L’attuale piano del Governo per ridurre progressivamente l’uso del contante col tempo riguarderà sempre più da vicino i pensionati, cioè tutti quei soggetti meno abituati agli strumenti di pagamento elettronici. Si tratta di persone di 70-80 anni che hanno passato la vita ad amministrare i propri risparmi gestendo denaro contante e alle quali ora si chiede di stravolgere tutto, iniziando ad usare bancomat e app su smartphone. Senza che nessuno, però, si sia prima preoccupato di insegnare loro come si fa.
Sebbene l’uso del cash sia progressivamente diminuito nel nostro Paese, restiamo al vertice delle statistiche europee.
Un recente studio della Bce dello scorso febbraio, Study of the use of cash by households, conferma questo quadro generale: mentre il valore delle transazioni con carte di pagamento in Germania arriva al 45% sul totale e in Francia al 70%, in Italia raggiunge a malapena il 30%.
Ci sono poi differenze “nelle differenze”: l’ultimo report di Bankitalia, infatti, sulle economie regionali ha rivelato un notevole divario fra Centro Nord e Sud dell’Italia. Nel 2018, ciascun residente nelle aree centro settentrionali della Penisola ha effettuato 140 operazioni con strumenti diversi dal contante (bonifici, assegni, carte di pagamento e disposizioni di incasso); sono al contrario meno della metà (60) le transazioni pro capite avvenute nel Mezzogiorno. Quanto ai pensionati, secondo le Indagini sui bilanci delle famiglie di Bankitalia, nel 2016, quelli in possesso di almeno una card erano il 67% (dieci anni prima arrivavano al 40%), contro l’86% dei non pensionati.
Fra il 1993 e il 2016 la distanza tra pensionati e non-pensionati nell’uso della carta di pagamento si è ridotta del 10%.
E proprio nel 2016 gli under 30 dotati di tale strumento erano circa 9 su 10 (l’89%) contro il 64% degli over 65, mentre i non pensionati facevano la spesa in contanti nel 37% dei casi contro il 43% dei pensionati (quasi 1 su 2).
Ovviamente, se il rapporto con il denaro è così “diretto”, appaiono molto interessanti gli ultimi dati forniti dall’Inps sulle modalità d’incasso delle pensioni:
- oltre 5,2 milioni di pensionati riscuotono alla Posta, mentre 10,3 milioni la fanno accreditare sul proprio conto corrente in banca;
- sono oltre 3 milioni coloro che hanno scelto di riceverla sul libretto postale e che possono spenderla, associata alla card elettronica, per fare prelievi e versamenti agli ATM Postamat oppure usarla come Bancomat nei negozi;
- sono circa 39.000 i pensionati che usano la carta Poste Pay e c’è persino uno sparuto gruppo di circa 11.000 pensionati che la ritirano con un assegno;
- sono appena 272.000 i pensionati che ritirano allo sportello l’intera pensione in contanti (215.000 alle poste e 57.000 in banca).
Per invitare ad abbandonare il contante, già da luglio 2012 per effetto della legge 214/2011, è stato imposto il divieto di pagamento con questa modalità per le pensioni d’importo superiore ai 1.000 euro. Successivamente, tale importo è stato elevato a 3.000 euro e, con l’ultima Legge di Bilancio, ridiscenderà progressivamente a 1.000 euro nel 2022. Ma in sede di audizione parlamentare sulla manovra, Bankitalia ha fatto alcune importanti osservazioni sulle misure per incentivare i pagamenti cashless. La prima è rivolta al legislatore, che dovrebbe adottare norme applicative “semplici e chiare” per evitare “qualsiasi appesantimento burocratico”. La seconda è rivolta ai gestori delle reti, perché investano risorse adeguate per l’innovazione tecnologica.
Quanto agli incentivi messi in campo nell’ultima manovra (dal credito d’imposta del 30% sulle commissioni per gli esercenti al vincolo sulle detrazioni al 19% per i consumatori, fino al cash back, cioé ad un parziale rimborso dell’imposta versata), Bankitalia ipotizza che ci sarà un aumento delle transazioni elettroniche di circa il 10%.
Se si centrasse l’obiettivo saremmo vicino alla Germania, che comunque resta un Paese molto legato al contante.
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