«D’inverno ti mettevi una cuffietta/coi nastri bianchi come il tuo visino,/e facevi ogni sera la calzetta,/seduta al lume, accanto al tavolino./Io imparavo la storia sacra in fretta/e poi m’accoccolavo a te vicino/per sentir narrar la favoletta/del Drago Azzurro e del Guerrier Moschino».*
«Nonno, l’argento della tua canizie/rifulge nella luce dei sentieri:/passi tra i fichi, tra i susini e i peri/con nelle mani un cesto di primizie». **
Due immagini di altrettanti nonni tratteggiate da due grandi poeti: Gabriele D’Annunzio (il primo) e Guido Gozzano (il secondo). Sono nonni d’altri tempi, questi: l’una, che indossa la cuffietta con i nastri mentre la sera lavora ai ferri accanto al lume, è dispensatrice di favole che alimentano la fantasia del piccolo Gabriele; l’altro, che attraversa sicuro i sentieri della campagna che probabilmente l’ha visto crescere, è intento a raccogliere i frutti della terra che a sera porterà al suo Guido.
Oggi i nonni sono cambiati: niente cuffiette né crinoline né cesti con le primizie appena raccolte dall’albero (salvo, forse, poche eccezioni), ma jeans, magliette, palestra e viaggi, con un occhio al benessere e uno allo stile di vita. Ma l’amore per i nipoti, quello no, non è cambiato di una virgola. I nipoti sono il prolungamento della propria esistenza, sono i figli di cui troppo spesso non si è potuto assaporare la crescita, presi come si era tra il lavoro e le mille incombenze quotidiane; sono il pretesto per poter tornare bambini e ricominciare a giocare, ancora una volta spensierati come un tempo.
I nonni sono così: un’immagine dei genitori che viene da lontano, ravvivata da un colore più intenso, quello dell’amore per i nipoti.
*Gabriele D’Annunzio: Alla nonna tratto dalla raccolta In memoriam (1879-1880)
** Guido Gozzano: Sonetti del ritorno-IV (1907)
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