L’apprensione, il disorientamento e l’ansia che provano i cittadini in questi giorni chiusi nelle loro abitazioni, possono trovare un antidoto nella lettura e nella visione di programmi tv di qualità.
È questo il contenuto principale della lettera che l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici ha inviato verso la fine di marzo alle più alte cariche dello Stato e al Ministro della Cultura.
Si tratta di un appello firmato da oltre 150 fra registi, attori, artisti del cinema e del teatro. Tra questi Verdone, Cavani, Morante, Rohrwacher, Zingaretti, Taviani, Favino. Lo scopo è sottolineare il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo che, si legge nella missiva, “mai come in questo momento è chiamato a rivestire la sua funzione di collante sociale, strumento educativo e veicolo di cultura”.
Per l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici è il momento di offrire una “valida e selezionata offerta, programmando i film di ieri e di oggi che hanno reso grande il cinema italiano nel mondo, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, scultori, architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, il teatro, la poesia, la danza”.
In questo modo il mondo del cinema e dello spettacolo ha raccolto l’input precedentemente lanciato da Pupi Avati con una lettera appello inviata pochi giorni prima alla Rai. Il regista invitava i responsabili dell’azienda a cogliere questa emergenza sanitaria per rivedere i palinsesti per proporre una tv di qualità. Il tutto avendo a cuore “la bellezza”, da utilizzare come “arma terapeutica” di supporto alla lotta contro il Coronavirus.
Secondo Avati in questo tempo “sospeso, fra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità”, i media, la televisione e la Rai, in barba all’Auditel una volta tanto, dovrebbero “approfittare di questa tregua sabbatica di settimane o mesi per sconvolgere totalmente i palinsesti”. Solo così possono dare al Paese l’opportunità di crescere culturalmente.
In un altro passaggio è il regista stesso a descrivere il suo personale isolamento. È il primo periodo della sua vita in cui anziché abbracciare vorrebbe essere abbracciato. Dorme di più la mattina, nel silenzio profondo di una città morta. È cosciente di appartenere anagraficamente alla categoria di quelli più a rischio, eppure in questo “sterminato silenzio, che è sacro e misterioso e che ci fa comprendere la nostra pochezza, la nostra vigliaccheria”, fa commuovere il pensiero di chi sta mettendo a repentaglio la propria vita per salvarci.
© Riproduzione riservata