Sono sempre più gli over 65 che cadono in questo tipo di dipendenza. Se per alcuni si tratta solo di uno svago, per molti altri sfocia purtroppo nella patologia. E il settore muove un giro d’affari pericolosamente in forte crescita
Se è vero che i numeri non mentono mai e che, in molti casi, rappresentano una cartina di tornasole per inquadrare un problema, facciamoli parlare anche su un tema discusso quanto complesso, perché legato a introiti giganteschi. Si sa, come sintetizzavano i padri latini, che pecunia non olet (il denaro non ha odore), peccato però che in questo caso il business è legato a questioni che sconfinano nel patologico. “Dipendenza patologica dai giochi elettronici o d’azzardo” è, infatti, la ludopatia secondo il dizionario Treccani. Una patologia che colpisce attualmente oltre un milione e 300mila italiani, dei quali almeno 12mila (il 10%) sotto cure medico-psicologiche. Una popolazione che non ha età quella del giocatore e che interessa tutte le fasce anagrafiche, se si pensa che dal pensionato che dilapida risparmi e sforzi di una vita, si passa a giovani e giovanissimi, con una media nazionale di spesa pro capite che si attesta su oltre 1.400 euro.
Come ormai appurato da realtà istituzionali come la Commissione parlamentare antimafia, il fenomeno, proprio per il volume di affari che produce nel nostro Paese, attira sempre più le brame delle organizzazioni criminali.
Insomma, ce n’è abbastanza se non per normare il settore (attualmente privo di qualsiasi legge organica) almeno per aprire qualche riflessione. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business, nell’ultimo Libro Blu (2021), ha presentato i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. Il volume di denaro giocato in Italia, si apprende, è aumentato del 3,5%, attestandosi su un valore di 110,54 miliardi di euro.
Negli ultimi 5 anni censiti (2015-2019) le dimensioni del gioco hanno seguito un trend crescente con un più +25,3% per quanto riguarda la raccolta, più +14,4% per la spesa e un bel +29,5% di incassi per il pubblico erario.
Entrando nel dettaglio, i dati ci riferiscono che la sola rete fisica, escludendo quindi il comparto del gioco online, ha prodotto incassi pari a 74,1 miliardi di euro mentre quasi inarrestabile sembra essere la crescita della raccolta online, che nel 2019 è stata pari a 36,4 miliardi di euro (+16% rispetto al 2018), un terzo delle giocate complessive in Italia. I più gettonati online, sembrano essere i giochi di carte, quelli di sorte a quota fissa (tipo casinò, Lotto, ndr) e i giochi a base sportiva. Per quanto riguarda, invece, la raccolta sul gioco legato alla rete fisica, i cosiddetti “apparecchi da intrattenimento”, ovvero slot machine e video lottery, si confermano, nonostante una tendenza in evidente calo, i più utilizzati: circa 46,7 miliardi di euro nel 2019, il 63% delle giocate complessive su rete fisica.
Infine, per quanto riguarda i dati del consumo pro capite di gioco d’azzardo legale, sul podio salgono nell’ordine Abruzzo, Lombardia e Campania, mentre chiudono la graduatoria Calabria, Basilicata e Valle d’Aosta.
Ma come ha influito lo tzunami della pandemia anche in un settore come questo? E come si profila il gioco d’azzardo al tempo del Covid-19? Uno studio svolto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa a giugno 2020 ha rilevato il cambiamento dei comportamenti di gioco nel periodo di lockdown. È stata registrata una generale diminuzione del gioco fisico, con più del 35% dei giocatori che ha ridotto le puntate e quasi il 23% che ha addirittura smesso di giocare, mentre un intervistato su tre ha dichiarato di aver aumentato le giocate online. Tra gli habitué del gioco fisico, il 12% ha continuato anche durante l’isolamento e circa il 10% ha puntato sul web.
L’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc), sollecitato dall’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), da alcune Regioni e da altri soggetti istituzionali, ha messo a punto in questo periodo, sotto la guida della ricercatrice ed esperta Sabrina Molinaro, uno strumento ad hoc per la rilevazione del fenomeno: il questionario online GAPS #iorestoacasa. «Abbiamo sviluppato uno strumento agile per investigare gli aspetti relativi al gioco su tutto il territorio nazionale – ha spiegato la Molinaro -. A preoccupare sono soprattutto le possibili implicazioni derivanti dalla chiusura di agenzie di scommesse, sale gioco e Bingo e dallo spegnimento delle slot machine: la chiusura del comparto fisico dei giochi, ormai terminata, ha reso necessario monitorare le variazioni dei comportamenti, per valutare se le limitazioni abbiano favorito la migrazione verso l’azzardo online o favorito trasgressioni alle regole di isolamento».
