Vito Introna, delegato del Rettore all’Orientamento Tutorato e Placement dell’Università di Roma Tor Vergata racconta il percorso che conduce uno studente all’iscrizione, tra ostacoli e ambizioni
Sono oltre 300mila gli studenti che ogni anno si iscrivono all’università. A dirlo sono i dati del ministero dell’Università e della Ricerca. Nel biennio scorso, quello 2022-2023, il numero di iscritti è aumentato di due punti percentuali rispetto al passato. Tra le nuove immatricolazioni è confermata la maggiore presenza femminile – 183.647 nuove iscritte, il 56% – rispetto a quella maschile – 146.170 nuovi studenti, il 44% -. Nel 2021-2022 gli studenti e le studentesse iscritte al primo anno erano 143.164 e 179.501. I corsi di laurea preferiti dagli studenti restano quelli compresi nell’area Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica): è qui che confluisce circa il 30% delle nuove immatricolazioni. Costante il numero degli iscritti anche per l’area economica, giuridica e sociale (35%) e per quella sanitaria e agro-veterinaria (17%). Confermate le opzioni per l’area artistica e letteraria (18%).
Ogni anno, dunque, trecentomila sogni, speranze, ambizioni e paure devono essere ascoltate, gestite e bisogna farlo con attenzione e delicatezza, usando gli strumenti giusti perché è proprio in questo esatto momento che lo studente investe nel proprio futuro. Quanto è importante la conoscenza dell’offerta didattica? Degli sbocchi lavorativi? Quanto conta, nelle decisioni dei giovani, l’influenza dei genitori? E, infine, cosa è cambiato con la pandemia? Lo abbiamo chiesto a Vito Introna, delegato del Rettore all’Orientamento, Tutorato e Placement dell’Università di Roma Tor Vergata.
Com’è strutturato il percorso di orientamento?
Abbiamo sportelli fisici, presso gli uffici dell’Università, e sportelli virtuali con la consulenza online, oltre alle iniziative che portiamo nelle scuole superiori e agli open day. Abbiamo ideato e promosso anche l’appuntamento dal titolo “Un giorno da matricola”, in cui gli studenti possono vivere l’esperienza di una giornata da matricole, appunto, in una delle macroaree presenti nel nostro ateneo, con l’allestimento di stand in cui sono presenti referenti: è a loro che gli studenti possono fare tutte le domande che ritengono opportune. Non solo, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) sono presenti iniziative volte all’orientamento degli studenti nella transizione scuola-università con il programma dal titolo “Orientamento Next Generation”. Tra attività online e appuntamenti in presenza, compresi gli eventi e gli incontri nelle scuole, lo scorso anno abbiamo avuto contatti con 15mila ragazzi. Aggiungo che con le esperienze degli ultimi anni, ci siamo resi conto che è importante esserci anche durante i mesi estivi: in questo caso, infatti, gli studenti possono recarsi direttamente all’università anche senza prendere appuntamento, considerate poi le immediate scadenze e le iscrizioni ai test di ingresso.
Quando finisce il vostro compito?
Non finisce al momento dell’iscrizione ma continua anche in itinere. Durante la pandemia abbiamo messo a punto una serie di servizi, ci siamo resi conto che è importante continuare a seguire la storia degli studenti. Questo perché può succedere che al momento dell’iscrizione i ragazzi si facciano condizionare da altro rispetto alle loro passioni, scegliendo la facoltà che ha scelto l’amica o quella consigliata dai parenti, e che durante il percorso cambino idea.
Gli studenti arrivano già con le idee chiare?
Alcuni scelgono la facoltà da frequentare già alle scuole superiori, altri decidono all’ultimo minuto dove iscriversi e altri ancora hanno vagamente idee perché condizionati da amici o da genitori.
A proposito di genitori, che ruolo hanno in questa scelta?
Capita spesso che gli studenti arrivino nei nostri uffici, o agli open day, accompagnati dai loro genitori. È comprensibile perché davanti a offerte didattiche così ricche è normale sentire il dovere di aiutare i propri figli. Li vediamo talvolta rassegnati ascoltare le domande che i genitori fanno al posto loro. C’è un rischio però ed è quello che i genitori si sostituiscano ai figli. Devono essere invece i figli a fare la scelta perché molto del loro futuro dipende da cosa decidono di fare. Oltretutto, i corsi sono impegnativi e senza la giusta passione è difficile continuare convintamente il percorso.
Se dovesse fare l’identikit dello studente universitario che arriva ai vostri sportelli, come lo disegnerebbe?
Ci sono ragazze e ragazzi determinati e decisi, altri insicuri. Qualcuno è spaventato, qualcun altro ha paura di non essere all’altezza. Molti sono abituati a essere spronati – un atteggiamento figlio dei tempi – e si aspettano che siamo noi a dirgli cosa fare. I ragazzi devono ascoltare tutti ma devono essere liberi di scegliere perché spesso è proprio l’insicurezza che li porta a fare scelte di gruppo, l’università è un progetto personale.
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