Marco Aurelio la definiva “la gioia dell’umanità” in netta contrapposizione con l’arroganza. Perché la gentilezza è sinonimo di pazienza, sensibilità, empatia. Vuol dire offrire attenzione a chi abbiamo intorno, anche attraverso piccoli gesti. È una qualità che permette di vivere meglio il luogo di lavoro, la famiglia, gli amici e gli spazi pubblici, dal condominio al mezzo di trasporto.
Il Movimento mondiale per la gentilezza
La storia della Giornata Mondiale della Gentilezza inizia a Tokyo nel 1997, quando alcune associazioni di diversi Paesi – tra cui Australia, Thailandia, Stati Uniti e Regno Unito – si riuniscono per sostenere la gentilezza nella società. Tutto è avvenuto nella giornata del 13 novembre e, da allora, questa data è stata scelta per ricordare l’avvenimento.
I Paesi partecipanti decidono quindi di dare vita ad un movimento internazionale e firmano una dichiarazione che sancisce il loro “impegno a unirsi per un mondo più gentile e più compassionevole”.
Da allora il Movimento mondiale per la gentilezza si è speso anche per un pieno riconoscimento di questa giornata da parte delle Nazioni Unite: “Per evidenziare le buone azioni compiute nella comunità – dice un documento redatto dallo stesso Movimento – concentrandosi sul loro potere positivo grazie al filo conduttore della gentilezza”. Un modo per dare a questo evento la stessa valenza di altre celebrazioni internazionali, come la Giornata della Pace e quella della Salute.
I numerosi eventi che si svolgono in questo giorno attirano innumerevoli partecipanti in tutto il mondo. Tutti sono chiamati a compiere almeno tre azioni per accogliere, aiutare e sostenere il prossimo. Perché la gentilezza è contagiosa.
Essere gentili per una società più serena
Secondo lo psicologo Antonino Ferro della Società di Psicologia Italiana (Spi) basta seguire poche regole per essere gentili: ascoltare il prossimo con attenzione, cercare di rispondere ai suoi bisogni, compiere gesti semplici di altruismo che fanno star bene, come lasciare il parcheggio ad un altro automobilista o portare la spesa del vicino.
Si tratta di piccole azioni che contribuiscono alla reciproca felicità. E noi, in concreto, cosa possiamo fare per diffonderla? Ad esempio, avendo un sorriso anche per una persona che non conosciamo, oppure tenendo una porta aperta o rinunciando al posto a sedere. O complimentandoci per un nuovo acquisto.
Anche questi piccoli gesti sono un bel modo per mostrare gentilezza agli altri, ma le circostanze sono infinite. Questa Giornata offre l’opportunità di mettere in luce la creatività, pensando a come mostrare l’attenzione per il prossimo in modo unico e originale.
Non essere egoisti ci rende più longevi
C’è anche un altro motivo per amare questo giorno. Un motivo più egoistico: essere gentili vuol dire avere meno probabilità di essere stressati. Chi è gentile, infatti, produce il 23% in meno di cortisolo, l’ormone dello stress. Ciò significa che le persone che praticano la gentilezza invecchiano molto più lentamente. Essere gentili ripaga. Fa bene alla nostra salute.
Il Movimento Italiano per la Gentilezza
Il Movimento Italiano per la Gentilezza è nato a Parma nel 2000. Dalle pagine del suo sito diffonde il proprio principio ispiratore: la disponibilità a comprendere i problemi del prossimo per cercare di risolverli, ricevendo in cambio la mera soddisfazione di aver aiutato qualcuno.
Il Movimento – il cui motto “La gentilezza è rivoluzionaria” – più concretamente ci ricorda l’importanza della diffusione della gentilezza nella nostra epoca. È lei che insieme al senso civico, al rispetto delle regole, dell’ambiente e delle persone, contribuisce significativamente ad una più armonica convivenza tra gli uomini.
C’erano una volta le buone maniere
La gentilezza è infatti composta da due facce. Da un lato, c’è la bontà d’animo che spinge a gesti di generosità. Dall’altro, l’aspetto formale del galateo e dell’educazione. Che tuttavia è importantissimo per una serena convivenza tra le persone.
Un tempo le buone maniere si studiavano a scuola, ovvero come essere gentili a casa e fuori. Era impensabile fare a meno di un “grazie”, di un “prego” o di un “per favore” (prima di chiedere qualunque cosa). Poi gli anni hanno contribuito ad allentare il filo rosso che lega le società. La gentilezza, appunto. Che, per fortuna, ora sta tornando di moda.
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