Per quanto riguarda il gioco online, il 33,8% ha riferito di aver aumentato le occasioni di gioco, il 28,8% di non aver modificato le proprie abitudini e l’11,3% di aver iniziato a praticare questa modalità proprio durante l’isolamento. L’importo dell’online nel periodo in questione si è rivelato più consistente, con il 14,6% che ha speso oltre 500 euro e l’11% tra i 200 e i 500 euro. Il 56,8% ha, invece, ammesso di essere in perdita.
Tra le fasce di età più a rischio in quella che si può trasformare da un gioco ad una trappola, risulta quella della terza età, come confermato da una ricerca a livello nazionale dal titolo Anziani e Azzardo, condotta da Gruppo Abele e Auser, in collaborazione con Libera; ha messo in evidenza che fra Gratta e Vinci e Superenalotto sono molti gli anziani che rischiano di giocarsi – è proprio il caso di dirlo – la propria pensione.
Esplorando il comportamento di gioco d’azzardo tra la popolazione over 65 in 15 regioni d’Italia, si scopre che il 30% circa dei giocatori over 65 predilige Lotto e Superenalotto, il 26,6% il Gratta e Vinci e le lotterie istantanee, il 15% il Totocalcio e il Totip, il 10,2% i giochi di carte, il 3,8% slot e video lottery.
Ricevitorie e tabaccherie sono i luoghi in cui si gioca più frequentemente (44,9%); seguono i bar (24%), l’abitazione privata (8%) e i centri commerciali (6,4%). Il 45,3% degli anziani afferma di giocare per vincere denaro, il 19,7% lo fa per divertimento e solo l’8,8% per incontrare persone.
Il 51,6% degli intervistati sono uomini, mentre il titolo di studio più rappresentato è la licenza media (31,2%), seguito dal diploma di maturità (26,4%) e dalla licenza elementare (15,5%). La puntata massima mai fatta per i giocatori anziani definibili come “patologici” rileva cifre che vanno dai 1.500 euro per Bingo e scommesse, ai 6.000 euro per giochi di carte o slot e Vlt. Fino ad arrivare a casi rari quanto estremi di chi è giunto a giocarsi fino a 20.000 euro come puntata massima al Lotto o al Superenalotto.
«Abbiamo promosso questa ricerca – spiegano i promotori – per colmare un vuoto di informazione. Vogliamo far crescere tra le persone anziane la consapevolezza di quanto possa essere facile cadere nei rischi del gioco d’azzardo patologico, che ha ricadute umane e sociali pesantissime».
A svolgere un’indagine locale su anziani e gioco è stato anche l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr su incarico della Asl di Bergamo. È emerso che nel bergamasco il 44% dei senior ha giocato d’azzardo, soprattutto Gratta e Vinci acquistati in tabaccheria. A rischio di comportamenti problematici sono soprattutto “anziani soli e che si ritengono in cattiva salute”; si precisa che i giochi più diffusi tra gli over sono Gratta e Vinci, lotterie istantanee e Superenalotto, con la speranza che “una vincita consenta loro di migliorare le proprie condizioni di vita”.
Un enorme giro d’affari, dunque, sul quale le mafie, come appurato da fonti investigative e giudiziarie, hanno messo gli occhi. Un libro dal titolo Azzardopoli 2.0. Quando il gioco si fa duro… le mafie iniziano a giocare (Edizioni Gruppo Abele), ha raccontato numeri, storie e giri d’affari criminali di quella che viene definita la “terza impresa” italiana. Daniele Poto la descrive come «l’unica azienda con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro Paese. Che può contare su ben 6.181 punti e agenzie autorizzate sul territorio e che interessa ben 49 clan che gestiscono “i giochi delle mafie” e fanno saltare il banco. Una percentuale importante sull’universo – si legge nel libro – dei 55 clan mafiosi censiti nelle relazioni Antimafia in relazione all’usura».
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