Il 21 Settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Ed è proprio per aiutare chi è affetto da questa sindrome che, a Monza, è stato realizzato “Il Paese Ritrovato”, un villaggio concepito per le persone affette da demenza. Case colorate, negozi, panchine e giardini: un luogo di cura dove i residenti sono liberi di muoversi, parlare, badare alla propria casa, riappropriandosi della quotidianità
Ogni giorno, di buon mattino, l’edicolante attraversa la via del paese con il suo carrellino, si ferma sotto ogni appartamento offrendo riviste e giornali. Non è un edicolante vero e proprio, bensì un volontario del Servizio Civile Nazionale, nonché educatore professionale, che fa parte del team di un progetto unico ed innovativo nel panorama italiano, quello de “Il Paese Ritrovato”.
Ci troviamo a Monza, poco distante dalla Villa Reale, ed è qui che, il 25 giugno 2018, ha aperto i battenti il primo villaggio per persone anziane con forme di demenza o affette da sindrome di Alzheimer.
Un progetto ideato e gestito dalla cooperativa sociale “La Meridiana” di Monza, che entra nel filone internazionale dei villaggi Alzheimer, nati oltre venti anni fa in Olanda, con l’intento di destrutturare il vecchio concetto di casa di riposo.
«Ci sono persone affette da demenza le quali, anche se non sono ancora così compromesse da essere accolte in una struttura residenziale, faticano ad essere gestite a domicilio. Con “Il Paese Ritrovato” abbiamo progettato una nuova modalità di offerta; tutto qui è pensato per facilitare l’orientamento e l’interattività. Ci siamo ispirati ai borghi toscani – racconta Marco Fumagalli, coordinatore del progetto -, è un vero e proprio borgo, con una dimensione raccolta che crea un ambiente sicuro».
Il Paese ha un perimetro circoscritto ed è disposto su due anelli. In quello più ampio trovano spazio gli appartamenti, sono otto, di ampia metratura, che garantiscono rispetto della privacy e standard confortevoli per tutti i sessantaquattro residenti. Nell’anello interno, invece, trovano spazio le varie attività. Qui c’è il minimarket, il bar, la parrucchiera, il cinema, la cappella, la palestra, persino l’ufficio della proloco. C’è poi la piazza, l’orto e il frutteto.
I residenti del “Paese Ritrovato” sono persone che vanno dai 50 ai 92 anni, con una media di 82. Hanno dei disturbi di comportamento, ma un sufficiente livello di autonomia, anche motoria. Marco Fumagalli ci aiuta ad avvicinarci a questo target: «Sono donne e uomini che attraversano una fase della vita nella quale un individuo si trova spesso obbligato a stare in un solo luogo, a fare determinate cose, ma soprattutto a non farne, perché queste cose potrebbero metterlo in una condizione di pericolo, un pericolo percepito soprattutto da chi vive intorno a lui. All’interno del “Paese Ritrovato”, invece, vige il criterio della libertà dei ritmi individuali. Ognuno decide di svegliarsi quando ne ha voglia, ognuno ha la libertà di scegliere cosa fare durante la giornata. C’è chi predilige le attività dentro casa e chi ha una propensione più all’esterno. Forzare la vita sociale è un grande errore. Ogni negozio offre una serie di proposte che il residente può scegliere in maniera spontanea, attraverso un invito, o mediante una selezione più mirata».
Ed anche le famiglie dei residenti hanno tratto giovamento da questo borgo così speciale. «È come se alcuni rapporti si fossero nuovamente equilibrati – racconta Marco Fumagalli – perché venendo meno la difficoltà di gestione del quotidiano, i familiari tornano a riapprezzare il tempo passato con i loro anziani». Anche Roberto Mauri, direttore generale della cooperativa sociale “La Meridiana”, pone l’accento su questo punto: «Non è facile avere a che fare con l’Alzheimer. I caregiver, i familiari si trovano a gestire un grande carico, soprattutto emotivo. E provano un forte senso di colpa nel portare l’anziano in struttura, perché sentono, in qualche modo, di averlo abbandonato. Invece, quando vengono qui e vedono i propri cari contenti, è per loro un sollievo».
Con il Coronavirus le attività del Paese hanno avuto una battuta d’arresto. La vita si è spostata dentro gli appartamenti ed è stata potenziata la presenza degli operatori. I residenti hanno reagito bene. Del resto la micro-comunità, per Meridiana, è un valore aggiunto. «Il mutuo aiuto, la nascita di amicizie privilegiate sono dinamiche essenziali – spiega Marco Fumagalli -. Come pure lo sono i piccoli diverbi all’interno degli appartamenti, che rappresentano un po’ il sale della vita. Noi non vogliamo nascondere i comportamenti reali delle persone, ma soltanto cercare un equilibrio interno. Nel “Paese Ritrovato” la realtà che vivono i nostri residenti è libera da ogni prerequisito di cura assistenziale. Quello che risulta davanti ai loro occhi – chiosa Fumagalli – sono persone che vivono come te, con le quali condividi una quotidianità».
LA RICERCA TECNOLOGICA
L’aiuto fondamentale di un braccialetto I residenti de “Il Paese Ritrovato” indossano un braccialetto che permette loro di accedere ai servizi in maniera gratuita. Possono fare la messa in piega dalla parrucchiera, prendere un caffè al bar, shopping al minimarket e così via. Si tratta di un braccialetto dotato di un localizzatore, che gli consente di essere sempre rintracciabili all’interno del Paese. Gli operatori, in questo modo, possono monitorare gli spostamenti, garantendo la sicurezza degli anziani senza essere invadenti. «Siamo un laboratorio di sperimentazione, crediamo molto nella ricerca tecnologica», spiega Marco Fumagalli. È stata fatta, inoltre, un’analisi sulla metà dei residenti, confrontando i dati della fase iniziale, a sei mesi dal loro ingresso e poi ad un anno. I risultati sono interessanti: «A fronte di una situazione cognitiva che si attesta nel normale decadimento, perché noi non curiamo la malattia bensì la seguiamo, c’è stata però una riduzione importante dei disturbi comportamentali, una diminuzione dell’uso dei farmaci, ed un calo notevole dello stress del caregiver. «Si tratta – aggiunge Fumagalli – di un dato di rilevanza statistica molto importante». Perché riappropriarsi della propria vita è possibile. Una residente, ad esempio, prima del Covid-19, ha festeggiato il suo compleanno andando sul tram panoramico di Milano.
© Riproduzione riservata