Corinne Ellemeet, esponente della sinistra verde olandese (la Groenlinks) ha presentato una proposta di legge che riguarda i criteri di valutazione di alcuni tipi di cure sanitarie per gli over 70. Come riporta Lifesitenews (sito di informazione on-line ), Ellemeet ha insistito sul fatto che si tratta di una iniziativa per dare agli anziani “la migliore assistenza possibile”; non guidata dall’esigenza di “risparmiare denaro”, ma per evitare “overtreatment” (trattamenti sovradimensionati) rispetto alle condizioni generali del paziente.
La Ellemet parte dalla osservazione che il 70% dei pazienti negli ospedali olandesi ha più di 70 anni e che, prima di sottoporli a certi trattamenti, bisognerebbe compiere una valutazione costi-benefici avviando uno screening preventivo a cura dei geriatri ospedalieri. Fra i trattamenti avanzati e costosi comprende le operazioni cardiache, il trattamento del cancro, la dialisi renale e simili. Per la Ellemeet , “la ricerca dimostra che il trattamento eccessivo dei pazienti anziani è ancora un evento quotidiano”. In altri termini, la volontà del paziente di continuare a vivere, in Olanda, dovrebbe essere subordinata alla decisione del geriatra e alle sue previsioni sulle aspettative e sulla qualità di vita del paziente.
La dott.ssa Hanna Willem, presidente dell’associazione olandese di geriatria clinica, sostiene che bloccare certi trattamenti “aggiunga qualità alla vita al paziente”. Parte della stampa, sia nei Paesi Bassi che in Belgio, ha criticato questa impostazione.
Il quotidiano Le Soir ha pubblicato una serie di articoli citando uno studio del centro federale per l’assistenza sanitaria (KCE) sull’accettazione pubblica dei risparmi dell’assistenza sanitaria in Belgio. Dalla ricerca emerge che i fiamminghi di lingua olandese sono i più propensi ad approvare il rifiuto di cure costose agli anziani rispetto ai francofoni valloni.
Le Soir ha aggiunto che nei Paesi Bassi confinanti, i pazienti con più di 75 anni non ricevono più impianti di pacemaker sulla base di valutazioni riguardanti la loro età. In tale società, dove l’eutanasia è ampiamente considerata accettabile, questo può essere visto come un modo per gestire l’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria per una fascia di popolazione in rapida crescita. Critiche sono arrivate anche dalla Francia dove il quotidiano parigino Libération ha scritto che in base a questa proposta “più di un belga su tre dovrebbe essere o è stato preparato a ridurre le cure per gli anziani per risparmiare denaro”.
Trattandosi di diritti fondamentali della persona riguardanti la salute, l’argomento è stato rilanciato di recente, anche sui social, in vista delle elezioni europee.
A parte le motivazioni di ordine etico, bisogna considerare che, in molti Paesi europei, l’eutanasia è un principio molto discusso e non normato dai singoli ordinamenti giuridici. Esistono poi alcune implicazioni della proposta in termini di giustizia sociale. Ogni geriatra giudicherebbe soggettivamente le condizioni fisiologiche del paziente anziano per decidere su trattamenti essenziali; inoltre, i più ricchi potrebbero continuare a curarsi pagando le cure di tasca propria mentre tutti gli altri sarebbero assoggettati ad un regime pubblico che decide per loro. Esiste poi un problema oggettivo di dotazione strutturale dei singoli sistemi sanitari europei. In Italia, secondo paese i più longevo d’Europa, le borse di specializzazione in geriatria nell’ultimo anno sono state solo 169 contro un fabbisogno stimato dalle associazioni mediche, sulla base dei tassi invecchiamento della popolazione, di almeno 2000 specialisti. Mancherebbero, insomma, anche i “medici” addetti alla valutazione sulla ammissibilità delle cure .
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