Circa due anni fa un’agenzia militare americana ci aveva già pensato con il progetto Icarus. All’epoca si prevedeva di portare medicine in zone remote grazie a droni “usa e getta”. I modelli Icarus, infatti, erano biodegradabili, non avevano un motore e funzionavano come alianti. Pensati, dunque, per un viaggio di sola andata.
Ora che l’ultima emergenza sanitaria ci ha fatto comprendere l’importanza della telemedicina, anche i droni stanno sfoderando tutte le loro potenzialità. I cosiddetti Unmanned Aerial Vehicles (UAV), cioè aeromobili senza pilota, hanno cominciato a solcare i cieli del mondo anche in campo sanitario. Dunque, non solo per controllare il rispetto del lockdown, ma anche per trasportare farmaci.
Droni, un mercato in forte crescita
Epidemia o no, lockdown o no, i droni hanno visto moltiplicare il loro impiego negli ultimi anni. Secondo il Politecnico di Milano, solo nel nostro Paese le aziende che fanno parte di questa filiera sono 700. Di queste, 650 sono operatori che vendono servizi a clienti sfruttando droni professionali propri o a noleggio. Si tratta in particolare di operatori che lavorano in ambito media e costruzioni di grandi opere. Per questo hanno richiesto all’Enac, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, l’autorizzazione all’impiego di droni per le loro attività. Solo tra il 2016 e il 2019 sono stati registrati presso l’Enac oltre 13mila droni. L’aumento medio annuo è stato del 13%.
Il mercato internazionale è dunque in grande fermento. In Italia il settore, anche se agli esordi, è in crescita. Lo conferma Paola Olivares, direttrice dell’Osservatorio Droni -School of Management Politecnico di Milano, citando i dati del primo Report presentato lo scorso febbraio: «Nel 2018 il mercato professionale dei droni da noi vale circa 100 milioni di euro».
Ma non è tutto: stando ai dati dello stesso Osservatorio – da gennaio 2019 a giugno 2020 – i progetti di applicazione industriale dei droni a livello internazionale sono stati 364. Di questi ben 34 hanno riguardato ambiti sanitari e farmaceutici: 33 hanno effettuato il trasporto vero e proprio e 1 ha persino sanificato tramite erogazione gli spazi interni di un ospedale durante l’epidemia.
Quando i droni trasportano farmaci
Ma cosa hanno trasportato i droni, in particolare? Soprattutto dispositivi medici, la maggior parte dei quali erano defibrillatori. È stato un modo sicuro per arrivare in posti remoti, difficili da raggiungere. Inoltre, sono state consegnate anche sacche di sangue. In diversi casi i droni hanno trasportato tamponi per il test su Sars-Cov-2 oppure farmaci tra ospedali o a domicilio. Non poteva mancare, poi, la consegna di campioni di diversa tipo – come le provette di sangue – o di ricette mediche.
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