In qualsiasi momento dell’esistenza le relazioni restano un elisir di lunga vita, un modo per proteggersi dalla solitudine e dall’isolamento. Ma è durante gli Anni Possibili che l’amicizia assume un valore più intenso. Gli impegni si riducono, si ha più tempo libero da dedicare a sé e agli altri, soprattutto alle nuove conoscenze. Nel primo webinar con il Prof. Marco Trabucchi, all’interno della nuova stagione di Zoom – I webinar di Spazio50, sono state le relazioni in terza età le vere protagoniste.
Gli “anni possibili” sono quelli nei quali l’amicizia è possibile e soprattutto fa bene. Questa affermazione di principio è stata verificata da numerosi studi sperimentali, secondo i quali è possibile in tutta la vita costruire reti amicali e riceverne vantaggi per il proprio benessere. Molte delle amicizie dopo i 50-60 anni sono nate in età giovane e adulta, però vi è la possibilità di costruirne molte altre per arricchire il numero delle persone con le quali è possibile condividere gioie e dolori, perdite e conquiste. Ecco, allora, un piccolo vademecum che potrebbe guidarci nella costruzione di nuove amicizie in questa nuova fase della vita.
Dieci punti per nuove amicizie
- Essere generosi. Cioè disponibili a consumare tempo e occasioni per entrare in contatto con persone diverse. Chi pensa solo a sé stesso rischia di non fare amicizie;
- Essere curiosi. È necessario avvicinarsi all’altro cercando di capirne il carattere, lo stile di vita, ma soprattutto le speranze e le sofferenze, perché una vera amicizia non può mai essere superficiale;
- Essere disposti a tacere e ascoltare. Chi continua a parlare di sé, delle proprie conquiste e delle proprie sconfitte non riesce ad allacciare un rapporto amicale, che deve sempre essere fondato sulla reciprocità. Una reciprocità però particolarmente fondata sull’ascolto;
- Essere disponibili a sacrificarsi. Non solo a parole, ma anche con i fatti. Una vera amicizia può iniziare con un gesto di disponibilità, di servizio, di supporto in un momento in cui l’altro si è trovato in difficoltà;
- Essere benevoli. Accettare con serenità e senza critiche i comportamenti di chi vorrei fosse mio amico. All’amico vero si perdona tutto, anche la piccola infedeltà, anche se talvolta non è gentile o scarica su di me i suoi problemi e le sue crisi;
- Essere culturalmente aperti. L’altro può avere una storia diversa dalla mia, idee politiche diverse, una religione diversa. Non sono condizioni che possono bloccare la crescita di una relazione amicale vera. Peraltro, non sono differenze che vanno nascoste, ma apertamente discusse, consci che l’amicizia non è mai appiattimento dell’uno sull’altro;
- Accogliere il malessere. Se la persona con cui desidero contrarre un’amicizia ha un problema di salute, devo pormi in una condizione di ascolto della sua sofferenza e dei suoi problemi. Spesso chi è ammalato non ha nessuno con cui confidare le proprie ansie e che anche le proprie difficoltà pratiche. Amico è chi è disponibile a dare consigli, cercando di affrontare insieme dubbi e paure; mostrarsi coinvolti è importante, conservando però una certa autonomia, in modo da essere più efficaci nell’offrire supporto;
- Osservare. Se la persona con la quale ho sviluppato un’amicizia presenta segni o comportamenti che potrebbero far pensare ad una malattia è necessario far rilevare con delicatezza e grande prudenza il sospetto che possa esservi qualche aspetto da chiarire, consigliando il ricorso ad un medico.
- Supportare. Se la persona amica è in difficoltà perché non è in grado di affrontare un qualche momento di particolare crisi per problemi di salute, per un problema di relazioni nella famiglia, per un lutto, l’amicizia impone di esser ancor più disponibili e vicini, senza allontanamenti che potrebbero essere interpretati come “fughe” dalle difficoltà
- Offrirsi. Se la persona amica è coinvolta nell’assistenza di un congiunto ammalato o non autosufficiente ha particolarmente bisogno di vicinanza e di supporto, sia sul piano psicologico che delle azioni concrete. L’amico vero non si nasconde e non attende la richiesta di aiuto, ma si propone spontaneamente per offrire il suo tempo e la sua capacità di lavoro per aiutare chi sta aiutando un altro. Così si crea una rete virtuosa di grande importanza sul piano pratico e affettivo.
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