Secondo i dati di Open Cooperazione l’Italia è il paese al quale è destinato il più alto numero di progetti delle Organizzazioni non governative nazionali.
Il portale Open Cooperazione, piattaforma che da otto anni raccoglie i dati di trasparenza e bilancio di oltre 200 tra le più importanti Ong che lavorano nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario, ha evidenziato una geografia in evoluzione nel settore, con il nostro paese al primo posto come beneficiario di ben 917 interventi nel 2021, realizzati da 70 realtà diverse.
Attività all’estero
Fra le attività all’estero si conferma il primato degli interventi in Africa, e in particolare in Mozambico, Etiopia, Uganda, Kenya, Congo, Burkina Faso e Senegal. Fra i primi dieci paesi sono presenti anche Libano e Siria. Educazione e istruzione restano i temi predominanti, insieme alle emergenze, l’aiuto umanitario e la salute.
Crescita economica
Nel 2021 le Ong italiane sono cresciute, come valore economico, del 10%, raggiungendo un miliardo 167 milioni e 617 mila euro. Save the children si conferma la prima organizzazione con un bilancio di oltre 133 milioni (+7% rispetto al 2020), Avsi cresce del 26%, da 68 a 92 milioni, Emergency cresce del 37% passando da 48 a 77 milioni e WeWorld del 15%.
Le realtà medio-piccole sono quelle che faticano di più, e restano sostanzialmente stabili negli ultimi tre anni con un bilancio compreso fra i 3 e i 10 milioni di euro di entrate.
Fondi pubblici e privati
Il rapporto tra fondi pubblici e privati si attesta a quota 60% contro 40%. I fondi pubblici arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, il 70% dall’Agenzia italiana per la cooperazione e dal Ministero degli Affari esteri, oltre che dall’Unione Europea, il 17% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il 12% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
I fondi privati, oltre alle donazioni individuali, arrivano attraverso il 5×1000 per il 31,9%, da donazioni o partnership con aziende per il 32,1%, da fondazioni per il 26,8% e dalle chiese per il 9,2%.
Risorse umane nelle Ong
Insieme al valore economico delle Ong aumentano anche le risorse umane impiegate nel settore in Italia e all’estero, che salgono a 26 mila (+4% rispetto al 2020). Il 55% sono uomini e il 45% donne. Gli operatori che lavorano sul territorio nazionale sono 4.120 (37% uomini e 63% donne), 21.753 quelli che si trovano in altri paesi (58% uomini e 42% donne), dei quali 2.274 sono cittadini italiani.
Le persone che prestano lavoro volontario, compresi i soggetti in Servizio Civile, sono 44.784, oltre 9 mila in più rispetto al 2020.
“L’attività delle Ong nei territori del nostro paese non deve stupire – ha dichiarato Elias Gerovasi, fondatore e curatore di Open Cooperazione – si tratta di una tendenza ormai consolidata e sicuramente in crescita dopo la pandemia. Sempre più organizzazioni si sono attivate sul fronte delle nuove povertà che la pandemia ha accentuato: povertà educativa, alimentare e ultimamente anche energetica sono fenomeni molto diffusi e non riguardano più solo determinate categorie svantaggiate. Anche i dati Istat ci dicono che è in crescita il numero di persone che hanno casa, lavoro e famiglia ma non arrivano a fine mese.”
(Tutti i grafici provengono da Open Cooperazione)
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