Media dalla consolidata longevità, ha mantenuto integro il suo fascino grazie alla capacità di adattarsi ai cambiamenti e difendendo il dialogo con gli ascoltatori anche attraverso la musica
Ne è passato di tempo dalla scoperta delle onde elettromagnetiche fatta nel 1873 dal fisico scozzese James Clerk Maxwell, che ha permesso a Guglielmo Marconi nel 1896 di trasmettere un segnale a due chilometri di distanza e di fatto a inventare la radio.
Di conseguenza, la radio, vera e propria rivoluzione della comunicazione di massa sin dai primi del ’900, ora dovrebbe essere una tecnologia in disuso, arretrata, obsoleta, ammuffita in cantina e invece, nonostante la televisione, il digitale, il World Wide Web e i servizi di streaming audio on demand, rimane uno dei media fondamentali della nostra epoca, uno dei più popolari, gratuito e accessibile in qualsiasi momento e perciò, continua ad essere usata e ascoltata da milioni di persone in tutto il mondo.
Uno dei motivi dell’imprevista longevità della radio è sicuramente legato alla musica, alla diffusione della musica.
Una funzione che il mezzo radiofonico ha da sempre perseguito, sia in ambito pop e commerciale, sia per quel che riguarda la musica colta e le musiche non convenzionali.
Sin dalla sua nascita, infatti, gli studiosi hanno indicato la radio come un mezzo che può incidere anche sulla percezione stessa della musica, inducendo parolieri e compositori a ricercare una scrittura musicale radiofonica specifica per le proprie canzoni. E tutt’ora rimane valido il concetto che i brani di maggior successo sono quelli che sanno giocare e tener conto anche delle potenzialità e delle modalità di diffusione radiofonica.
Negli ultimi anni il vero cambiamento radicale, quasi antropologico, risiede nella fruizione della musica. Diverse ricerche condotte tra i ragazzi e le ragazze indicano che attualmente sono gli smartphone ad essere il supporto prediletto per ascoltare musica, e la nostra quotidianità insegna che anche le persone adulte usano principalmente il telefono mobile e le piattaforme che offrono servizi audio on demand per l’ascolto quotidiano della musica. Non solo i nativi digitali, dunque, che non hanno mai avuto contatti con cd, vinili o audiocassette.
In questa mutazione dell’ascolto, non si presta più attenzione all’intero album, si ascolta un solo brano, a volte anche reiteratamente, passando da un pezzo all’altro con agilità, cambiando continuamente il disco e gli autori. Si prediligono il singolo, la compilation, le playlist.
In mezzo a questa trasformazione, la radio continua ad essere ascoltata tantissimo: perché è un mezzo fluido, liquido, che si adegua e si adatta benissimo all’ambiente circostante, ai cambiamenti e alle evoluzioni tecnologiche.
Soprattutto la radio mantiene la funzione unica di saper ricercare, ascoltare, selezionare, proporre e diffondere musiche nuove, raccontandone le storie e sperimentando linguaggi.
L’ascolto radiofonico, grazie alla riproducibilità offerta dalle nuove tecnologie, integra tanto la reiterazione compulsiva – che è modalità fondamentale dell’ascolto anche da parte degli adolescenti quando si desidera ascoltare innumerevoli volte la stessa hit del momento – quanto la voglia di scoprire quello che succede di nuovo nel mondo della musica.
In questo i conduttori radiofonici sono insostituibili, accompagnano quotidianamente le persone verso viaggi di novità uditive, creano un legame speciale con l’ascoltatore: la loro voce trasmette intimità e affidabilità.
La curiosità sonora è al centro: da un lato i conduttori e le conduttrici, che dal loro osservatorio privilegiato hanno uno sguardo a 360° sulle musiche, dall’altro gli ascoltatori e le ascoltatrici che sono disposti a lasciarsi sorprendere.
Un circolo virtuoso che si fonda sull’ascolto, si è parte di una comunità musicale che condivide passioni e opinioni e si torna alla natura originale della radio: parlare alla gente e intrattenersi con loro.
All’ascolto libero, ma anche frenetico e solitario, proposto dalle piattaforme on line si torna ad abbinare l’ascolto radiofonico guidato, che esalta la natura dialogica di una trasmissione musicale.
Non è un caso che anche la Bbc negli ultimi anni stia cercando di arricchire i propri format musicali pensati per le piattaforme digitali integrandoli e dando più spazio ai contenuti parlati.
D’altronde il mezzo radiofonico è ancora oggi, più di ogni altro medium, digitale o meno, inteso come un amplificatore di quello che accade fuori nel mondo e le diverse modalità dell’ascoltare la musica, che è una delle forme più potenti dell’espressività umana, ne sono la cartina di tornasole.
Il bello della radio è anche questo, la capacità e la facilità di attivare circuiti e scatenare cortocircuiti, riscoprendo così nella sua forma contemporanea una delle sue funzioni native: stare con le persone, comunicare con loro, condividere conoscenze e tenerle compagnia.
La conduzione radiofonica, con la potente miscela di parlato e musica, come in una sorta di festival infinito dell’ascolto, continua a mutare nel tempo restando sempre sé stessa, facendo sì che la radio rimanga uno strumento straordinariamente vivo e democratico.
Basta farsi trovare con le orecchie aperte!
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