2 giugno 2024, la Repubblica italiana compie 78 anni. Storia e significato di un anniversario che merita di essere celebrato
Il tema scelto quest’anno per le celebrazioni della Festa della Repubblica è, come ci si aspetta, solenne e impegnativo: “A difesa della Repubblica. Al servizio del Paese” La giornata di oggi a Roma – cuore della festa – inizia con l’alzabandiera presso l’Altare della Patria e l’omaggio del Presidente della Repubblica al Milite Ignoto. Seguono gli spettacoli di rito: la parata, il passaggio nei cieli delle Frecce Tricolori (la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo), l’apertura al pubblico dei Giardini del Quirinale. Analoghe manifestazioni si svolgono ovunque in Italia dove quest’anno, per la prima volta, sono aperti e gratuiti i musei e i siti archeologici statali. Una festa di tutti e per tutti, ricca di simbolismo, e forse vale la pena di ricordare gli eventi che l’hanno preceduta.
La caduta della monarchia
Con il referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 gli Italiani – e, per la prima volta al voto, anche le italiane – voltano le spalle alla monarchia, considerata troppo compromessa col fascismo (le leggi razziali sono del 1938) e la guerra disastrosa. La dinastia dei Savoia aveva regnato sull’Italia dal 1861 al 1946. Una monarchia “breve”: solo 85 anni, dall’Unità alla II Guerra Mondiale, segnati da conflitti ed errori (l’ultimo, l’allontanamento da Roma dopo l’8 settembre del ’43). A nulla valgono i tentativi in extremis del re Vittorio Emanuele III, di formazione liberale, per scongiurare la perdita della corona. Inclusa l’abdicazione, il 9 maggio del ’46, a favore del figlio Umberto, passato alla storia come il Re di maggio. E il tentativo di quest’ultimo di dare vita ad una monarchia socialista col sostegno della moglie Maria Josè.
Il voto di un popolo unito
La transazione dalla monarchia alla repubblica avvenne in un clima di tensione: si parlava di un paese spaccato in due, un Nord repubblicano e un Sud monarchico, col rischio di disordini e violenze. Va però ricordato che il 20% dei voti repubblicani era al Sud, mentre nel Piemonte sabaudo alla Repubblica andò il 56,9% dei voti. Ciò che legava gli italiani di allora, alla fine di un periodo complesso – tra le azioni dei partiti antifascisti e l’avanzata degli alleati -, era una prospettiva comune per dare vita a qualcosa di nuovo. Per la prima volta dopo la fine del Ventennio, la società poteva esprimersi liberamente. Con la fine delle leggi fascistissime che avevano esautorato i partiti, sciolto i sindacati e soppressa la libertà di stampa, risorsero queste espressioni della libertà di pensiero.
Una vittoria corale
Quel 2 giugno andarono al voto quasi 25 milioni di cittadini, più dell’89% della popolazione. I voti validi furono 23.437.143, di questi 12.718.641 (il 54,27%) per la Repubblica e 10.718.502 (il 45,73%) a favore della Monarchia. Lo scarto minimo dell’elettorato in effetti ci fu, in parte anche motivato dalle incognite politiche e socio-economiche della scelta repubblicana. A ciò bisogna aggiungere il radicamento di un’istituzione che per molti rappresentava comunque l’identità di nazione, sebbene discussa. Il 13 giugno Umberto II, l’ultimo re di Italia, parte per l’esilio. Dopo le polemiche sulla regolarità del referendum, le accuse di brogli e i ricorsi, il 18 giugno l’Italia cessa ufficialmente di essere una monarchia e diventa una Repubblica. Disse Pietro Calamandrei, uno dei padri della Costituzione: “Mai nella storia è avvenuto, né mai ancora avverrà, che una repubblica sia stata proclamata per libera scelta di popolo mentre era ancora sul trono il Re”.
Il presidente che ha conquistato gli italiani
Da allora molta acqua è passata, le istituzioni repubblicane hanno sconfitto il fenomeno del terrorismo politico che ha sconvolto l’Italia dalla fine degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta, dimostrando di avere radici solide. Un sondaggio del quotidiano La Repubblica mostra che, al di là dello spaccamento tra i partiti, gli italiani si riconoscono nella figura e nella persona del presidente Mattarella. Il suo sostegno – cresciuto negli anni – è trasversale rispetto ai partiti e all’età: tra gli over 65 raggiunge quasi il 90%. Seguono gli over 50 e poi gli under 30, tra i quali la popolarità è superiore al 70%. Ed è lui, il simbolo concreto dell’unità, a presiedere oggi, ancora una volta, la festa di tutti gli italiani.
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