Nel 2000 l’Unione Europea promulgava l’articolo 25 della sua Carta dei Diritti Fondamentali. In questo modo intendeva riconoscere e tutelare il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e a partecipare alla vita sociale e culturale.
A venti anni di distanza proprio in questi giorni parte la campagna #OldLivesMatter – “Le vite degli anziani contano”. Lo scopo è combattere le discriminazioni verso i senior e sensibilizzare i cittadini, i media e le istituzioni al rispetto nei loro confronti. Anche la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG) e la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) vi hanno aderito, insieme ad altre 42 organizzazioni di 29 Paesi diversi.
L’ageismo nella società di oggi, un nemico invisibile
Per ageismo s’intende la discriminazione attuata nei confronti di una persona in base alla sua età. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso. Forse anche perché, a differenza di sessismo e razzismo, non è punito per legge. Non solo: la maggior parte delle persone, molto spesso, non è neppure consapevole di contribuire all’affermazione di stereotipi che ledono la dignità stessa della persona anziana.
Secondo uno studio condotto a livello europeo, il 28% degli anziani riferisce episodi di intolleranza. Più di coloro, quindi, che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%). L’ageismo è presente ovunque nella società, accompagnato dal culto dell’eterna giovinezza, dalle pubblicità delle creme antinvecchiamento, sino alla stigmatizzazione nel mondo del lavoro.
Dal canto suo, anche 50&Più – che da anni conosce il fenomeno – ha voluto sondarlo e indagarlo con un recente sondaggio i cui risultati saranno presto resi noti.
La discriminazione verso i senior nel Servizio Sanitario Nazionale
Ma forse la più profonda discriminazione nei confronti dei senior è evidente nelle politiche per la salute. Un pregiudizio saltato agli occhi durante l’emergenza Covid, quando la selezione delle priorità delle cure intensive ha investito anche fattori legati all’età.
Un atteggiamento presente tuttavia anche nelle pratiche sanitarie ordinarie. Come ha rilevato infatti Alessandro Boccanelli, presidente della SICGe, la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica: «Gli anziani sono discriminati, tanto che invecchiando si dimezzano le cure per il cuore. Le corrette cure cardiologiche migliorano la sopravvivenza e la qualità di vita. Tuttavia diminuiscono man mano che avanzano gli anni». Del resto – sottolinea la SIGGe – ogni anno in Italia 150mila over 65 sono colpiti da infarto o ictus e 200mila si ammalano di scompenso cardiaco. Un esercito di pazienti troppo spesso tagliati fuori dalle terapie più avanzate quanto più sono anziani, senza valide ragioni cliniche né economiche, ma solo per l’età. Invece è vero il contrario: «Gli anziani in forma – rileva Boccanelli – possono essere una preziosa risorsa sociale e si stima che possano far crescere la produttività del Paese dell’1%».
Serve una nuova cultura sanitaria che metta al bando le discriminazioni sull’età
L’aumento dei pazienti in età geriatrica ha incrementato le risorse umane ed economiche destinate a questa fascia di età.
Eppure l’invecchiamento viene ancora associato in medicina ad un’inevitabile presenza di patologie e all’abbassamento dello stato di salute. Manca una cultura che metta al bando l’ageismo, sia da parte del Servizio Sanitario Nazionale – sostiene Boccanelli – sia da parte degli stessi anziani. Il primo non investe abbastanza risorse nelle cure, i secondi vengono considerati spesso “troppo vecchi” per averne benefici.
La campagna #OldLivesMatter in tre video
Grazie a tre video in più lingue, la campagna #OldLivesMatter intende dimostrare come la discriminazione verso i senior sia un atteggiamento così comune da passare persino inosservato. I cortometraggi, girati dal regista francese Jean-Paul Lilienfeld, affrontano tre casi di razzismo ordinario e universale. Il tono è umoristico e originale. La loro visione su YouTube è diretta a tutti, perché combattere l’ageismo significa preparare oggi il futuro di ciascuno di noi. Anche di chi è più giovane e che potrebbe riconoscersi indirettamente nelle parole (e nei pensieri) dei protagonisti.
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