Editoriale
di Maria Laura Rondini – Direttore Editoriale 50&Più
[blockquote]È stata recentemente approvata la nuova legge che regolamenta la “legittima difesa” secondo la quale la difesa sarebbe sempre legittima e qualunque cittadino in preda ad un grave turbamento autorizzato a difendersi anche con la reazione più estrema.[/blockquote]
Aldilà della sorte futura di questa disposizione, riteniamo che sia giusto riflettere sull’impulso di armarsi che può cogliere le persone che vivono un sentimento di paura e di pericolo, anche se sovente indotto dal sentito dire più che da minacce reali o da uno stato di debolezza personale. In particolare ci riferiamo agli anziani che potrebbero essere tentati di trovare, nell’acquisto di un’arma, quel sentimento di “protezione” di cui avvertono la necessità. E proprio a loro riteniamo di poter dire non solo non armatevi, ma di più, cercate di dissuadere dall’acquisto chiunque pensi che possedere un’arma da fuoco consenta dosi maggiori di tranquillità.
Chi voglia, può consultare testi, indagini, analisi che dicono come le persone anziane siano le più soggette a spaventarsi anche in assenza di reali situazioni di pericolo. Che l’invecchiamento porta ad avere una minore capacità di utilizzare le informazioni di un contesto e di modularle velocemente. In altre parole, per un anziano un’arma non fa che aumentare le probabilità di essere vittima. La risposta al bisogno di sicurezza dei cittadini non si dà armandoli, né si può far credere che la paura e le insicurezze personali possano essere fonte di un giudizio immediato, istantaneo, che ci spinga ad emettere una sentenza di vita o di morte. L’idea che la difesa sia sempre legittima tradotta e veicolata con uno slogan diven- ta fuorviante e pericolosa, ancor più proprio per chi è debole.
Ci sono tecnologie e apparecchiature di sorveglianza che possono darci l’aiuto che ci serve. Forze di polizia, carabinieri, che sempre più e meglio riescono a dare risposte veloci e definitive alla malavita, sia quella delle grandi organizzazioni che quella piccola e diffusa sul territorio. È questo lo Stato che serve alle persone, uno Stato che accompagni la vita della gente e la aiuti a sentirsi comunità, uno Stato che si assuma la responsabilità della sicurezza di tutti, non uno che deroghi a una delle principali funzioni a cui è chiamato.
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