Troppe strutture inadeguate a ospitare alunni disabili. Da un lato la normativa italiana garantisce il diritto all’istruzione per tutti, dall’altro la realtà quotidiana e le carenze rischiano di escludere e marginalizzare chi è più fragile
Settembre. Le vacanze estive cominciano a sfumare sullo sfondo, mentre la scuola pubblica si prepara a ripartire. Anche quest’anno più di 7 milioni di studenti di ogni ordine e grado popoleranno le oltre 364.000 classi della scuola statale nel nostro paese. Ogni mattina varcheranno il portone del proprio istituto scolastico, ma una volta dentro non vivranno tutti la stessa esperienza. Una parte di loro – quella degli alunni con disabilità – si dovrà confrontare con aule non sempre accessibili, carenza di offerta formativa, strutture non adeguate o impreparate di fronte ad esigenze speciali. In Italia sono circa 338.000 gli studenti con disabilità, poco più del 4% degli iscritti totali. È quanto emerge dai dati Istat più recenti su scuola e inclusione, pubblicati a febbraio e relativi all’anno scolastico 2022-2023. Il 37% – secondo il report – presenta disabilità intellettiva, il 32% disturbi dello sviluppo psicologico; seguono – poco al di sotto del 20% – i disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione. Sono meno frequenti, invece, le disabilità motorie (10,5%), visive e uditive (8%).
Potersi muovere in modo autonomo negli edifici scolastici è tra le criticità maggiori. Il 28% circa degli studenti con disabilità ha difficoltà nello spostarsi, mangiare o anche semplicemente usufruire dei servizi. Una condizione aggravata dal fatto che solo il 40% delle strutture scolastiche risulta essere accessibile per chi presenta disabilità motoria. Quella delle barriere fisiche presenti è una situazione che muta da regione a regione: migliora al Nord con valori superiori alla media nazionale (44% di scuole a norma); tocca il fondo al Sud (36%). In cima alla classifica, la Valle d’Aosta con il 74% di scuole accessibili.
I ritardi nell’adeguare i livelli di accessibilità riguardano tutto il territorio nazionale. Con il 50% di incidenza, la barriera fisica più diffusa è l’assenza di un ascensore adatto o la presenza di uno non adeguato al trasporto di persone con disabilità. Numerose sono anche le scuole senza servo scala interno (35%), bagni a norma (26%) e persino senza rampe interne per superare i dislivelli (24%). Così come sono molto ridotti gli ausili senso-percettivi per gli alunni con disabilità sensoriali: solo il 17% delle scuole ha segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia; mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili per gli alunni con cecità o ipovisione sono presenti solo nell’1,2% degli edifici. Va meglio la situazione con gli insegnanti di sostegno: sono circa 228.000 nelle scuole italiane. Rispetto all’anno 2022-2023 l’incremento complessivo è stato del 10%. A livello nazionale, il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,6 alunni per ogni insegnante di sostegno, è migliore di quello previsto dalla Legge 244/2007 che raccomanda un rapporto pari a 2. C’è un però: oltre 67.000 insegnanti per il sostegno (il 30%, quindi) sono stati selezionati dalle liste curricolari. Non hanno quindi una formazione specifica per il sostegno e servono a fronteggiare la carenza di figure specializzate. Oltre ai progetti finanziati dal Pnrr per rimuovere le barriere scolastiche, serve un impegno corale per un futuro più inclusivo. Quest’anno, nel 15° anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli – dinanzi al ministro per l’Istruzione e il Merito Giuseppe Valditara, all’Osservatorio nazionale sulla condizione di vita delle persone con disabilità e all’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica – ha ricordato: «La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è legge, è il nostro faro e guida ogni giorno il lavoro che tutti insieme dobbiamo portare avanti per garantire la piena partecipazione di ogni persona alla vita civile, sociale e politica delle nostre comunità. La sfida per il futuro è progettare insieme, scuola e mondo delle associazioni che si occupano di disabilità, perché il cambiamento parta dai più piccoli e gli studenti ne siano protagonisti». Una riflessione che sottolinea l’importanza di un rapporto sempre più stretto tra scuola pubblica, disabilità e inclusione.
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