Via alle domande per Opzione Donna. Si può, infatti, iniziare a inoltrare la propria richiesta di accesso alla pensione anticipata secondo i nuovi requisiti inseriti nella Manovra 2023.
I canali disponibili per le lavoratrici sono molteplici ma è anche bene tenere conto delle nuove modalità che sono attualmente in vigore. Proviamo a fare chiarezza. “Opzione Donna – spiega il commercialista Daniele Costa – è uno strumento che è stato prorogato dal Governo nell’ultima legge di Bilancio. Riguarda l’uscita dal mondo del lavoro per le donne che però, appunto, devono rispettare dei requisiti molto più stringenti rispetto all’anno scorso per poter andare in pensione”.
Come fare domanda
Prima di vedere ciò che cambia, ecco come inviare domanda di pensionamento anticipato. Basta andare sul sito dell’Inps con ausilio all’accesso tramite lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE (Carta di identità elettronica 3.0) per raggiungere la sezione “Prestazioni e servizi”, quindi “Servizi” e , dunque, “Pensione anticipata ‘Opzione donna’”. Di lì si arriva al form dedicato alla “Domanda”. In alternativa, in caso si preferisca il supporto di professionisti, è bene rivolgersi a Istituti di Patronato riconosciuti dalla legge.
La prima novità è il limite di età: non esiste più l’accesso libero ma è vincolato a delle condizioni appositamente definite. Per uscire con Opzione donna, le lavoratrici dovranno aver compiuto 60 anni di età e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Esiste, però, la possibilità di accedere prima al pensionamento anticipato a 59 anni se si ha un figlio e a 58 anni se di figli se ne hanno due. Un’agevolazione che, come ci fa notare Costa, “potrebbe essere in futuro oggetto di contestazione dal momento che potrebbe essere considerato discriminatorio verso le donne che non hanno figli”.
L’attività di cura
Ma le condizioni per il congedo anticipato dal lavoro con Opzione donna prevedono anche altri parametri di riferimento come, ad esempio, una delle seguenti condizioni: l’essere caregiver e, dunque, assistere un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap o essere invalida – la lavoratrice stessa – almeno al 74%. E vi è un’ulteriore clausola che riguarda chi si prenda cura di un parente o un affine, anche di secondo grado – convivente -, laddove i genitori o il coniuge della persona con handicap in stato di gravità abbiano compiuto i 70 anni d’età oppure siano anch’essi colpiti da problemi di salute invalidanti o siano morti o mancanti.
Licenziamenti
Tra i requisiti si prevede che possano accedere alla pensione anticipata le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende fattualmente in crisi, ossia dove sia attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.
Il rischio “esodo”
Il problema è che si stima che saranno in tante – addirittura 20mila – le lavoratrici che non potranno andare in pensione anticipata proprio per via delle nuove regole che si rivelano decisamente più stringenti rispetto all’anno passato. Paletti che rendono assai complicato, se non addirittura impossibile, anticipare l’uscita dal mondo del lavoro
Assegni più leggeri
Quel che c’è da sapere è che le novità riguardano anche gli importi. “Il taglio dell’assegno pensionistico – sottolinea ancora Costa – potrebbe arrivare fino al 30% poiché ci sarà un metodo di calcolo puramente contributivo rispetto allo scorso anno che era un misto contributivo retributivo”.
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