L’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel primo Report sull’impatto dell’inattività fisica sulla salute globale: entro il 2030 ci saranno quasi 500 milioni di malati cronici in più a causa della sedentarietà. Un costo di quasi 300 miliardi di dollari americani per i sistemi sanitari, incalcolabile per la salute delle persone e dell’intero Pianeta.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), entro il 2030 quasi 500 milioni di persone nel mondo soffriranno di malattie cardiache, obesità, diabete o altre malattie croniche a causa della sedentarietà. I tre quarti dei malati vivranno in paesi a basso o medio-alto reddito. Una vera e propria pandemia che in dieci anni, fra il 2020 e il 2030, ci costerà 27 miliardi di dollari americani all’anno se i governi non prenderanno provvedimenti urgenti per promuovere l’attività fisica nella popolazione. Le stime sono contenute nel Report 2022 sull’impatto dell’inattività fisica sulla salute globale. Il primo del suo genere, realizzato proprio per accendere i riflettori sulla gravità del problema.
Nel Report, l’OMS monitora per la prima volta a livello mondiale le misure adottate in 194 paesi per implementare le 20 raccomandazioni dell’Organizzazione contenute nel Piano globale di azione sull’attività fisica 2018-2030 (GAPPA, Global Action Plan on Physical Activity). Fra queste, la realizzazione di strade sicure per incoraggiare sport come la camminata e il ciclismo; programmi ed eventi di promozione dell’attività fisica in contesti chiave come scuole, strutture di cure primarie, ambienti di lavoro. Raccomandazioni che rispondono anche all’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU: assicurare salute e benessere a tutti e a tutte le età.
Un quadro tutt’altro che lusinghiero: meno della metà degli Stati ha a cuore il problema
Il quadro che emerge non è purtroppo lusinghiero. Almeno l’81% degli adolescenti e il 27,5% degli adulti non pratica i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS. Meno del 50% dei paesi ha un piano nazionale sull’attività fisica e, anche fra i paesi che hanno adottato delle linee guida, queste sono effettivamente operative in meno del 40% dei casi.
Ancora, solo il 30% degli stati esaminati, inoltre, ha adottato linee guida nazionali per ogni gruppo d’età come raccomandato nel GAPPA. Quasi tutti i paesi dichiarano di aver adottato un sistema di monitoraggio dell’attività fisica fra gli adulti; il 75% fra gli adolescenti; meno del 30% fra i bambini di età inferiore ai 5 anni. Tuttavia, il report evidenzia le difficoltà nel raccogliere i dati e tracciare i progressi compiuti dagli stati ad esempio nel garantire spazi pubblici adeguati all’attività fisica, infrastrutture per pedoni e ciclisti, sport ed educazione fisica nelle scuole.
Pochi investimenti nella mobilità attiva e l’influsso negativo del Covid
Scarsi i risultati anche nella promozione della mobilità sostenibile e attiva, un’altra raccomandazione OMS: infatti, solo poco più del 40% dei paesi ha definito standard di sicurezza stradale per pedoni e ciclisti. E ancora, appena più della metà dei paesi ha promosso campagne di sensibilizzazione nazionale sul tema o organizzato eventi e dibattiti pubblici negli ultimi due anni a sostegno dell’attività fisica “di massa”.
In un contesto già critico, il Covid-19 ha ovviamente esercitato una pressione negativa. Non soltanto ha rallentato e bloccato le iniziative in cantiere, ma ha anche accentuato le disuguaglianze sociali ed economiche che impediscono l’accesso all’attività fisica e sportiva a tutti. Mostrando, allo stesso tempo, quanto sia importante avere l’occasione di praticare sport e attività fisica per la salute del corpo e della mente.
In dieci anni, la sedentarietà ci costerà quasi 300 miliardi di dollari americani
Come tutte le malattie ed epidemie, per l’OMS anche la sedentarietà ha ed avrà costi economici significativi senza un’inversione di rotta. Nel report si stima infatti che entro il 2030 la comunità internazionale arriverà a spendere quasi 300 miliardi di dollari americani, precisamente 27 miliardi all’anno, per affrontare la diffusione delle malattie croniche dovute all’inattività fisica. Questo anche perché circa un terzo delle politiche nazionali di contrasto alle malattie croniche e alla sedentarietà (28%) non vengono finanziate o implementate pur essendo adottate dai governi. Visto che circa il 70% dei costi sarà affrontato dai paesi ricchi, in conseguenza dell’ “inazione” anche i sistemi sanitari più avanzati potrebbero essere minacciati da malattie che potrebbero essere invece prevenute.
In Italia donne più sedentarie degli uomini a tutte le età
E in Italia? Che approccio abbiamo nei confronti dell’attività fisica? Secondo l’analisi dell’OMS dedicata al nostro Paese, il 91% dei decessi è provocato da malattie croniche ed in particolare cardiovascolari.
Dai dati raccolti dall’OMS, emerge inoltre che le percentuali di sedentarietà nelle diverse classi di età sono sempre sopra la media. Fra gli adolescenti, infatti, sono pari all’86% fra i maschi e addirittura al 92% fra le femmine. Negli adulti, al 36% fra gli uomini e al 46% fra le donne. Se guardiamo agli over 70, la percentuale aumenta nuovamente: i sedentari sono il 52%, le sedentarie il 62%. Oltre 1 miliardo di dollari americani all’anno il costo diretto affrontato dal sistema sanitario nazionale per malattie croniche e mentali associate alla sedentarietà.
Il nostro paese al top su sicurezza stradale, in coda per assistenza sanitaria primaria e digitale
A livello di politiche nazionali, le mancanze maggiori riguardano l’organizzazione di eventi di promozione dell’attività fisica aperti a tutti e il supporto concreto alle campagne nazionali di sensibilizzazione. Mentre l’OMS riconosce al nostro paese di aver adottato le migliori soluzioni possibili per combattere la sedentarietà con la legislazione sui limiti di velocità stradale e sulla guida sotto effetto di alcolici.
Insufficiente l’impegno a sostegno dell’attività fisica nelle strutture di assistenza sanitaria primaria e l’uso di strumenti digitali per combattere le malattie croniche. Non disponibili invece i dati per monitorare l’impegno a sostegno dell’attività fisica delle persone con disabilità e la qualità dell’educazione fisica nelle scuole. Non esiste infine un sistema nazionale di monitoraggio dell’attività fisica dei bambini sotto i 5 anni.
Il monito dell’OMS: c’è ancora molto da fare ma non è mai troppo tardi per diventare attivi
Alla luce di questi dati, il Report dell’OMS evidenzia che, nonostante i progressi compiuti, ancora c’è molto da fare per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Organizzazione: ridurre entro il 2030 almeno del 15% la sedentarietà a livello mondiale.
“E’ necessario che più paesi promuovano l’implementazione di politiche che incoraggino le persone ad essere più attive camminando, andando in bicicletta, praticando sport e altre attività fisiche. I benefici sono enormi, non solo per la salute fisica e mentale degli individui ma anche per le società, l’ambiente, le economie” osserva il Direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Ci auguriamo che questo report sia utile a costruire società più attive – aggiunge -, sane ed eque per tutti”.
Non esiste “una taglia giusta per tutti” – sottolinea ancora il report -, ma ciascun paese deve identificare e rafforzare le politiche di promozione del “circolo virtuoso” dell’attività fisica più adatte alla propria realtà nazionale. Essere attivi salvaguarda la salute di corpo e mente nelle persone di tutte le età e capacità fisiche. Soprattutto, non è mai troppo tardi per iniziare ad essere meno sedentari.
© Riproduzione riservata