Quando nel 2013, Google presentò al mondo i primi smart glass, gli occhiali “intelligenti”, fu subito chiaro di trovarsi davanti ad una rivoluzione nel campo della tecnologia. Conosciuti come Google Glass, gli occhiali furono sviluppati dalla X, una struttura semi-segreta gestita dalla Alphabet Inc, che si occupa di lavorare su importanti innovazioni tecnologiche. Le “super-lenti”, una volta indossata la montatura, offrivano un’interfaccia visuale basata su schermi a prismi proiettati direttamente nell’occhio. Questi consentivano agli utenti di accedere a informazioni in tempo reale, effettuare chiamate, scattare foto e video e persino navigare su Internet: tutto attraverso semplici comandi vocali e gestuali. Un po’ come avere uno schermo costantemente davanti agli occhi. Niente più smartphone o pc portatili: l’accesso alla rete e il modo di comunicare sarebbero stati sovvertiti per sempre. Tuttavia, l’accoglienza del pubblico, dopo lo stupore iniziale, divenne tiepida. Innanzitutto, si poneva un problema sostanziale: la privacy. Le persone erano preoccupate che l’apparecchio potesse essere utilizzato per registrare o fotografare senza il consenso degli altri. Paura confermata dal fatto che diversi luoghi pubblici e commerciali negli Stati Uniti iniziarono a porre restrizioni di accesso per i possessori dei Google Glass. Poi il design. All’inizio futuristico e innovativo, venne considerato, poco dopo, asettico e invadente. L’apparecchio aveva una forma insolita e sembrava fuori luogo in molte situazioni sociali. Altra questione era legata alla batteria, fortemente limitata da un utilizzo costante, e la mancanza di un pacchetto di applicazioni valide da utilizzare con l’occhiale. Ultimo enorme ostacolo, il prezzo: oltre 1.500 dollari per i residenti in America e 1.000 sterline per il mercato britannico. Un costo eccessivo che ha scoraggiato Google a portare avanti lo sviluppo, interrompendone di fatto la produzione per il grande pubblico nel 2015. La fine di tutto? Macché. La tecnologia può rallentare, ma non smette mai di progredire. Nel 2021, grazie ad una collaborazione tra Facebook & Ray-Ban, sono arrivati i Ray-Ban Stories, nuova generazione di occhiali interattivi nati con la promessa di invadere il mercato dei prodotti tech indossabili. Con i nuovi occhiali è possibile vedere attraverso le lenti la realtà “aumentata”, cioè corredata da una enorme quantità di dati relativa a ciò che si sta osservando. È come avere una guida che spiega costantemente tutto quello che ci circonda. Le stanghette della montatura (ora molto più elegante) permettono di controllare l’occhiale per telefonare e per ascoltare musica grazie ad un collegamento bluetooth. La telecamera integrata rimane nascosta ma, per la privacy, si illumina un led quando scatta una foto. E questo è solo l’inizio, perché le altre grandi aziende del settore non sono rimaste a guardare. Amazon, Huawei e Xiaomi, solo per citare le più grandi, hanno già aggredito il mercato con modelli che si aggirano intorno ai 350 euro. A questa corsa alla rivoluzione non poteva mancare di certo Apple, che sta studiando una tecnica per eliminare direttamente ogni gesto delle mani e valorizzare i movimenti della testa. Il futuro si trova proprio dietro al vetro.
© Riproduzione riservata