Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Long Term Care del Cergas Sda Bocconi, l’incidenza della non autosufficienza tra gli over 65 è pari al 28,4%, quasi 4 milioni di individui. Tra le persone non autosufficienti sono inclusi gli anziani con gravi limitazioni funzionali, comprese quelle cognitive oltre che motorie e sensoriali.
In base al progressivo invecchiamento della popolazione, nei prossimi anni questa incidenza potrebbe aumentare. Secondo lo scenario ipotizzato dall’Istat, entro il 2050 gli over 65 che oggi rappresentano il 24% della popolazione residente diventeranno il 34,9%. In particolare, la popolazione di over 80 raddoppierà, passando dal 7,6% di oggi al 14,1% del 2050. Mentre gli ultracentenari passeranno dai 19 mila del 2022 ai 77.900 del 2050, con un tasso di non autosufficienza direttamente proporzionale.
L’assistenza domiciliare integrata
L’Osservatorio Long Term Care ha rilevato che solo il 6,3% delle persone attualmente non autosufficienti ha trovato una risposta in una struttura residenziale, lo 0,6% in centri semi-residenziali, il 21,5% nell’assistenza domiciliare integrata la cui intensità media si è mantenuta intorno alle 15 ore annue per assistito. Il welfare nel campo della cura e dell’assistenza alla persona resta dunque estremamente limitato e il servizio più capillare risulta essere l’ADI, seppure con grandi limiti sull’effettiva capacità di presa in carico e grandi differenze geografiche. Il divario, infatti, è di 61 punti percentuali tra il Molise (che raggiunge una copertura del 63% della popolazione over 65) e la Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Bolzano che ne intercettano appena il 2%.
Il Molise, regione più virtuosa nell’assistenza domiciliare
Con l’eccezione del Molise che è la più virtuosa, le Regioni possono essere divise in tre gruppi in base alla capillarità dell’assistenza domiciliare. Il primo concentrato nel Centro-Nord in cui viene raggiunto mediamente oltre un quarto del target (Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento); il secondo che copre fra il 10 e il 20% del fabbisogno (Marche, Puglia, Campania, Umbria, Sicilia, Liguria, Abruzzo, Lazio) e il terzo che si ferma al di sotto il 10% (Sardegna, Calabria, Provincia autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta).
L’assistenza del “badantato”
In Italia la stima del numero di assistenti alla persona o badanti, fra regolari e irregolari, è di oltre un milione e centomila persone. Una cifra che corrisponde a uno ogni 15,77 cittadini over 74, oppure uno ogni 37,32 cittadini over 75 non autosufficienti. Anche in questo caso ci sono notevoli differenze regionali, con una maggiore incidenza al Nord e al Centro.
Servizi residenziali per anziani
L’Osservatorio Long Term Care osserva nel campo dei servizi residenziali e di lungodegenza per anziani una distribuzione bilanciata tra enti pubblici, privati e cooperative, per un totale di 20 gruppi o aziende principali. Di queste, la maggioranza opera nel Nord Italia, e solo uno è presente su tutto il territorio nazionale.
I gestori mostrano attività articolate in più aree assistenziali come la disabilità, i minori, la salute mentale, il contrasto alla povertà. I servizi agli anziani sono quelli che generano il 59% del fatturato totale.
Sulle Rsa, in particolare, l’Osservatorio ha condotto un’indagine su un campione di 12 Regioni (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana, Provincia autonoma di Trento e Veneto) tra quelle con una maggiore concentrazione di servizi. Ne è emerso che i servizi possono rivolgersi a una platea di soggetti con differenti esigenze, ma con profili non escludenti l’un l’altro. Ad esempio, in Sardegna le Rsa accolgono sia persone non autosufficienti, anche non anziane, in fase di dimissione ospedaliera, che persone non autosufficienti che richiedono trattamenti di lungo assistenza e riabilitazione.
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