L’osteoartrosi o artrosi è la più comune tra le patologie articolari e una delle più frequenti cause di handicap fisico. I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) confermano che all’incirca il 28% di persone con un’età superiore ai 60 anni soffre di artrosi sintomatica. Di questi, l’80% presenta delle limitazioni nel movimento.
Di fatto, esiste un elevato grado di correlazione tra la prevalenza e incidenza dell’osteoporosi e dell’età, fatto di importanza considerevole dato l’invecchiamento della popolazione nelle società occidentali.
Grazie ad una ricerca, condotta dal Politecnico di Milano con gli Ospedali Universitari di Zurigo e Basilea, è stato realizzato un chip sofisticato, delle dimensioni di una moneta, sul quale è possibile coltivare cartilagine per studiare i meccanismi eziologici che portano a questa malattia.
La ricerca, pubblicata su Nature Biomedical Engineering, non solo ha prodotto il rivoluzionario chip, ma, nel corso della sperimentazione del piccolo dispositivo, ha mostrato che la stimolazione meccanica della cartilagine sembrerebbe sufficiente a indurre la patologia dell’osteoartrosi, senza dover ricorrere alla somministrazione di molecole infiammatorie, come fatto finora. Infatti, una compressione del tessuto cartilagineo induce i sintomi caratteristici della malattia: infiammazione e ipertrofia.
Dunque, nella cartilagine in laboratorio si crea un ambiente ideale per testare l’efficacia dei farmaci, abbandonando così la necessità di test sugli animali. Lo sviluppo di trattamenti efficaci, che non fossero solo palliativi, finora era stato frenato dall’assenza di modelli sperimentali capaci di riprodurre adeguatamente la patologia.
SINTESI DI: Osteoartrosi. Un chip “mima” la malattia per ideare farmaci efficaci, Panorama della sanità, 11, XXXII, 2020
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