Oltre 100 mila operatori sociosanitari in Inghilterra rischiano di perdere il posto. Dall’11 novembre non potranno più lavorare senza aver ricevuto la seconda dose del vaccino contro il Covid.
A lanciare l’allarme è l’organizzazione Anchor, specializzata nell’assistenza alla persona in residenze e a domicilio. La no profit, infatti, ha esortato il Governo a posticipare la scadenza della vaccinazione ai lavoratori delle strutture residenziali assistite.
Anche se la percentuale di chi non ha ancora ricevuto le due dosi è di un solo operatore su dieci, l’impatto sulle strutture rischia di essere rilevante. Questo perché il completamento del ciclo vaccinale è stata definita una condizione di base per lavorare in una Rsa.
Obbligatoria la seconda dose di vaccino per gli operatori delle RSA inglesi
“Se nelle località più piccole dovesse cominciare a mancare il personale ci sarebbero automaticamente meno posti letto e un blocco all’accesso di nuovi ospiti”. Lo ha dichiarato Rob Martin, amministratore delegato di Anchor, che prosegue: “Senza contare le ripercussioni sull’assistenza delle persone che non possono essere mandate a casa.”
Secondo i dati del Sistema sanitario nazionale del Regno Unito, mancherebbero più di 105 mila operatori sanitari. Inoltre, dal maggio scorso la forza lavoro nelle case di cura è già diminuita di oltre 10 mila unità. Un fenomeno che si divide tra no-vax e operatori che si trasferiscono nel settore della sanità pubblica perché sotto pressione e in carenza di organico nelle strutture socio-assistenziali private. Si aggiunge poi l’obbligatorietà della seconda dose per entrare al lavoro negli ospedali che scatterà dalla primavera del 2022 e non da questo mese.
Il personale di assistenza a rischio
Le aree in cui la maggior parte del personale di assistenza rischia di perdere il posto sono Manchester, Thurrock e Nottingham. Si aggiunge poi il sobborgo londinese di Wandsworth.
Il Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale ha dichiarato che la maggior parte di residenti e personale delle Rsa è vaccinata con due dosi, ma bisogna comunque fare di tutto per proteggere i più vulnerabili. Oltre il 94% degli operatori ha ricevuto la prima dose, quasi il 90% anche la seconda.
“Con il personale che rischia di essere lasciato a casa – ha dichiarato Nadra Ahmed della National Care Association – saranno messe in grande difficoltà anche molte persone vulnerabili e le loro famiglie che non sapranno come intervenire.”
Il settore privato della cura, con l’organizzazione Anchor in testa, ha ribadito il pieno sostegno all’obbligatorietà dei vaccini, ma ha specificato che non dovrebbe esserci una disparità di trattamento fra pubblico e privato nei tempi di applicazione delle nuove disposizioni di legge.
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