Ana Cristina Gonzalez, infermiera da 14 anni, sa di avere un compito importante, di quelli che possono cambiare il destino delle persone. Molte donne della sua comunità in Guatemala le devono tanto.
Da qualche mese a questa parte, Ana periodicamente bussa alla porta delle case dei suoi concittadini in cerca delle ragazze che hanno saltato la vaccinazione contro il Papilloma virus offerta a scuola e provvede ad effettuarla. Quel vaccino è importante perché riduce drasticamente le probabilità di sviluppare un tumore alla collo dell’utero.
Dalla parte opposta del Pianeta tutti i giorni Mica Kaddaring, un’infermiera delle Filippine, cammina per chilometri in mezzo al fango per raggiungere le donne che devono partorire, porta con sé un kit di primo soccorso per assicurare le condizioni igienico sanitarie ottimali durante il parto.
Sono le storie come quelle di Ana, di Mica e di moltissimi altri uomini e donne, ma soprattutto donne, che offrono cure a chi ne ha bisogno ad aver spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a battezzare il 2020 come l’Anno Internazionale degli Infermieri e delle Ostetriche in concomitanza con il bicentenario della celebre infermiera britannica Florence Nightingale, considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.
«Gli infermieri e le ostetriche sono la spina dorsale di ogni sistema sanitario: nel 2020 chiediamo a tutti i Paesi di investire negli infermieri e nelle ostetriche come parte del loro impegno per la salute di tutti», ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.
Gli infermieri e le ostetriche rappresentano il 50% della forza lavoro sanitaria globale (nel 70% dei casi si tratta di donne) e in alcuni Paesi sono gli unici punti di riferimento per i problemi di salute della popolazione. Sono tanti ma non bastano: secondo l’Oms per garantire a tutti gli abitanti del mondo un’assistenza sanitaria efficace ne servirebbero altri 9 milioni, soprattutto nel Sud Est asiatico e in Africa. I loro interventi sono fondamentali: vaccinazioni, parti, salute materna e infantile, cura degli anziani, assistenza di primo soccorso. Eppure spesso non ricevono il meritato riconoscimento.
In tante aree del mondo gli infermieri e le ostetriche lavorano in condizioni di pericolo costante, con risorse scarse e scadenti, in strutture sanitarie fatiscenti. Tra gli obiettivi che l’Oms si prefigge nell’Anno Internazionale degli Infermieri e delle Ostetriche c’è proprio quello di «garantire che tutti gli infermieri e le ostetriche operino in un ambiente sicuro al riparo da pericoli, rispettati da colleghi medici e dai membri della comunità e che abbiano accesso a un servizio sanitario funzionante».
In Italia, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) ha dato il via il 1° gennaio all’Anno dell’Infermiere che culminerà il 12 maggio a Firenze, con due giornate dedicate dalla Federazione proprio a Florence Nightingale.
La Fnopi ha ricordato in una nota che in Italia mancano oggi circa 50mila infermieri che come conseguenza di “Quota 100” potrebbero diventare presto 70mila (oltre 30mila mancano sul territorio). Per questo, prosegue la nota, «a livello internazionale si sottolinea la necessità di prevedere un aumento degli investimenti nella forza lavoro infermieristica e l’Oms e i suoi partner solleciteranno i Governi con messaggi chiave che riguardano la professione nell’ottica di un miglioramento complessivo dell’assistenza a livello di tutti i Paesi».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito alcune proposte pratiche ai Paesi che desiderano unirsi alle celebrazioni per l’Anno Internazionale degli Infermieri e delle Ostetriche. Si va dall’istituzione di premi e riconoscimenti al lavoro dei professionisti, a campagne di comunicazione con testimonial celebri, a progetti per promuovere abitudini di vita salutari, a performance artistiche come spettacoli teatrali, filmati e mostre.
Non deve mancare poi, secondo l’Oms, un impegno serio da parte dei governi per potenziare il ruolo degli infermieri e delle ostetriche affidandogli anche ruoli di leadership nell’ambito della sanità. «Infermieri e ostetriche sono già figure di riferimento e innovatori nelle loro comunità, nelle cliniche, negli ospedali e nel sistema sanitario. Ma devono anche essere adeguatamente valutati e rappresentati nei ruoli di leadership sanitaria dove possono guidare la politica sanitaria e gli investimenti», dicono gli esperti dell’Oms.
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