L’aria del pianeta è in molti Paesi causa di numerose malattie e persino di milioni di morti premature. In Europa il 98% della popolazione vive in zone dove i particolati superano le soglie indicate come accettabili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La transizione verso un’energia pulita è l’unico modo per salvaguardare la salute delle persone.
Gli inquinanti atmosferici sono numerosi. Quelli che vengono analizzati durante i rilevamenti periodici effettuati in tutto il mondo con centraline fisse e/o mobili sono i particolati, l’ozono, gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa, il monossido di carbonio, i metalli, il benzene e il benzopirene. In particolare le particelle minuscole di particolato, le cosiddette PM (denominate in base alle loro dimensioni: PM 2,5 con un diametro inferiore ai 2,5 micrometri; PM 5 quando è inferiore a 5 μm; PM 10 se inferiore a 10 μm), sono dannosissime. Le più microscopiche, parliamo di μm, ovvero di milionesimi di metro, sono in grado di stabilirsi nel flusso sanguigno attraverso gli alveoli polmonari e rimanerci creando danni a numerosi organi.
Le linee guida dell’OMS
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) nelle ultime AQG, linee guida sulla qualità dell’aria, presentate a settembre considera accettabili solo livelli di PM 2,5 inferiori a 5 microgrammi al metro cubo. Quelli superiori sono progressivamente malsani e, se si superano i 250 μg/m3, siamo di fronte a un vero e proprio pericolo immediato.
Secondo l’OMS possono «causare malattie sia al nostro sistema cardiovascolare che respiratorio, provocando, ad esempio, ictus, cancro ai polmoni e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Una nuova ricerca ha anche mostrato un’associazione tra l’esposizione prenatale ad alti livelli di inquinamento atmosferico e ritardo dello sviluppo all’età di tre anni, nonché problemi psicologici e comportamentali successivi, inclusi sintomi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ansia e depressione».
Il particolato è prodotto da ogni tipo di combustione. Oltre ai numerosi processi industriali che la utilizzano, producono PM e altri inquinanti i motori a scoppio dei vari veicoli e gli impianti energetici, gli incendi veri e propri (di rifiuti, di boschi, di stoppie nei campi coltivati e via dicendo) e i caminetti.
Delhi, la metropoli più inquinata
Le 100 città più inquinate del pianeta a livello di aria che si respira sono per la quasi totalità (94) in India, Cina e Pakistan. Delhi, la capitale dell’India con quasi 30 milioni di abitanti, è la megametropoli più inquinata in assoluto e d’inverno raggiunge non di rado livelli superiori a 200 μg/m3. Anche nei giorni scorsi è stata avvolta da nebbie inquinanti e le scuole di ogni ordine e grado sono state di nuovo chiuse per una settimana.
Combattere l’inquinamento con la discussa tecnica del cloud seeding, ovvero l’immissione nell’atmosfera con vari mezzi di trasporto di sostanze chimiche che inducono i temporali, è l’ultima scelta, anche se molti la considerano troppo dispendiosa rispetto agli effettivi risultati e una scelta che evita politiche ambientali prospettiche e ad ampio raggio. Così come quella di costruire torri anti-smog dotate di mega aspiratori/purificatori d’aria, finora a Delhi ne hanno costruite due spendendo oltre 4 milioni di dollari.
L’inquinamento atmosferico nella EU
Nell’Unione europea la situazione è migliore, ma non è certo idilliaca. Una recente ricerca sul particolato, condotta dalla televisione tedesca Deutsche Welle insieme ad alcune testate dell’European Data Journalism Network e alla Fondazione Openpolis, afferma che anche a fronte della crescente consapevolezza dei rischi innescati dall’inquinamento atmosferico e i numerosi sforzi per contrastarlo, la situazione è ancora oggi molto grave. Oltre il 98% della popolazione europea vive in zone dove la concentrazione di PM 2,5 è oltre i limiti indicati dall’OMS.
Le zone più inquinate sono in Europa centrale e in alcune metropoli. Tra tutte però è la Pianura padana a registrare i valori più elevati, nonché uno dei più marcati peggioramenti degli ultimi anni. Le province dell’Unione con una maggiore concentrazione sono Milano, Monza e Cremona, seguite da alcune città della Polonia. Ma, mentre nel Paese nordeuropeo ci sono stati significativi miglioramenti negli ultimi anni, da noi la situazione è rimasta pressoché immutata in assoluto e ha avuto aggravamenti in diverse zone, Vicenza e Varese in primis. Oggi quasi 10 milioni di italiani respirano particolato fine dannoso in una concentrazione media di circa 20 μg/m3, quattro volte il limite dell’OMS.
Sette milioni di morti premature
La stessa OMS ha valutato che l’esposizione all’inquinamento atmosferico provoca almeno sette milioni di morti premature all’anno (e ricerche serie, tra cui una recente dell’Università di Harvard, indicano dati ancora più allarmanti), tra i quali oltre un milione e mezzo nella sola India. Cui si sommano, secondo una ricerca pubblicata da Nature Communications, quasi un milione di bambini nati morti l’anno. Nella Ue siamo attorno ai 300mila decessi dovuti al solo particolato fine.
Inoltre la Banca Mondiale valuta che la riduzione del carico sanitario legato all’esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbe far risparmiare 225 miliardi di dollari in produttività del lavoro e 5 trilioni di dollari in costi sanitari ogni anno.
Che fare e perché
Il deputato spagnolo Javi López, relatore della norma recentemente approvata dal Parlamento europeo che afferma l’accettazione da parte dell’Unione delle linee guida dell’OMS entro il 2035 nella prospettiva di raggiungere l’“inquinamento zero” nel 2050, ha dichiarato che affrontare l’inquinamento atmosferico in Europa richiede un’azione immediata. Si tratta di una situazione devastante che porta a morti premature e a una moltitudine di malattie cardiovascolari e polmonari. È sempre più necessario seguire la scienza, allineare gli standard di qualità dell’aria alle linee guida dell’OMS, oltre a rafforzare alcune delle disposizioni contenute in queste direttive. Per salvaguardare il benessere dei cittadini e creare un ambiente più pulito e più sano serve essere ambiziosi.
Bisogna farlo al più presto perché, come stima testualmente l’OMS, «che il peso delle malattie attribuibili all’inquinamento atmosferico sia pari a quello di altri importanti rischi per la salute globale, come la dieta malsana e il fumo di tabacco, e l’inquinamento atmosferico è ora riconosciuto come la più grande minaccia ambientale per la salute umana».
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