Marian Sachs è una centenaria che vive in una casa di riposo in California. Ispirata da Greta Thunberg, ha deciso di far osservare un giorno senza carne a tutti i residenti
Il suo modello di riferimento è Greta Thunberg, l’adolescente svedese che con la sua caparbietà è riuscita a smuovere le menti dei grandi e dei piccoli, accendendo i riflettori sul pessimo stato di salute in cui versa il nostro pianeta. Ma lei non ha sedici anni, ha smesso di andare a scuola da un bel po’, non può scendere in piazza e sventolare cartelloni con slogan ambientalisti durante i Fridays for future. E non ha neanche il potere mediatico della giovane attivista scandinava, che nel 2019 è stata proclamata la persona dell’anno per la rivista Time.
Perché lei, Marian Sachs, di anni ne ha 101, e vive in una casa di riposo a Pasadena, in California. I giorni scorrono lenti in luoghi come questo, ma Marian, che è stata un’infermiera, non ha perso la voglia di documentarsi.
E così, sfogliando le riviste e guardando la Tv, scopre la protesta capitanata da Greta Thunberg, ed inizia a seguirla con interesse. Ma non basta osservarla da lontano, non si accontenta di fare da mera spettatrice. Condivide le idee portate avanti da questa giovane leader dai capelli color grano, e decide che anche lei deve fare la sua piccola parte. In fondo, non sono i piccoli gesti quelli che danno valore ad un’intera esistenza?
Marian (nella foto accanto) propone alla struttura che la ospita di osservare un giorno alla settimana senza carne. È questo il modo con cui pensa di poter sostenere la causa di Greta e dei giovani di tutto il mondo. Si fa portavoce della sua proposta tra gli altri residenti della struttura. Ne spiega le motivazioni, fa breccia sul fatto che i ragazzi, compresi “i nostri nipoti e pronipoti”, stanno portando avanti una battaglia importante, e tutti hanno il dovere di fare la propria parte. La proposta di Marian viene accolta con favore dalla maggior parte dei residenti della struttura. Messa ai voti, la sua mozione ottiene 44 sì e soltanto 6 no. È così che, dopo essersi consultati con il cuoco, viene variato il nuovo menù senza carne. Il giorno prescelto è il lunedì: a pranzo e a cena, anziché pollo o manzo viene servito tofu, pasta e melanzane.
«Ho 101 anni e vivo in una struttura di residenza assistita – scrive in una lettera che spedisce ai giornali della zona -, non c’è molto che noi anziani possiamo fare per aiutare in questa battaglia. Tuttavia, ho pensato che forse potremmo osservare un giorno senza carne alla settimana nella nostra sala da pranzo. La proposta ha ricevuto una notevole approvazione da parte dei nostri residenti, un po’ di pubblicità potrebbe ispirare altri anziani a fare la loro parte», scrive Marian Sachs.
Spettatori sì, ma anche vittime
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato sulla rivista Lancet, il numero di anziani che muoiono ogni estate di caldo è aumentato del 53,7% negli ultimi venti anni. Soltanto nel 2018 ne sarebbero morti 296mila per colpi di calore causati dal riscaldamento globale. La maggior parte in Giappone, dove l’età media della popolazione è molto alta, ma anche nell’Est della Cina, nel Nord dell’India e nel Centro dell’Europa. Le ondate estive di caldo sono state letali anche per chi aveva già problemi cardiaci o di disidratazione, e per chi vive in appartamenti sprovvisti di aria condizionata. Ed il caldo, secondo i 120 scienziati che hanno preso parte al rapporto, è all’origine anche di nuove minacce delle quali si parla ancora poco: come la diffusione delle zanzare Aedes che trasmettono la dengue, oppure i casi di malaria e di altri virus che potrebbero diffondersi globalmente, come il Covid-19, favoriti dalle deforestazioni e dal cambiamento dell’uso del suolo dovuto alle attività umane.
«Non possiamo cambiare il mondo da soli, ma non fare nulla non è un’opzione percorribile. Come anziani responsabili dovremmo dare il nostro sostegno in questa crisi climatica. Il menù senza carne è tutto ciò a cui sono riuscita a pensare», afferma Marian Sachs davanti ai microfoni del Los Angeles Time, avendo l’opportunità di far arrivare il suo messaggio ben oltre i confini locali.
VOCI DALL’AFRICA – Kuki Gallmann
E se la signora Marian, a 101 anni, ha deciso di fare la sua parte nella lotta al climate change, c’è chi ha dedicato tutta la vita alla causa ambientale. Stiamo parlando di Kuki Gallmann, all’anagrafe Maria Boccazzi, scrittrice di successo che vive in Kenya dal 1972. Aveva 29 anni quando si trasferì in questo angolo di Africa. Non ha avuto una vita facile: nel 1980 perse il marito in un incidente stradale, e tre anni più tardi morì il figlio diciassettenne, morso da un serpente. Nel 1984 ha fondato la Gallmann Memorial Foundation, che si occupa della salvaguardia dell’ambiente, e gestisce la Laikipia Nature Conservancy: la più grande riserva naturale privata del Kenya. Nel 1991 è uscito il suo romanzo autobiografico, Sognavo l’Africa, da cui è stato tratto il film cult Sognando l’Africa, interpretato nel 2000 da Kim Basinger. Kuki ha affrontato numerose invasioni della propria terra da parte di pastori in fuga della siccità e nel 2017 è stata ferita in un attacco che ha messo in pericolo la fauna di quest’area. Ma lei è ancora lì, e continua a lottare in prima fila nella battaglia ecologista.
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