“Nella cultura c’è lo sguardo di un Paese vivo”. Questa la visione alla base dell’indagine svolta dall’Osservatorio di Confcommercio sui consumi culturali nell’era post Covid promosso da Impresa Cultura Italia-Confcommercio.
L’indagine sulla cultura dell’Osservatorio di Confcommercio Impresa Cultura Italia analizza la spesa degli Italiani destinata agli eventi di carattere culturale. Cinema, teatri, televisione, spettacoli dal vivo, passione per la lettura: quanto la pandemia ha influito, ma, soprattutto, quanto ancora influisce sulle abitudini dei cittadini? A queste domande risponde un campione di 1009 persone tra i 18 e 74 anni rappresentative della popolazione per genere, età e area geografica, intervistate alla fine del 2022. Quando ormai, abolito dal 31 marzo il “famigerato” Green Pass, hotel, biblioteche, musei e tutti i luoghi di spettacolo erano di nuovo accessibili in presenza.
Il peso dell’incertezza economica
I dati dell’Osservatorio per il 2022, afferma Confcommercio, mostrano una lenta ripresa nei consumi, pur se ancora sotto i livelli pre-Covid. Infatti il prolungato stop imposto dalla pandemia stravolgendo le abitudini degli Italiani ha anche minato i fatturati del settore cultura. All’aumento di una fruizione digitalizzata e dunque più “solitaria” di beni e servizi culturali, si affianca l’incertezza economica legata al caro energia, alla guerra in Ucraina e all’inflazione galoppante. Ed effettivamente, se più di 1 intervistato su 3 ammette di aver tagliato sui consumi culturali, il 14% del campione afferma di non spendere denaro. Mentre, tra chi spende (la maggioranza è al Nord), il 39% dichiara di avere ridotto la spesa contro il 17% che l’ha aumentata.
I consumi televisivi e la crisi del cinema
Se sono ormai lontani i tempi dell’effetto Coronavirus sul boom di ascolti del 2020, dalla ricerca emerge con chiarezza il cambiamento nei consumi televisivi a livello generazionale. Tra i 55 e i 64enni, come tra gli over 64, si attesta ancora la TV tradizionale e generalista (quella dei programmi in prima serata, per capirsi), ma tra i giovani quasi la metà del consumo televisivo è veicolato dalle piattaforme a pagamento. E qui si evidenzia la fragilità del “grande malato” della cultura, il cinema. Che a fronte dei 92,3 milioni di spettatori (incasso 585 milioni di euro) nel 2017, nel 2022 vede in sala solo 44,5 milioni di spettatori (incasso 306,6 milioni di euro).
La lettura di libri e quotidiani
Informatizzazione a parte, il profumo della carta stampata non va in pensione: si conferma la preferenza per la lettura dei libri in cartaceo anche se cresce la quota in digitale (rispettivamente 34% e 20% di lettori abituali a settembre). È invece in flessione la lettura dei quotidiani (8% di lettori abituali in meno su settembre 2021) mentre il web si consolida come principale canale di accesso a contenuti giornalistici e di informazione (33% di lettori abituali a settembre, + 4% sullo stesso mese del 2021).
L’offerta culturale nelle città
Riprende la partecipazione ai concerti di musica leggera: con l’opera, i balletti e i concerti l’offerta culturale nelle città sembra essere tornata ai livelli pre-pandemici. Per oltre sette italiani su dieci le iniziative culturali sono un importante attrattore turistico e rendono le città più vive e piacevoli. Per il turismo estivo i beni e i servizi culturali che incidono di più nella scelta della meta di vacanza sono i musei e i siti archeologici (40%), seguiti da eventi enogastronomici (38%), festival (28%) e mostre (27%).
Le misure di sostegno alla cultura
Alla domanda dell’Osservatorio di Confcommercio sulle misure da attuare per sostenere le spese culturali la maggior parte degli intervistati propone l’estensione di un bonus a tutta la popolazione e la detrazione fiscale delle spese culturali. È certamente importante investire sui giovani: positivo in questo senso il bilancio di App18, il bonus cultura per i diciottenni attivo fino al 31 ottobre 2023. “Uno strumento che aiuta ad avvicinare i giovani al consumo culturale”, afferma Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio. Tuttavia, se la cultura va intesa come servizio pubblico, fruibile da tutti, bisogna anche ricordare che siamo davanti ad uno strumento importante per “fare impresa”. Non basta allora il sostegno pubblico. Servono risorse e mentalità private.
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