Secondo uno studio condotto dall’Ucla di Los Angeles il Paxlovid – un farmaco antivirale – non riduce in modo significativo i ricoveri ospedalieri e la mortalità causata dal Covid-19 tra gli anziani vaccinati.
Ad inizio 2022 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva raccomandato fortemente l’uso del Paxlovid, l’antivirale contro Sars-Cov-2 sviluppato da Pfizer. Il farmaco serve a trattare in maniera precoce gli individui positivi ma che presentano un alto rischio di progressione verso forme gravi di Covid-19. Ora però uno studio dell’Ucla di Los Angeles sembra mettere in dubbio tutto e riscontrare che per gli anziani che lo hanno assunto non si è riscontrato un calo significativo nei ricoveri e nella mortalità.
Paxlovid, cos’è e come agisce contro il Covid
Il Paxlovid è un farmaco antivirale utilizzato per il trattamento del Covid che contiene due principi attivi, il nirmatrelvir e il ritonavir. La molecola interrompe la moltiplicazione del virus nelle cellule umane, aiutando l’organismo a combattere l’infezione. Il nirmatrelvir, infatti, agisce bloccando un enzima necessario al virus per replicarsi, mentre il ritonavir potenzia l’effetto del nirmatrelvir. È indicato per trattare adulti con Covid che però non hanno bisogno di ossigenoterapia supplementare e che sono a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. L’obiettivo è quello di prevenire il peggioramento dei sintomi e ridurre il rischio di ospedalizzazione.
Funziona oppure no? Lo studio dell’Ucla
Per il nuovo studio i ricercatori hanno sfruttato un esperimento naturale in Ontario (Canada). Tra l’1 aprile e il 30 novembre 2022, l’Ontario ha implementato una politica restrittiva in base all’età per l’accesso al Paxlovid. Lo ha quindi riservato agli adulti sintomatici e positivi a Covid di età pari o superiore a 70 anni. A meno che non fossero immunodepressi o presentassero altri fattori di rischio.
Confrontando i risultati di pazienti appena al di sotto e appena al di sopra dei 70 anni (plausibilmente simili, fatta eccezione per la loro esposizione al Paxlovid) gli esperti hanno scoperto che tra 1,6 mln di anziani dell’Ontario altamente vaccinati, la politica di limitare il Paxlovid a chi aveva dai 70 anni in su ha portato a un aumento del 118% del tasso di prescrizioni appunto allo scattare dell’età di 70 anni. Il raddoppio del tasso di prescrizione però non si è tradotto, osservano gli autori, in un miglioramento dei ricoveri ospedalieri correlati al Covid e per tutte le cause o dei risultati di mortalità per tutte le cause.
“Dal momento che lo studio non ha rilevato alcun effetto significativo sui ricoveri ospedalieri e sui decessi Covid tra gli anziani vaccinati, i nostri risultati sottolineano l’urgente necessità di ulteriori studi clinici randomizzati che esaminino gli effetti di Paxlovid nelle popolazioni ad alto rischio, come i sottogruppi di anziani fragili o immunodepressi”, ha concluso Katherine Kahn, autrice senior dello studio.
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