Sabrina Stoppiello, responsabile del Censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istat «Anziani e giovani particolarmente attivi in ambito ricreativo-sanitario e nell’assistenza sociale»
“Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un ente del Terzo settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà”. Questa la definizione giuridica riportata nella Legge Riforma del Terzo settore, che descrive coloro che operano nell’ambito del volontariato. Una realtà – tra le tante – cara anche all’Organizzazione delle Nazioni Unite, tanto da istituire – nel 1985 – la Giornata internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale che ricorre proprio in questo mese, quasi in concomitanza alla Giornata mondiale della solidarietà umana. Due occasioni distinte ma imprescindibilmente legate dall’intento comune di promuovere azioni utili al bene del prossimo e dell’umanità intera.
A fare il punto sullo stato di salute del volontariato in Italia, tra istituzioni non profit (Inp) e personale operativo, la seconda edizione del Censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istat – aggiornata al 2021 -, che fornisce un quadro della situazione utile a comprendere numeri e ambiti di applicazione.
Cresciute del 53,3% negli ultimi vent’anni, oggi sono oltre 360.000 le Inp attive nel paese, costituite soprattutto da associazioni (84,9%), a cui si accodano cooperative sociali con il 4,2% e fondazioni (2,3%); l’8,6% riveste invece altre forme giuridiche.
Tra le diverse attività curate da istituzioni non profit prevalgono quelle inerenti all’ambito sportivo con il 33,7%, seguito dal settore artistico-culturale (15,3%), ricreativo e di socializzazione (14,1%), di assistenza sociale e protezione civile (9,8%). Un 6,9%, infine, si dedica a relazioni sindacali e rappresentanza di interessi.
Rispetto alla distribuzione sul territorio, la presenza più consistente di Inp si registra al Nord con un complessivo 50,4%; a seguire, il Centro con il 22,1%, il Sud e le Isole, rispettivamente con il 18,1% e il 9,4%.
La realtà di queste istituzioni può contare su grandi numeri di volontari. Il totale di persone operative supera infatti i 4,6 milioni, di cui il 58,3% uomini e il 41,7% donne. Una cifra notevole, anche se rispetto al 2015 – anno del precedente Censimento -, si rileva un calo del 16,5%. Una decrescita probabilmente imputabile allo stop imposto dal Covid e dalla lenta ripresa post pandemica.
Alimentato dal desiderio di contribuire al bene dei singoli e della collettività, il fenomeno del volontariato coinvolge tutte le generazioni, in particolar modo la fascia dei 30-54enni (38%), immediatamente seguita dai 55-64enni con il 24% e dagli over 65 con il 22%. La presenza dei giovani non manca: il 13% dei volontari ha un’età compresa tra i 19 e i 26 anni, mentre il 3% rientra nella fascia degli under 18. È importante sottolineare, inoltre, che il 54% di coloro che trovano tempo da investire in questo ambito è regolarmente occupato in una propria attività lavorativa, nel 9% dei casi si tratta di studenti, mentre il 28% è in pensione.
Gli ambiti in cui i volontari prestano maggiormente la loro opera vanno dall’attività ricreativa a quella sanitaria, fino all’assistenza sociale, settori che vedono in particolar modo la partecipazione di senior e giovani. A confermarlo, attraverso un’intervista pubblicata sul canale YouTube dell’Istat, è la dottoressa Sabrina Stoppiello, responsabile del Censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istituto di statistica: «Sono un milione gli ultrasessantacinquenni impegnati nel settore del volontariato. Di questi, circa un quarto dedica il proprio tempo a organizzazioni che svolgono attività ricreative e di socializzazione, mentre un quinto presta la propria opera nel settore dell’assistenza sociale e protezione civile. Proprio la presenza in questo ambito è la peculiarità del loro coinvolgimento, a riprova della capacità delle fasce più anziane della popolazione di mettersi ancora in gioco e di essere in alcuni casi a supporto dei soggetti fragili». Passando alle generazioni più giovani, continua Stoppiello, «sono circa 600.000 i ragazzi dai 19 ai 29 anni impegnati in queste attività. Anche se il 56% si concentra nel campo della cultura, sport e ricreazione, quello che caratterizza maggiormente il loro impegno è l’ambito sanitario, in cui sono presenti per il 17,3% del totale del settore, in particolare negli altri servizi sanitari, in cui sono inclusi soccorso e trasporto, donazione sangue e organi, attività di clown terapia-pet therapy e di accoglienza e orientamento».
Sotto l’aspetto geografico, la distribuzione di personale operativo nel paese è ovviamente allineata alla presenza di istituzioni non profit e vede il Settentrione detenere il primato di volontari attivi: il 30% nel Nord-Ovest e il 26% nel Nord-Est. A seguire, il Centro con il 23%, il Sud con il 14% e il 7% nelle Isole.
L’analisi Istat ci aiuta, dunque, a comprendere entità e componenti di un fenomeno che trae linfa dalla generosità di numerose persone, le stesse che mettendo a disposizione tempo, competenze ed energie, generano un impatto positivo sulla vita degli altri, in particolar modo in contesti carenti di risorse adeguate. Una considerazione, quest’ultima, che chiama a una riflessione, rendendo auspicabile l’individuazione di possibili interventi volti a introdurre misure di sostegno che favoriscano crescita e sviluppo di un settore tanto importante, per i singoli individui e per l’intera collettività.
© Riproduzione riservata