Un recente decreto del ministro dell’Interno prevede il versamento di una garanzia finanziaria di 5.000 euro da parte dei migranti privi di passaporto che vogliono evitare i centri di permanenza temporanea.
Una “cauzione” di circa 5000 euro. È quanto ogni singolo migrante dovrà versare allo Stato italiano in attesa dell’esito della procedura di richiesta d’asilo, se non vuole essere trattenuto in un centro di permanenza temporanea. La misura, contenuta in un decreto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi pubblicato lo scorso 23 settembre sulla Gazzetta Ufficiale, si applica ai richiedenti asilo provenienti da “Paesi sicuri”, che non siano in possesso di passaporto o documento equipollente o che abbiano eluso o tentato di eludere i controlli.
La possibilità della garanzia finanziaria verrà comunicata al migrante immediatamente, all’atto d’avvio della procedura di controllo. La somma dovrà essere versata “entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”, in un’unica soluzione “mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa” e direttamente dall’interessato, senza che terze persone possano intervenire a pagarla al suo posto.
Un richiamo ad una direttiva preesistente
La norma richiama una direttiva del ministro dell’Interno dell’1 marzo 2000, in cui si dispone che “lo straniero, ai fini dell’ingresso sul territorio nazionale, indichi l’esistenza di idoneo alloggio nel territorio nazionale, la disponibilità della somma occorrente per il rimpatrio e comprovi la disponibilità dei mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”. La somma di 4.938, infatti, servirà a garantire i costi di un eventuale rimpatrio e quelli di alloggio e di “sussistenza minima” nel periodo di quattro settimane che si ipotizza necessario per l’esito della procedura di richiesta d’asilo.
La reazione dei partiti
Il provvedimento ha prevedibilmente suscitato una dura reazione dei partiti di opposizione al governo di Giorgia Meloni. Elly Schlein, segreteria del Partito Democratico, ha parlato di norma contraria al diritto internazionale e di governo “forte coi deboli e debole coi forti”. Il segretario di Più Europa Riccardo Magi ha bollato il provvedimento come “scafismo di Stato”, scommettendo sulla sua bocciatura da parte della Corte di Giustizia europea, già intervenuta a sanzionare una norma simile adottata dall’Ungheria nel 2020.
Le perplessità dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
Perplessità ha sollevato anche l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione che denuncia l’inverosimiglianza che un migrante accumuli 5.000 euro prima di partire o riesca a procurarseli entro 72 ore dall’arrivo, nel tempo cioè della durata della procedura di fotosegnalazione e raccolta delle impronte digitali in base alla normativa europea. Anche il termine di 28 giorni per l’esito della richiesta d’asilo sarebbe largamente ottimistico, con la conseguenza che, allo scadere della garanzia, il migrante verrebbe comunque destinato a un centro di accoglienza.
La risposta del ministro Piantedosi sul decreto
Dal canto suo il ministro Piantedosi ha specificato che il decreto recepisce una direttiva dell’Unione Europea volta a velocizzare il processo di accertamento dello status di rifugiato e di eventuale rimpatrio dei migranti, che attualmente arriva a durare fino a tre anni. Inoltre, le norme contenute nel provvedimento non si applicheranno agli attuali centri di accoglienza, ma a nuove strutture per il “trattenimento” dei richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri come la Costa d’Avorio e la Tunisia, principali serbatoi dei flussi migratori diretti in Italia. Il primo dei nuovi centri è stato aperto in questi giorni a Pozzallo, sull’estremo litorale meridionale della Sicilia, in provincia di Ragusa.
(Foto apertura: Alessio Tricani / Shutterstock.com)
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