Uno sbarco in grande stile nel golfo di Salerno che segna l’inizio del riscatto. Ottanta anni dopo la posa di una targa commemorativa in ricordo delle vittime civili e militari dei bombardamenti del 1943
È un tramonto sfolgorante quello del 9 settembre 1943. Rosso, sanguigno, che sembra riflettere quanto accade nella piana del fiume Sele. Il mare, di fronte, è quasi cancellato: zeppo di navi fino all’orizzonte. Il giorno prima l’Italia non più fascista ha reso ufficiale l’armistizio con gli Alleati; alle 3.50 della notte appena trascorsa la quinta armata del generale americano Clark ha dato inizio all’operazione Avalanche: lo sbarco mediante unità anfibie di 170.000 soldati anglo-americani che dovrebbero ricongiungersi con l’ottava armata del generale britannico Montgomery, proveniente dalla Calabria, e completare in tempi rapidi la liberazione di tutta l’Italia meridionale. Norman Lewis, un trentacinquenne ufficiale inglese, già autore di reportage dalla Spagna e dall’Arabia negli anni Trenta, descrive la scena nel suo diario: «Mentre il sole cominciava a immergersi maestosamente nel mare dietro di noi, abbiamo camminato senza meta in un bosco pieno di cinguettii e all’improvviso ci siamo ritrovati al suo margine. Al nostro sguardo si è offerta una scena di incanto soprannaturale. A qualche centinaio di metri si ergevano in fila, perfetti, i tre templi di Paestum, superbi e splendenti di luce rosata negli ultimi raggi del sole». Blindati, motociclette, reticolati e migliaia di uomini in elmetto e divisa invadono la pianura e si trovano davanti una distesa di vigne, uliveti, meli come nell’Eden, apparentemente senza ostacoli. In realtà i tedeschi occupanti hanno avuto sentore dello sbarco e si sono schierati in forze sulle alture che dominano la piana del Sele: per dieci giorni opporranno una strenua resistenza alle truppe alleate, riuscendo quasi a romperne lo schieramento e a causarne la rotta. I liberatori, invece, a loro volta resistono e lanciano la controffensiva, costringendo l’esercito del maresciallo Kesselring alla ritirata verso nord. È un ripiegamento lento: gli Alleati raggiungono Napoli solo il 1° ottobre, al prezzo di migliaia di vite umane, e trovano in pratica la città già liberata, dopo l’eroica insurrezione popolare delle Quattro Giornate.
L’operazione Avalanche è stata scandita da combattimenti feroci e cruenti, da distruzioni terribili, anticipate nei mesi precedenti da massicci bombardamenti degli anglo-americani su tutto il territorio compreso tra la Calabria settentrionale e Napoli. Si pensi a Battipaglia, la ‘Guernica italiana’, quasi completamente rasa al suolo dalle incursioni aeree delle forze alleate. Nonostante questo fardello di morti e danni, Avalanche ha rappresentato un passo fondamentale per la liberazione dell’Italia e la sua trasformazione politica. Ha reso possibile l’esperienza del governo provvisorio di Salerno in cui si è instaurata la collaborazione tra i partiti antifascisti del Comitato di Liberazione Nazionale: la stessa collaborazione che è alla base della Costituzione italiana e della nostra democrazia. L’11 febbraio del 1944 il governo presieduto dal maresciallo Badoglio si trasferì a Salerno, presso il palazzo del Comune; qui, il 22 aprile, si formò il secondo governo Badoglio, un governo di unità nazionale caratterizzato dalla partecipazione di tutti i partiti del CLN, compreso il partito comunista di Togliatti fino ad allora ostile a qualsiasi forma di collaborazione con la monarchia e l’esercito. A Salerno il 5 giugno re Vittorio Emanuele III annunciò di ritirarsi a vita privata nominando il figlio Umberto “luogotenente generale del regno”. Il 18 giugno il socialista Ivanoe Bonomi sostituì Badoglio a capo del governo e assunse il provvedimento in base al quale, alla fine della guerra, un referendum popolare avrebbe sancito l’assetto istituzionale (se repubblica o monarchia) dell’Italia libera e contestualmente elezioni a suffragio universale avrebbero deciso i membri dell’Assemblea costituente incaricata di redigere la nuova Costituzione. A ottant’anni dallo sbarco, per coordinare le rievocazioni dell’Operazione Avalanche, la provincia di Salerno ha costituito un comitato che raccoglie – in base a un criterio geografico e di competenza – circa cinquanta soggetti interessati, tra comuni, associazioni ed esperti di storia contemporanea. «È fondamentale fare rete – sottolinea il presidente della Provincia Franco Alfieri – riunendo intorno a un tavolo i Comuni della piana del Sele, della Costiera Amalfitana e del Cilento all’epoca investiti dalle operazioni militari e dai successivi sviluppi politici. L’obiettivo è quello di condividere documenti e informazioni storiche e creare una struttura di coordinamento permanente, valida anche per gli anni a venire». Fino a settembre sono in calendario più di ottanta eventi, tra cui spiccano il 7 giugno a Cava de’ Tirreni l’inaugurazione delle sale del “Museo Mamma Lucia” con la presenza di Viktor Elbling, ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia; il 21 giugno a Salerno la posa di una targa commemorativa in ricordo delle vittime civili e militari dei bombardamenti del 1943; il 3 settembre nell’area espositiva dell’ex Tabacchificio Capasso di Capaccio-Paestum l’inaugurazione della mostra Voci di Libertà. I combattenti alleati di origine italiana nella Seconda guerra mondiale; infine il 9 settembre a Eboli la rievocazione dello sbarco, la sfilata dei mezzi storici degli Alleati e il concerto della banda della NATO.
Centrali nella rievocazione saranno il Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, situato nel capoluogo, custode di eccezionali reperti come un carro armato usato nelle operazioni e un vagone ferroviario impiegato per la deportazione degli ebrei italiani verso i campi di concentramento, e il Museum of Operation Avalanche di Eboli, che offre la possibilità di rivivere il clima della battaglia attraverso filmati d’epoca uniti alla tecnologia 3D e alle parole di testimoni diretti come lo scrittore John Steinbeck e il fotografo Robert Capa.
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