Nell’ultimo pellegrinaggio annuale alla Mecca, uno dei più sacri e importanti riti religiosi per i musulmani di tutto il mondo, sono morte oltre 900 persone, soprattutto anziani e donne
Oltre 900 pellegrini morti a causa delle condizioni climatiche estreme che hanno colpito la regione durante l’Hajj. Una tragedia che ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla gestione degli eventi di massa in condizioni climatiche avverse.
I pellegrini morti per il caldo alla Mecca
Il caldo soffocante che ha colpito la Mecca durante il pellegrinaggio è stato senza precedenti. Le temperature hanno raggiunto picchi oltre i 50 gradi, rendendo difficile per i pellegrini, molti dei quali anziani, sopportare il viaggio e i rituali. L’alta umidità, combinata con la mancanza di ombra e di acqua potabile in quantità sufficiente, ha creato un ambiente insopportabile. Molti dei partecipanti non erano preparati ad affrontare queste condizioni estreme e i servizi di emergenza sono stati sopraffatti dalla quantità di persone che necessitavano di assistenza medica.
Che cos’è e come funziona l’Hajj?
I 900 pellegrini morti alla Mecca stavano prendendo parte all’Hajj, il cammino annuale alla Mecca. Si tratta di uno dei cinque pilastri dell’Islam, che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita. Si svolge nel mese lunare di Dhu al-Hijjah e prevede una serie di rituali specifici. I pellegrini iniziano indossando l’ihram, un abito bianco che simboleggia purezza e uguaglianza. Seguono poi il Tawaf, sette giri intorno alla Kaaba (la costruzione situata al centro della Mecca, ndr) e il Sa’i, sette volte tra le colline di Safa e Marwah. Si procede poi verso il Monte Arafat per il sermone e la preghiera, momento culminante dell’Hajj. Dopo il tramonto, si va a Muzdalifah per raccogliere pietre usate nel rito della lapidazione del diavolo a Mina.
La gestione dell’emergenza
Le autorità saudite hanno messo in atto misure per cercare di mitigare l’impatto del caldo estremo, come la distribuzione di acqua e l’installazione di ventilatori e nebulizzatori nelle aree di maggiore affluenza. Tuttavia, questi sforzi si sono rivelati insufficienti di fronte alla magnitudine dell’evento. Le strutture mediche locali sono state rapidamente sopraffatte e molti pellegrini non hanno ricevuto l’assistenza necessaria in tempo utile.
La critica è stata rivolta anche alla gestione generale del pellegrinaggio, con accuse di mancata pianificazione e preparazione adeguata ad affrontare condizioni climatiche di questo tipo. Molti esperti hanno sottolineato che, con il cambiamento climatico in corso, tali eventi potrebbero diventare sempre più frequenti, richiedendo un ripensamento radicale delle misure di sicurezza e delle infrastrutture necessarie per garantire la sicurezza dei pellegrini.
I rischi del riscaldamento globale sui più fragili
Questa tragedia ha sollevato una serie di domande cruciali sulla sicurezza dei pellegrini durante l’Hajj. La comunità internazionale e molti paesi che inviano pellegrini alla Mecca hanno chiesto una revisione delle procedure di sicurezza e della gestione delle emergenze. Le autorità saudite, da parte loro, hanno promesso di condurre un’indagine approfondita per identificare le cause della tragedia e prevenire futuri disastri.
Senza dubbio, però, il riscaldamento globale rappresenta una delle maggiori minacce per la salute pubblica, con rischi particolarmente elevati per le popolazioni più fragili. L’aumento delle temperature medie globali porta a ondate di calore più frequenti e intense, che possono causare colpi di calore, disidratazione e aggravamento di malattie croniche. Gli anziani sono particolarmente vulnerabili a questi effetti a causa della diminuita capacità di regolare la temperatura corporea, della presenza di condizioni che possono limita l’accesso a luoghi freschi e idratati. Inoltre, le temperature estreme possono compromettere la qualità dell’aria, aumentando i livelli di inquinanti e allergeni che peggiorano patologie respiratorie e cardiovascolari.
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