Da Barcellona a Venezia si moltiplicano nel mondo le tasse e i divieti per arginare il sovraffollamento incontrollato dei turisti
La lotta all’overtourism (troppe persone concentrate nello stesso luogo) vede in prima fila i residenti di città e comuni preoccupati delle conseguenze dell’assalto turistico al loro territorio. Il mondo vive e muore di turismo: dalle Baleari a Bali tariffe più alte e nuove regole disciplinano i comportamenti maleducati e l’eccesso di presenze. Siviglia vorrebbe far pagare una tassa d’ingresso per la Plaza de España, Amsterdam e Parigi alzano le tasse alberghiere, Milano e Maiorca prevedono regole più severe sul consumo di alcolici. Dalle pagine del New York Times Megan Epler Wood, amministratrice del Sustainable Tourism Asset Management Program della Cornell University, li difende come provvedimenti necessari per salvaguardare proprio quelle risorse che fanno di una destinazione un’ambita meta turistica. Si tratta, afferma, di contrastare “il fardello invisibile” del turismo: le tensioni nell’uso dei servizi pubblici, lo snaturamento dei luoghi e della vita dei residenti, il problema dei rifiuti.
Overtourism, una mancanza di rispetto per ecosostemi e comunità
Allo sconvolgimento della vita quotidiana si aggiungono poi gli effetti legati all’inquinamento ambientale. I turisti accorsi in frotte in Thailandia per fare snorkeling a Maya Bay, diventata famosa con il film The beach, hanno irreparabilmente distrutto la barriera corallina, facendone una delle prime vittime del turismo indiscriminato. L’ONU prevede che nel 2030 le emissioni di carbonio legate ai trasporti derivanti dal turismo aumenteranno del 25% rispetto ai livelli del 2016. In pratica si tratta di un aumento dal 5% al 5,3% di tutte le emissioni provocate dall’uomo. C’è poi la snaturalizzazione dei luoghi: dal 1° luglio il mercato della Boqueria di Barcellona vieterà l’ingresso in bici e monopattino, con i cani e l’uso dei selfie per intralcio alle attività commerciali. Per clienti ed esercenti l’obiettivo è evitare che venga meno lo scopo principale del mercato: la vendita di prodotti alimentari.
Venezia, la pioniera
In Italia, pur tra le polemiche, Venezia ha fatto da apripista imponendo dallo scorso aprile un ticket di 5 euro ai visitatori giornalieri nei giorni di punta, con l’obiettivo di trovare un nuovo equilibrio tra turisti e residenti. Se la nuova tariffa di accesso non è esente da critiche, è un fatto che, come riporta Il Sole 24 Ore, dopo 15 giornate (sulle 29 previste per il 2024 fino a luglio) nelle casse del comune è arrivato un incasso di 1,24 milioni di euro. Restando confermata la media giornaliera degli ingressi a pagamento (16.527) anche per le prossime giornate in calendario, si arriverà a 2,4 milioni di euro. E già si pensa al piano per il 2025, mentre in molti si domandano se sarà questo il futuro delle altre città d’arte italiane.
Un’Italia con mare e monti a numero chiuso
Con l’estate alle porte intanto molti comuni si attrezzano per scoraggiare l’overtourism. Dallo scorso anno il turismo è in netta ripresa ovunque. Uno studio di Deomoscopika prevede un incremento di flussi di arrivo in Italia oltre 65,8 milioni di arrivi, il 2,1% in più dello scorso anno. In generale nel 2023 il settore turistico ha contribuito per il 9,1% al Pil mondiale con un aumento del 23,2% rispetto al 2022. Molti cominciano a correre ai ripari, sperando anche in un rafforzamento delle casse. Il sindaco di Tropea pensa ad un a tassa d’ingresso, mentre la spiaggia di Portonovo, nel Conero, sperimenterà la “Zona ad accesso controllato” per le auto. Se sono molte le spiagge a ingresso regolamentato, soprattutto in Sardegna, la montagna non è da meno. Gli albergatori delle Valli Gardena e Badia chiedono un contingentamento del traffico e l’introduzione di un pedaggio sui Passi Dolomitici. In alta stagione da tempo il lago alpino più famoso d’Italia, Braies, è offlimits al traffico privato.
In cerca di un turismo più consapevole
L’overtourism è in espansione per una serie di fattori: la globalizzazione, la “democratizzazione” degli spostamenti aerei, l’apertura turistica di nuove nazioni, il potere dei social media (chi non cerca il perfetto scatto instagrammabile?). Non ultimo, una filosofia di vita che privilegia il viaggio come esperienza personale da condividere. La dose di conflittualità che porta con sé ne fa l’ovvia antitesi del turismo sostenibile, sviluppato in accordo con l’ambiente e la cultura del posto. Sebbene si calcoli che entro il 2033 l’industria del turismo rappresenterà l’11,6% dell’economia globale, si prevede anche che sempre più persone sceglieranno viaggi ecosostenibili. Fa ben sperare per il futuro un sondaggio del 2022 condotto da Booking.com. Il il 64% degli interpellati ha infatti affermato che sarebbe disposto a stare lontano dai siti turistici più affollati per evitare di aumentare la congestione.
(Nella foto di copertina un’assembramento di turisti a Maya Bay, Thailandia)
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