Nazionali, insieme a Palazzo Corsini. Con la donazione allo Stato della collezione Corsini nel 1883 nacque l’idea di fondare a Roma, nuova capitale, una Galleria Nazionale degna delle grandi capitali europee. Dalla fondazione nel 1895 si aggiunsero nel tempo numerose altre donazioni, tanto che fu necessario cercare una nuova sede. Il luogo prescelto fu Palazzo Barberini, acquistato dallo Stato nel 1949 e inaugurato nel 1953. Oggi, mentre Palazzo Corsini è sede dell’originaria quadreria settecentesca di quella famiglia, Palazzo Barberini ospita una vasta collezione che illustra il percorso dell’arte italiana dal Duecento al Settecento. Il Cinquecento e il Seicento sono i secoli più rappresentati, con nomi che vanno da Raffaello a Tintoretto per giungere allo stesso Caravaggio e ai caravaggeschi, a Bernini, Poussin, Pietro da Cortona. Ma non va dimenticato che lo stesso complesso architettonico del palazzo è un’opera d’arte imperdibile.
Qual è la sua storia?
Poco dopo l’elezione al pontificato di Urbano VIII, i Barberini acquistarono il palazzo Sforza, un edificio cinquecentesco prospiciente l’attuale piazza Barberini, e allo stesso tempo si assicurarono un’ampia area di terreni. La zona era, a quel tempo, al limite della città e si prestava alla realizzazione di una grandiosa villa suburbana. All’architetto Carlo Maderno si deve il progetto del nuovo edificio, con una soluzione ingegnosa e innovativa: al precedente palazzo si aggiunge simmetricamente una nuova ala e tra le due parti viene inserito un grande corpo porticato, ottenendo così una costruzione ad ali aperte che si compenetra con l’ambiente naturale del parco. Alla morte di Maderno gli succede Gian Lorenzo Bernini, che prosegue il progetto ideando il grande salone a doppia altezza e l’attigua sala ovale, la grande loggia vetrata del corpo centrale in continuità con il portico sottostante, lo scalone quadrangolare contrapposto a quello elicoidale di Francesco Borromini, che aveva lavorato nel cantiere con lo zio Maderno e che disegna probabilmente anche le finestre del piano nobile. In tal modo venne creato un grandioso palazzo-villa, rispondente al desiderio di Urbano VIII di avere una vera reggia per la sua famiglia.
Quali nomi sono più legati al Palazzo e perché? Sia a livello architettonico che artistico.
All’architettura del palazzo contribuiscono personalità che segnano la nascita di un nuovo stile. Maderno è una figura fondamentale nella transizione dalla tradizione classica cinquecentesca verso una nuova concezione dello spazio, un passaggio che viene colto e sviluppato da Bernini, attore principale del barocco e protetto di Urbano VIII. Anche la presenza di un Borromini ancora non pienamente affermato è molto significativa. Ma nel palazzo opera anche il terzo grande protagonista del barocco, Pietro da Cortona, autore della spettacolare volta affrescata del salone con il Trionfo della Divina Provvidenza nonché del progetto del teatro, ora distrutto. Non possono essere dimenticati i nipoti del pontefice: il cardinale Francesco, colto collezionista che impiantò nel palazzo una celebre biblioteca, e il cardinale Antonio, che condivise con il fratello maggiore Francesco l’interesse per il giardino, ricchissimo di specie botaniche rare, progettato con la consulenza di uno studioso del calibro di Cassiano dal Pozzo.
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