I voti della nostra redazione al Festival di Sanremo 2024. Dalla scenografia alle luci, dalla conduzione agli ospiti, dalla regia ai cantanti, abbiamo un voto per tutti i partecipanti alla prima serata.
La Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo, dal piazzale del Teatro Ariston, da’ il via al Festival di Sanremo 2024. L’appuntamento più atteso dell’anno che coinvolge milioni di telespettatori, suscitando emozioni e curiosità. Trenta i cantanti in gara alla 74esima edizione, tanti gli ospiti e tante le soprese. Ecco le pagelle di Sanremo della nostra redazione.
Le pagelle di Sanremo
Marco Mengoni: accolto da un’ovazione, l’ultimo vincitore apre a sipario chiuso annunciando «tra poco nulla sarà più come prima». Poi lascia perdere le iperboli e canta, convincendo tutti. A cominciare dalla ex-regina Due vite che fa impallidire tutti i brani ascoltati fin lì. E, più avanti, continuare con le sue altre hit, altrettanto e anche più belle, riunite in un medley emozionante e vario con tanto di coreografia avvolgente. Magnifico. Come co-conduttore, dopo le citazioni dei casi sanremesi da aneddoto, è simpatico, ammanetta Amadeus e ringrazia i tecnici che operano dietro le quinte. Non sbaglia un intervento, empatico e appropriato, ironico fino a citare benissimo Anna Marchesini.
Voto: 9+
Gaetano e Maria Chiara Castelli: il “maestro” della scenografia (ha compiuto da poco più di un mese 85 anni, a proposito di over ancora sulla cresta dell’onda) è al suo 21esimo festival, gli ultimi nove con il supporto della figlia Maria Chiara. Amadeus voleva due scaloni, Sanremo l’immagine di un fiore. Loro hanno tirato fuori un groviglio di curve e una “lingua” estroflessa degni di Antoni Gaudì sotto l’effetto di un acido forte. Il sommo architetto catalano però avrebbe reso sinuosa anche l’unica linea diritta della scena, il pavimento. Ne avremmo viste delle belle.
Voto: 6+
Amadeus: Se quando l’hanno chiamato nel 2020 ha pensato «mi avranno scelto perché non hanno trovato nessuno», adesso, deciso che un quinquennio basta e avanza, Amedeo Umberto Rita Sebastiani, over 61, si lascia andare senza remore. Come direttore artistico si allarga (l’improponibile rocker alla Kiss di Viva RaiDue) e inciampa (l’invito a Sinner), ma sul palco è solido riferimento, attrae e comanda, finge e scherza, è serio e geloso, sempre con quel sorriso onesto stampato in faccia, che le paillette inevitabili delle giacche distribuiscono in platea come una palla stroboscopica.
Voto: 8
Clara: la vincitrice di Sanremo Giovani, in un bell’abito che ricorda un foglio di metallo arrotolato neanche fosse di Paco Rabanne, propone una canzone vibrante, dall’andamento dance old style, ma ampio e disteso come un “diamante grezzo”.
Voto: 7
Sangiovanni: un lento che coinvolge poco, nonostante il giro armonico dal sapore classicheggiante e la batteria elettronica. Dimenticabile, per ora.
Voto: 5
Fiorella Mannoia: la sua canzone vuole essere un “manifesto” dedicato alle donne, scritto dal figlio di Mogol. Lei, splendida nella mise tutta in bianco e paillettes, canta alla grande la sua solita ballata dai sapori popolari, corale e trainante, da ballare in tondo. Ogni tanto vorremmo da lei un volo fuori dai suoi schemi, ma stavolta non arriva.
Voto: 7
Slatan Ibrahimovic: annunciato da tre “imprevisti” stacchetti dell’orchestra, distribuisce le sue immaginette al pubblico e suggerisce ad Amadeus di “ascoltare il suo corpo” e di lasciare. Come da personaggio consolidato, vuole il posto del Presidente della Repubblica, ma si accontenta di quello in prima fila, benché il suo Milan in classifica sia lontano molti punti.
Voto: 6
La Sad: trio post-punk fuori tempo massimo, con creste e chiome colorate. Il brano è un pop-rock tirato con qualche provocazione timida: «vomito anche l’anima per sentirmi vivo in questo casino». Autodistruttivo anziché no. Voto di stima per il sostegno, con tre operatori sul palco, al Telefono Amico Italia che si occupa di prevenzione del suicidio.
Voto: 6
Irama: dice «un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te», ma di certo non sarà l’ultima per il talentuoso rocker alla Bryan Adams. Una ballatona convincente dai colori veri che richiede una voce forgiata in un altoforno. Come la sua.
