Il 69,3% degli anziani non ha sofferto di stress psicofisico nei mesi della pandemia. Il 67,8% crede che la propria condizione economica migliorerà o resterà uguale.
Questa l’immagine della silver generation post-pandemia secondo l’Osservatorio Silver Economy Tendercapital-Censis. Che però segnala anche la frattura fra generazioni: a fronte dell’88,7% di anziani che si definisce il “bancomat” di figli e nipoti, il 54,3% dei giovani pensa che si spendano troppe risorse pubbliche per i senior.
La silver generation non si è arresa alla pandemia e adesso è pronta ad affrontare le riaperture con slancio. Così l’invecchiamento attivo, dopo più di un anno di restrizioni, non teme il futuro. È questo il messaggio di positività che emerge dal secondo numero dell’Osservatorio Silver Economy Tendercapital-Censis: “La Silver economy nell’anno più nero”. Anche se gli anziani della silver generation sono fra i più colpiti dagli effetti sanitari e sociali dell’emergenza Covid-19, hanno infatti mostrato una “forte tenuta psicologica”. Ora sono dunque pronti a riprendere le fila della quotidianità interrotta dalla pandemia.
La silver generation si mostra “coriacea”
Rispetto al dramma delle RSA che ci è stato raccontato durante i mesi più difficili della crisi, è un’immagine inaspettata quella che emerge dal report dell’Osservatorio Tendercapital-Censis. “La silver generation – sottolinea Tendercapital nella sintesi del report – si è dimostrata la più coriacea nell’affrontare la crisi generata dalla pandemia, tra isolamento, divieti e la paura per una malattia in molti casi letale”. Guardando ai numeri, il 69,3% degli anziani dichiara di non aver sofferto di stress psicofisico da marzo 2020. Il dato scende al 23,3% tra i giovani e al 34,1% tra gli adulti.
Pronti ad invecchiare meglio, curando il corpo e lo spirito
Non solo una migliore resistenza, ma anche una diffusa volontà di affrontare l’invecchiamento in modo ancora più attivo del passato. Così la silver generation guarda al futuro. Il 43,4% degli anziani intervistati ha dichiarato che dedicherà più tempo alla cura personale, facendo uso di cosmetici, praticando fitness, andando più spesso dal barbiere o dal parrucchiere o rinnovando il proprio guardaroba. Il 66,4%, inoltre, vuole fare almeno un viaggio o una vacanza in Italia, mentre l’estero è preferito dal 38,4% e il 46,3% è pronto a partecipare a pranzi e cene fuori casa.
Pochi timori e tanta ironia guardando al portafoglio
La stabilità della silver generation non è solo emotiva, ma anche finanziaria. Il 67,8% degli anziani è convinto che la propria condizione economica sarà migliore o uguale ad oggi nel post-pandemia, mentre ad avere la stessa fiducia è il 52,3% degli adulti e dei giovani. Solo il 32,2% degli anziani teme di veder peggiorare la propria condizione economica a fronte del 47,7% di adulti e giovani. Per gli anziani, inoltre, la riapertura significa non solo una maggiore attenzione alla cura e al benessere personali, ma anche alla famiglia. Non senza ironia. L’88,7% degli anziani si definisce infatti il “bancomat” di figli e nipoti. Definizione confermata dal 67,1% degli adulti e dal 50,8% dei giovani. Dunque, anche il silver welfare ha resistito con forza alla pandemia.
La frattura fra le generazioni
Nonostante il sostegno economico dei più anziani sia un fatto assodato, il report dell’Osservatorio Tendercapital-Censis registra che per il 54,3% dei giovani (era il 35% nel 2020) si spendono troppe risorse pubbliche per gli anziani, mentre per il 74,1% ci sono troppi senior in posizione di potere, dall’economia alla società ai media. In flessione rispetto al report 2020 solo il dato sulla necessità di ricovero: il 42,2% dei giovani ritiene che in caso di emergenza occorra dar loro la precedenza rispetto agli over, mentre un anno fa ne era convinto il 49,3%.
Per gli anziani non autosufficienti, più cure domiciliari
Nessun dubbio, infine, sulle misure a cui dare priorità per assistere gli anziani non autosufficienti: in linea con le previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per l’84,5% degli intervistati, e per l’88,5% degli anziani, occorre puntare sull’assistenza domiciliare. Per il 53,7% degli italiani l’assistenza fra le mura domestiche richiede urgenti investimenti pubblici nei servizi sociosanitari e socioassistenziali sui territori e per il 30,8% investimenti nell’assistenza domiciliare integrata digitale.
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