In questi tempi così duri, il richiamo alla generosità e solidarietà è ancora più potente, così come lo è la risposta delle persone. Il Coronavirus ha portato enormi cambiamenti nelle nostre vite, non solo in termini di abitudini quotidiane, ma anche di percezione della vita e del futuro.
Per fortuna, molti stanno rispondendo a queste nuove inquietudini con gesti di solidarietà e generosità. Magari attraverso donazioni o un lascito solidale, come nel caso degli over 50.
Gli Italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus: l’indagine di Testamento Solidale
A dircelo è una fonte autorevole. Si tratta della ricerca “Gli Italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus”, commissionata dal Comitato Testamento Solidale e realizzata da Walden Lab. Dopo il lockdown e in pieno allarme pandemia il 20% degli over 50 dichiara di aver fatto o di aver avuto l’orientamento a fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit. È l’8% in più rispetto al 2018.
E se sono quasi 7 su 10 gli italiani che dichiarano di avere fatto una donazione almeno una volta nella vita, nel primo semestre di quest’anno la percentuale di chi ha compiuto un gesto concreto è salita al 28%, rispetto al 21% dell’anno precedente. Un raggio di luce in uno scenario complessivo di grande preoccupazione e incertezza per il futuro.
Voglia di futuro, dopo troppi anni di presente
Un po’ come i tre fantasmi del Canto di Natale di Dickens, l’esperienza della pandemia ci sta lasciando tre insegnamenti. Questi ci riportano a tre dimensioni: passato, presente e futuro.
Lo spiega il professor Mario Pollo, professore di Pedagogia Generale e Sociale e di Psicologia alla LUMSA di Roma. «Il primo insegnamento, guardando indietro a quello che abbiamo vissuto, è che abbiamo compreso che nessuna persona si salva da sola, cioè nessuno è autosufficiente. Il secondo è che abbiamo riscoperto, in un’epoca che tende a nasconderla, la nostra fragilità, e anche la nostra mortalità. Questa riscoperta è importantissima perché è l’unica che fa sviluppare nelle persone una forza interiore che consente di affrontare interiormente il presente e le avversità della vita. Il terzo insegnamento invece è l’importanza del futuro. All’interno del tempo in cui siamo stati confinati, in cui il futuro sembrava essere scomparso, assorbito dal presente, abbiamo scoperto come invece questo futuro fosse fondamentale per la nostra vita».
Il senso della nostra vita: le risposte arrivano intorno ai 60 anni
Un team dell’Università della California-San Diego ha intervistato un campione di 1.042 persone tra i 21 e i 100 anni ed è giunto a un’interessante conclusione. È intorno ai 60 anni che troviamo risposta alle domande sul senso della nostra vita.
Ma i ricercatori hanno anche rilevato che, tra gli adulti, l’età dell’inquietudine è quella tra i 20 e i 30 anni. Insomma, quando ancora è tutto in divenire, sia sul fronte personale e affettivo che su quello professionale.
Tra i 40 e i 50 anni le vite tendono a stabilizzarsi e ci si sente “arrivati”. Eppure si avverte ancora quel senso di inquietudine che accompagna il passaggio verso l’età più matura.
Sarebbe invece intorno ai 60 anni che le persone credono di aver trovato il senso della propria vita. Una sorta di “golden age”, che però – purtroppo – non è destinata a durare per sempre. Pochi anni dopo, infatti, tutto torna in discussione: si va in pensione, si accusano i malanni dell’età, si vedono gli amici invecchiare, a volte lasciarci… E così il ciclo ricomincia, alla ricerca di un nuovo posto nel mondo.
Over 50, più consapevolezza verso il lascito solidale
In tempi di pandemia, sono sempre di più coloro che questo posto, questo senso, lo cercano nella generosità. Anche attraverso un lascito solidale. Sempre Secondo l’indagine di Walden Lab per Comitato Testamento Solidale, il 72% della popolazione italiana adulta (25-75 anni) sa cosa sia un lascito solidale.
Tra gli over 50, il segmento di popolazione più orientato all’idea di fare testamento, la crescita è molto netta: nel 2020 ha raggiunto l’80% (nel 2016 la conoscenza del lascito era pari al 55% e nel 2018 al 58%). Segno evidente dell’efficacia delle campagne portate avanti in questi ultimi anni dalle principali Onp e dal Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 22 organizzazioni no profit.
« Il testamento solidale – spiega ancora il professor Pollo – ci ricorda che siamo ciò che siamo grazie a coloro che ci hanno preceduti. Ciò che noi facciamo nel presente influenzerà la vita delle generazioni che ci seguiranno. Ciò che noi lasciamo in eredità alle nuove generazioni arricchirà la loro vita e anche la nostra perché noi siamo solidali con tutta l’umanità quella che ci ha preceduta e quella che ci seguirà. Non siamo delle monadi isolate. Questo elemento ci dice che noi possiamo dare un senso profondo alla nostra vita e anche al nostro morire se abbiamo la capacità di lasciare un’eredità al futuro».
Anche una piccola somma può fare la differenza
Dal 2013 il Comitato Testamento Solidale è impegnato nel fare cultura su questo importante strumento di donazione. «L’emergenza Coronavirus – dice Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro – ha reso gli ambiti dei nostri interventi ancora più critici e il sostegno che le organizzazioni non profit possono dare a tante cause sociali, dal contrasto della povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani è oggi ancora più decisivo. Non è necessario disporre di grandi patrimoni e si può valutare di destinare ad un’organizzazione no profit anche una piccola somma per aiutare gli altri».
Tutte le informazioni sul lascito solidale sono disponibili sul sito Testamento Solidale. Qui è possibile consultare una Guida sull’argomento, oltre che conoscere i progetti e le iniziative realizzate dalle associazioni non profit.
© Riproduzione riservata