Voto: 8
Ghali: debutta in gara il rapper con le treccine dread. Tenuta completamente grigia all paillettes e luci monocromatiche in verde e blu (come da testo) e un ospite alieno. Il brano è dance e coinvolgente, scivola via veloce con liriche che avrebbero potuto essere di più.
Voto: 6
Negramaro: festeggiano i 20 anni di attività ritornando a Sanremo. Nel 2005 si presentarono nella sezione ‘giovani’ e la loro Mentre tutto scorre venne eliminata subito, ma vinse il premio della Sala Stampa e Tv per poi consacrare la band ad alto livello. Ricominciamo tutto non è un nuovo inizio, ma una ballad rock alla consolidata “maniera” sangiorgesca – leggasi à la Giuliano Sangiorgi, il cantante e autore – con un saliscendi emotivo da ottovolante, più che da montagne russe.
Voto: 6
Fiorello: lo showman siciliano propone davanti all’ingresso del Teatro Ariston il suo Viva RaiDue con il solito tourbillon di battute, idee, sfottò, trovate, che lasciano fisso il sorriso allo spettatore – fantastico il paragone Amadeus/Rosa Chemical e Fedez/direttore di RaiCinema – e poi sul palco si blocca come un automa rimbambito per poi scherzarci sopra. Meno divertente la controfigura di Ethan Torchio, il batterista “muto” dei Måneskin.
Voto: 8
Annalisa: reduce da un anno fantastico, Annalisa conferma il suo magic moment con un brano co-firmato dal figlio di Biagio Antonacci e una citazione dei Prozac+. Siamo nell’ambito dance tipico della Scarrone ultima maniera – “battere il ferro finché è caldo” dice la saggezza dei popoli – senza voli speciali, ma proprio per questo favorito.
Voto: 6/7
Mahmood: con un nuovo look, pelle e total black, capelli imbrillantinati anni ’50, Mahmood non cambia lo stile che l’ha portato a due vittorie su due partecipazioni all’Ariston. Però sa crescere, apportare le giuste variazioni e i precisi arricchimenti al suo rap elegante, maturo, da Brividi.
Voto: 8/9
Lazza: meno ansioso dello scorso anno, il rapper inaugura il palco esterno alla sua maniera, quella che ha reso sold out tutte le date del suo tour dello scorso anno. Grazie in particolare alla hit dell’anno Cenere.
Voto: 7
Diodato: il cantautore di Aosta è uno dei big nella canzone d’autore attuale, moderna ed emozionale, con uno stile elegante come il suo outfit tutto in bianco. Con il contributo di un gruppo di figuranti il finale è coinvolgente come nessun altro della serata.
Voto: 9
Toto Cutugno: la canzone Gli amori del 1990 è un omaggio prezioso al grande cantautore che ci ha lasciato lo scorso agosto. Sua la voce, le immagini di quel festival sul sipario, l’orchestra e il coro protagonisti. Emozionante e da recuperare.
Voto: 8
Federica Brignone: la “tigre delle nevi” sul palco è emozionatissima e non capisce cosa ci sta a fare lì. Neppure noi, ma ci resta il suo sorriso inebriante.
Voto: 6
Loredana Bertè: «La mia vita è fatta di montagne russe, su, giù, su, giù», dice spesso. Stavolta scivola verso il su, ma senza decollare, con un rock old style, aperto da chitarre infuocate e la solita, scontata, grinta.
Voto: 6/7
Geolier: debutto a Sanremo con un rap decisamente mainstream cantato per la gran parte in dialetto napoletano. Un brano come tanti, voce non indimenticabile.
Voto: 4
Alessandra Amoroso: debutto in gara per la cantante pugliese. Abito nero elegantissimo, guanti da opera (fino ai bicipiti, per intenderci), è la versione più attuale della “cantante sanremese”. Così la sua Fino a qui perfetta ballata sanremese, perfetta ballata contemporanea, perfetta ballata alla Amoroso. Da mettere al top per la vittoria nel vostro Fantasanremo.
Voto: 7/8
Tedua: dal palcoscenico un po’ mignon, con piscinetta collegata della Costa Smeralda illuminata da 750.000 punti luce, il rapper partner di Sfera Ebbasta canta il suo megahit Hoe. Banale.
Voto: 5
The Kolors: Stash è un sex symbol. I coristi di Sanremo copiano le sue mosse, indovinate perché. Italodisco aveva un ritornello che non si scolla dalla mente. Un ragazzo una ragazza copia le sue mosse, indovinate perché.
