L’indagine Eures “Omicidi in famiglia” fornisce uno spaccato molto interessante del fenomeno nel nostro Paese, per di più aggiornato a maggio di quest’anno. Gli omicidi in famiglia colpiscono in misura sempre maggiore gli anziani. Le vittime over 65 raggiungono il 30,1% (poco meno di 1 su 3) del totale e nel 2018 sono stati 49 in valore assoluto. Nel 2000 erano il 18% (1 su 5) del totale. Aumenta anche l’età media delle vittime e, seguendo l’invecchiamento della popolazione, passa dai 45 anni nel 2000 ai 48,8 del 2018. I ricercatori dell’Eures lo spiegano in parte con il crescente fenomeno degli omicidi pietatis causa (o compassionevoli), indotti dalla decisione dell’autore di porre fine ad una condizione di disagio estremo della vittima (grave malattia, demenza senile, ecc.) ritenuta insostenibile. Nel 2018 se ne sono verificati 23 casi (circa 2 al mese). Il 67% (109) delle vittime di omicidi in famiglia, nel 2018, sono donne.
Per ciò che concerne gli autori dei crimini sono, in maggioranza, uomini (circa l’88%), la cui età media è cresciuta, fra il 2000 e il 2018, di 7,6 anni, passando da 43,9 a 51,5 . Nello scorso anno, il 49,5% degli omicidi volontari commessi in Italia (163 su 329) è avvenuto all’interno della sfera familiare o affettiva. Si tratta della percentuale più alta mai registrata.
Quasi una vittima su due (49,1%) degli omicidi in ambito familiare si registra all’interno della relazione di coppia (in essere o passata) ma crescono soprattutto i figlicidi (del 47,6%, dai 20 del 2017 ai 31 del 2018). Si contano 31 figli uccisi dai genitori nel 2018, con una crescita del +47,6% sull’anno precedente.
Decresce invece (-34,4%) il numero dei genitori uccisi dai figli: nel 33,3% dei casi l’autore aveva disturbi psichici. Importante il risvolto sociale della motivazione addotta dai ricercatori che denunciano situazioni sempre più frequenti in cui ai figli è demandata la esclusiva cura di genitori sempre più anziani. I primi sono sempre meno capaci di gestire patologie complesse e multiproblematiche in assenza di un adeguato supporto di strutture di ricovero e di cura. Avviene così che, alla base di molti gesti “insani”, emergano liti, dissapori e moventi economici.
Dal 2000 a oggi, gli omicidi in famiglia sono stati 3.539, in media uno ogni 3 omicidi volontari commessi nel nostro Paese.
Nel 2018, le vittime di omicidi familiari aumentano al Sud (+14%, da 57 a 65 vittime) e al Centro (+7,1%, da 28 a 30) mentre diminuiscono al Nord (-16%, da 81 a 68), che ne registra comunque il numero in assoluto maggiore. Tra le province è Roma a segnare il record degli omicidi in famiglia (11), pari a +57,1% sul 2017, di cui 6 nella capitale), seguita da Caserta (9), Monza Brianza (8), Torino e Catania (7), Cagliari e Milano (5). Tra il 2000 e il 2018 le vittime al Nord sono state 1.625, pari al 45,9% del totale, seguite dalle 1.237 del Sud (35%) e dalle 677 del Centro (19,1%).
L’andamento degli omicidi in famiglia nei primi 5 mesi del 2019 (rispetto allo stesso periodo del 2018) segnala una nuova crescita del fenomeno (+10,3%). Il numero delle vittime è passato da 58 a 64, il che arriva a rappresentare il valore record del 51,2% degli omicidi totali (più di 1 su 2).
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