«Da piccola non ho mai fatto una vacanze perché non ce lo potevamo permettere. Non esisteva che ci si muovesse da Roma. Al massimo, la mattina si prendeva il trenino e si andava al mare a Ostia». Se le ricorda così le sue estati di bambina, Ottavia Piccolo, attrice, doppiatrice, sul palco sin dalla tenera età.
A otto anni la prima parte in Anna dei miracoli al Quirino a Roma. Poco dopo, sempre giovanissima, in tv con Le notti bianche di Dostoevskij. Esordisce al cinema ne Il gattopardo di Luchino Visconti che è il 1963. Anche più tardi, al teatro continua ad affiancare grande schermo e tv come in Madamigella di Maupin e Metello, diretta da Mauro Bolognini. Poi, Serafino di Pietro Germi con Adriano Celentano, nel 1968. Il ’74 è l’anno in cui Ottavia Piccolo incontra l’uomo che diventerà suo marito – il giornalista Claudio Rossoni – e nel ’75 nasce il figlio. Intanto, in Francia iniziano a guardare a lei con sempre maggiore interesse e il cinema la chiama. Recita L’evaso di Pierre Granier-Deferre, con Simone Signoret e Alain Delon, e nel difficile ruolo di una prostituta in Mado di Claude Sautet.
«Era il 1976 – racconta Ottavia Piccolo -. Tornando dalla Francia dove avevo girato Mado, con Michel Piccoli, ho organizzato la prima vacanza della mia vita. Mi ero sposata e avevo un figlio di un anno. È a quel punto che, con mio marito, ci siamo resi conto che al bambino avrebbe fatto bene una vacanza al mare e siccome lui anni prima aveva lavorato al Gazzettino di Venezia, ricordo disse: “Il posto più adatto e meno affollato per il mese di agosto è il Lido di Venezia”».
E come andò la prima vacanza della sua vita?
Ci concedemmo una vacanza molto bella. Avevamo qualche soldo che ci eravamo messi da parte e ci regalammo quindici giorni di pensione completa al mitico Hotel des Bains di Thomas Mann e Viscontiana memoria. È da allora che è scoppiato l’amore per il Lido tant’è che poi ci abbiamo comprato casa. A lungo, ci venivamo d’estate ma, da sei anni a questa parte, abbiamo lasciato Milano e ci siamo proprio trasferiti qui.
Che estate sarà questa 2020?
Io non sono abituata a fare vacanze. Per me, fare vacanze vuol dire non lavorare, non andare in giro. Quindi, la mia vacanza d’elezione è stare a casa. Siccome vivo in un posto meraviglioso, con mare da una parte, laguna dall’altra, Venezia di fronte, non ho bisogno di andare in vacanza. Perciò, malgrado tutto il disastro che abbiamo intorno per via del Covid, la mia estate sarà uguale a quella dell’anno scorso. E di tutti gli anni precedenti.
E che ritmo hanno le giornate estive?
Sono una che non ha grandi esigenze di andare fuori a cena: al massimo, ci vediamo con gli amici, ma tutto molto casalingo. D’estate, mi sveglio presto come d’inverno, esco col cane, passeggiata fino in spiaggia e poi si torna a casa, colazione e un caffè. Quindi, leggo e vedo le amiche. In più, farò la memoria, come diciamo in teatro: mi preparerò su un testo di Stefano Massini – Eichmann. Dove inizia la notte – che porterò in scena all’inizio dell’anno nuovo sperando che, da qui a gennaio, tutto sia fruibile.
© Riproduzione riservata