Voto: 5/6
Angelina Mango: finalmente un abito non tutto bianco né tutto nero. Finalmente soprattutto una canzone ricca, vera, latina, mediterranea, melodica, piena di movimento, di idee, con un’interpretazione convincente. Classe e ricerca per la figlia d’arte, supportata alla composizione da Madame.
Voto: 9
Il Volo: i tre tenori cantano alla maniera consueta, ma scelgono un brano più pop dello standard abituale, con il solito gran finale a gole spiegate. Se la ragazza del testo è un Capolavoro piovuto dal cielo, la canzone non lo è.
Voto: 5/6
BigMama: simbolo della lotta al bullismo e al body shaming, propone un brano rap dance dal testo impegnativo – «La rabbia non ti basta se hai cose da dire» – che arriva forte e chiaro, grazie anche all’interpretazione, prima filtrata elettronicamente poi a voce distesa.
Voto: 8
Ricchi e Poveri: all’inizio infiocchettati insieme i due Ricchi e Poveri rimasti propongono una canzoncina dance divertente, dal ritornello accattivante e furbo. Entrambi over 75 scatenano allegria e voglia di ballare insieme ai quattro danzatori che li accompagnano.
Voto: 6/7
Emma: ennesimo look in nero per lei ed ennesimo brano di un rock obliquo e liquido, un po’ ballata un po’ graffio. Emma cerca di non essere mai Emma, qualche volta ci riesce, qualche volta no. Spesso, come stasera, ‘ni’.
Voto: 6/7
Renga e Nek: i due cantautori over 50, ormai da qualche anno, si muovono insieme o comunque in perfetto parallelismo musicale. Il loro brano è il più old style della serata, con tutte le caratteristiche giuste della ballata pop anni Sessanta o giù di lì.
Voto: 5
Mr. Rain: «Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme/sospesi in aria come due altalene», romantico e dolce prima e poi rappato e romantico. Il difetto: ricorda proprio troppo Supereroi.
Voto: 4/5
Bnkr44: la boyband del rap che arriva da Sanremo Giovani si muove e si veste come una boyband, canta e rappa come una boyband. Portano sul palco finalmente un po’ di colore, ma il voto è quello di una boyband che si confronta con i grandi.
Voto: 4/5
Gazzelle: Tutto qui con il punto di domanda, verrebbe da dire. Gazzelle si dimentica il suo indie pop per atterrare su una ballata in crescendo romantica e ruffiana.
Voto: 5
Dargen D’Amico: con la giacca e i pantaloni tempestati di orsetti di peluche, Dargen rappa sul tema dell’immigrazione, ma in maniera divertente e ironica alla Dove si balla. E finisce con un appello al cessate il fuoco nel Mediterraneo.
Voto: 6
Rose Villain: lei sembra algida tanto è bella, però il suo vestitino a fiori e decori argentati dà subito un’idea diversa. Il brano si spacca in due passando con poca disinvoltura da una melodia intensa a voce piena e coltivata a un dance hip hop alla maniera dei rapper adolescenti. Scollata, la canzone, ma coinvolgente.
Voto: 6/7
Santi Francesi: da Sanremo Giovani e X-Factor, il duo che ama l’elettronica e la sperimentazione propone il brano meno sanremese del lotto, che merita perciò più di un ascolto. Anche attento.
Voto: 7/8
Fred De Palma: “specialista di tormentoni” come lo definisce Amadeus, Federico Palana debutta all’Ariston in maniera anonima e dance. Lo si ascolta volentieri, ma si capisce subito che non lascerà il segno.
Voto: 5
Alfa: Vai è un rappetto giovanile, che poi diventa un pop generazionale, che consuma spunti quasi country ed elettronica easy. Tutto vola via con una scorrevolezza serena e divertita che incita «vai via dalla strada e via dai guai, senza guardare indietro mai».
Voto: 5
Il Tre: «siamo fragili come la neve, come due crepe» canta. E anche la sua canzone è un po’ così: tra dance e melodia, scivola via senza nulla da segnalare se non un ritornello piacione.
Voto: 4/5
Mario Catapano: lo storico direttore della fotografia ormai illumina il palcoscenico a occhi chiusi. Si fida ciecamente dell’effettistica sui muri di led che hanno raggiunto un’ottima definizione e propone il tutto-luce e/o gli effetti da discoteca che è giusto aspettarsi. Il palco di Sanremo non è luogo di esperimenti, Catapano lo sa, ma il voto resta standard.
Voto: 7
La classifica della Sala Stampa: 1. Loredana Bertè; 2. Angelina Mango; 3. Annalisa; 4. Diodato; 5. Mahmood. Beh, confrontatela con la nostra (e ovviamente con la vostra) e date voi il voto.
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