Quattro grandi organizzazioni intergovernative, unite in difesa della salute umana, animale e ambientale, presentano il nuovo piano di azione congiunto One Health: un solo Pianeta, una sola Salute.
L’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione mondiale per la salute animale (Woah) uniscono le forze per salvaguardare la salute di tutto il Pianeta. Con un documento intitolato One Health Joint Plan of Action, fissano gli obiettivi di azione da oggi al 2026. Lo scopo? Potenziare i sistemi sanitari di tutti i Paesi; ridurre i pericoli derivanti da epidemie animali e pandemie (come il Covid); controllare ed eliminare le zoonosi endemiche (malattie passate dall’animale all’uomo come Ebola) e le malattie tropicali trascurate. Ma anche rafforzare la valutazione e la gestione dei rischi per la sicurezza alimentare; attuare una migliore integrazione dell’ambiente e combattere la resistenza agli antibiotici. Il tutto in un approccio “One Health”.
Cos’è l’approccio One Health
Con questo termine (letteralmente “un’unica salute”, ndr) si indica una visione “olistica” della sanità e del benessere ad essa collegato, che prevede un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse. Il tema di fondo è che tutti i settori impegnati nella salute a qualsiasi titolo (veterinari, medici, operatori ambientali…) si impegnino a lavorare tra loro per affrontare gli effetti negativi causati dalle attività umane su ecologia, malattie animali e salute pubblica. Un piano peraltro recepito anche dal Governo italiano, che lo ha introdotto in un decreto ad aprile scorso – il numero 36 – col quale ha istituito il “Sistema Nazionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici” (art. 27).
L’effetto farfalla
L’idea basata sul riconoscimento che salute umana, animale e ambientale siano legate indissolubilmente non è nuova. Del resto siamo tutti consapevoli di vivere in una “casa comune”, nella quale il benessere di uomini, animali e ambiente è strettamente interconnesso. Nel caso l’avessimo dimenticato, ci ha pensato il Covid a ricordarci come basti un piccolo battito di ali di farfalla a scatenare un uragano dall’altra parte del mondo. Ed è ormai chiaro che in questo rapporto reciproco di scambio, c’è bisogno di un approccio multi-disciplinare per costruire politiche, programmi e ricerche in cui gli esperti dei diversi settori lavorino in sinergia per migliorare la salute di tutti.
Una salute “circolare”
La salute dell’uomo è intimamente legata a quella degli altri esseri viventi, animali e vegetali. Solo con questa consapevolezza la società può affrontare emergenze quali la crisi climatica e alimentare, le malattie infettive e la resistenza antimicrobica. Un fenomeno, quest’ultimo, in costante e deciso aumento, con il rischio di compromettere le conquiste della medicina moderna nella cura e nella prevenzione di alcune patologie. Un problema, quello della resistenza agli antibiotici, che tra le sue cause principali vede l’impiego eccessivo di questi farmaci in campo medico e animale, in agricoltura e negli allevamenti intensivi. E che può essere risolto solo grazie alla collaborazione tra medici, veterinari e agronomi, nell’ottica iniziale del benessere degli animali e delle coltivazioni.
Un solo pianeta, una sola salute
Altri esempi sono l’eccessiva deforestazione, la caccia e il traffico illecito di animali selvatici, che creano le condizioni ideali per le quali agenti patogeni, finora sconosciuti e confinati nel loro ambiente, si diffondano e attuino il temuto spillover, ovvero il “salto di specie”. Con conseguenze impossibili da prevedere. C’è poi il discorso delle malattie legate al consumo di alcuni alimenti o all’inquinamento ambientale, che per primi colpiscono i più vulnerabili. Per questo sostenibilità, interazione e collaborazione sono essenziali.
C’è bisogno di un cambio di mentalità
Lo spiega bene il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in prima fila nel progetto: “È chiaro che un approccio One Health deve essere centrale nel nostro lavoro condiviso per rafforzare le difese mondiali contro pandemie come il Covid-19. Ecco perché One Health è uno dei principi guida del nuovo accordo internazionale per la prevenzione, la preparazione e la risposta alla pandemia, che i nostri Stati membri stanno ora negoziando”. Ma perché questa azione sia efficace bisogna coinvolgere l’opinione pubblica, in particolare agendo sulle future generazioni. Creando una cultura della salute universale basata sulla solidarietà e sostenuta da una rete dei cittadini (associazionismo, volontariato ma anche impresa e privato), che metta sul piatto il benessere di tutti.
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