Secondo il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nessun sistema sanitario è al riparo dalle conseguenze della scarsa igiene. Ogni 100 pazienti colpiti da infezioni in ospedale, infatti, 7 vivono in paesi ricchi, 15 in paesi più poveri. E l’Italia? Al penultimo gradino, con l’India.
Per quanto all’avanguardia, nessun paese o sistema sanitario può dirsi al riparo dalle infezioni contratte in ospedale. Secondo un report diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dedicato ad esaminare la capacità di controllo e di prevenzione delle infezioni a livello globale, su 100 pazienti colpiti da infezioni durante il ricovero ospedaliero, 7 vivono in paesi ricchi e 15 in paesi a medio o basso reddito.
Fino al 30% dei pazienti in terapia intensiva può contrarre questo tipo di infezione. Un rischio che, soprattutto fra i neonati, raddoppia e può essere fino a venti volte superiore nei paesi a medio o basso reddito rispetto a quelli con un reddito medio elevato. Fra i ricoverati per Covid-19, in particolare, la percentuale sale fino al 41%. Per il personale sanitario, la diffusione delle infezione arriva fino al 43,3% dei casi.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha calcolato che ogni anno si verificano in media 4,5 milioni di casi di infezioni fra i pazienti degli ospedali dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo.
L’impatto delle infezioni sulla vita delle persone “è incalcolabile”
Per l’OMS, l’impatto sulla vita delle persone delle infezioni contratte in ospedale e dell’antibiotico-resistenza – la capacità dei batteri di sopravvivere ai farmaci – “è incalcolabile”.
Nei paesi europei il peso delle 6 più frequenti infezioni ospedaliere, in termini di disabilità o morti premature, è doppio rispetto a quello di altre 32 malattie infettive combinate fra loro. I 3 batteri antibiotico-resistenti più dannosi, che provocano il 70% delle complicazioni da antibiotico-resistenza, sono generalmente contratti durante cure sanitarie. La mortalità fra i pazienti colpiti da sepsi (complicazioni legate all’infezione) è del 24,4% e arriva al 52,3% fra i pazienti in terapia intensiva.
Solo in 4 paesi su 106 misure minime di prevenzione delle infezioni in ospedale
Il report dell’OMS fa il punto anche sull’implementazione dei programmi di controllo e prevenzione delle infezioni, che riguardano sistemi di protezione e prassi codificate, dal lavaggio delle mani al corretto utilizzo degli antibiotici alla gestione dell’igiene negli ambienti sanitari. Fra il 2021 e il 2022 solo 58 paesi su 106 esaminati dall’OMS (il 54,7%) ha un programma operativo in tal senso. Inoltre, solo il 3,8% dei 106 paesi analizzati dimostra di aver adottato i requisiti minimi di un piano di controllo e prevenzione delle infezioni. Anche in questo caso, ad incidere sui risultati dell’indagine è la situazione economica dei paesi. I paesi ricchi, infatti, sono 8 volte più efficienti nell’implementazione dei piani di prevenzione dei paesi più poveri. Anche quando i piani sono stati adottati, i paesi a basso o medio reddito spesso sono incapaci di farli funzionare adeguatamente.
Il Covid ha avuto vita facile in ospedali in cui anche acqua corrente e bagni sono un lusso
Già nel 2020, da un report dell’OMS è emerso un quadro impressionante sulla disponibilità dell’acqua per l’igiene. Quasi due miliardi di persone (1,8) avevano accesso a strutture sanitarie che non disponevano di servizi idrici basilari e 800 milioni non avevano i bagni.
Con l’esplosione della pandemia, a questa situazione già compromessa si è aggiunta la carenza di dispositivi di protezione personale per i pazienti (mascherine, respiratori, guanti ecc…). Nel 2021 solo il 20% delle strutture per le cure primarie e il 27% degli ospedali ha avuto a disposizione questi strumenti anche per il personale sanitario. Appena 1 struttura sanitaria su 4 e un terzo degli ospedali esaminati hanno adottato inoltre misure di contenimento del contagio, come entrate dedicate allo screening della malattia o stanze separate per i casi sospetti.
E in Italia?
Cosa succede nel nostro Paese? Siamo membri del G7 ma, secondo le stime dell’OMS, ci collochiamo al penultimo gradino della classifica. Al pari, per fare solo un esempio, dell’India. Un piano di prevenzione nazionale è infatti disponibile nel nostro Paese, così come gli standard di igiene, sanificazione e salubrità degli ambienti, ma le misure non sono pienamente operative. Al di sotto di noi, alcuni stati africani, dell’Est Europa, Papua Nuova Guinea.
Per salvare vite basterebbe lavarsi bene le mani
Se si pensa che la prevenzione delle infezioni sia una questione di ingenti investimenti o costose soluzione tecnologiche, non è così. “Un’igiene appropriata delle mani può salvare vite” evidenzia l’OMS. E la pandemia dovrebbe avercelo insegnato.
Lavarsi bene le mani è un modo efficace di prevenire le infezioni – ribadisce il report –; genera risparmi economici perché evita ai governi di dover spendere per la cura di malattie e infezioni; è dunque un requisito minimo dei programmi di prevenzione e controllo in tutte le strutture e sistemi sanitari. Nonostante ciò, gli studi hanno dimostrato che il rispetto delle raccomandazioni di igiene delle mani è sempre stato mediamente poco diffuso, raggiungendo una percentuale fra il 40 e il 50%; con minimi del 20% anche nei paesi ad alto reddito, seppure anche in questo caso l’indagine confermi una relazione direttamente proporzionale fra media dei redditi nazionali e rispetto delle norme sanitarie.
La prevenzione delle infezioni in ospedale è una priorità per la salute globale
Secondo gli studi sul tema, i programmi di prevenzione possono ridurre dal 35 al 70% delle infezioni ospedaliere. Per l’OMS, dunque, i programmi di prevenzione e controllo sono una delle maggiori priorità sanitarie globali insieme all’attuazione delle regolamentazioni internazionali sul tema e all’implementazione dei piani d’azione contro l’antibiotico-resistenza. Inoltre, includono anche la salute di pazienti e operatori sanitari; la qualità dell’assistenza sanitaria; la centralità della persona nelle cure; la prevenzione delle infezioni e la diffusione di prassi di corretta igiene.
La salute si conferma inoltre una priorità non solo sociale, ma anche economica. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’implementazione di misure come l’igiene delle mani e degli ambienti o la gestione degli antibiotici potrebbe ridurre il peso dell’antibiotico-resistenza dell’85%, con un risparmio economico pari a 0,7 euro pro-capite all’anno.
In particolare, migliorare l’igiene delle mani consentirebbe un risparmio di 16,5 dollari per ogni dollaro investito in questa direzione. Ecco perché – sottolinea ancora l’OMS – i piani di prevenzione e controllo sono altamente efficaci sotto il profilo economico e rappresentano il “miglior acquisto” che la sanità pubblica può fare nell’ottica di ridurre infezione e antibiotico-resistenza, migliorare la salute e proteggere i lavoratori della sanità.
“La pandemia di Covid-19 ha messo in luce molte sfide e lacune sul tema della prevenzione e controllo delle infezioni in tutte le regioni e i Paesi; anche quelli che avevano programmi più avanzati”, ha affermato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa. Ma “ha anche fornito un’opportunità senza precedenti per fare il punto della situazione – ha aggiunto – e aumentare rapidamente la preparazione e la risposta alle epidemie. La nostra sfida ora è garantire che tutti i paesi siano in grado di allocare le risorse umane, le forniture e le infrastrutture necessarie”.
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