Il ginocchio avverte: domani pioverà. La caviglia non sbaglia un colpo: la temperatura si sta abbassando. Polsi, dita delle mani e spalle concordano sulla previsione e preannunciano all’unisono il peggioramento del meteo. E puntualmente dimostrano di avere ragione. Non è un luogo comune, nelle giornate fredde e umide i sintomi dell’artrite peggiorano veramente, anche se ancora non è ben chiaro il perché.
A restituire credibilità alle previsioni meteorologiche fatte con i piedi (nel vero senso della parola), ma anche con le mani, le ginocchia o altre articolazioni sensibili alle condizioni atmosferiche è uno studio dell’Università di Manchester eloquentemente intitolato Cloudy with a Chance of Pain (ovvero “Nuvoloso con possibilità di dolore”). La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.
I ricercatori hanno reclutato 2.500 pazienti del Regno Unito affetti da malattie croniche caratterizzate da stati dolorosi come artrite, fibromialgia, emicrania e dolore neuropatico a cui è stato chiesto di annotare quotidianamente l’intensità dei sintomi per circa sei mesi. Grazie agli smartphone posseduti dai partecipanti è stato possibile risalire al meteo delle singole giornate associato alla precisa posizione di ognuno di loro.
Ebbene, nelle giornate umide e ventose caratterizzate da bassa pressione, le probabilità di avvertire un peggioramento dei dolori aumentano del 20%. A dispetto di quanto si possa pensare, invece, la temperatura di per sé non sembra incidere sulla percezione del dolore. Ovvero, una giornata di freddo secco passa senza causare troppe sofferenze. Mentre un’altra giornata alla stessa temperatura e con un tasso di umidità superiore può trasformarsi in una tortura per chi soffre di patologie croniche che colpiscono i muscoli e lo scheletro.
L’associazione tra meteo e dolori articolari è stata fortemente sospettata sin dai tempi di Ippocrate e viene confermata senza esitazioni da circa i tre quarti delle persone che soffrono di artrite. Solo ora però sono emerse prove certe della sua fondatezza. C’è chi ha cercato di sminuire il legame tra maltempo e ossa doloranti sostenendo che l’intensificazione dei sintomi quando il cielo è plumbeo debba essere attribuita a un peggioramento dell’umore: se per colpa del clima vediamo tutto nero diamo necessariamente più peso alle nostre sofferenze. Ma questa ipotesi non convince più alla luce dei dati acquisiti dai ricercatori di Manchester che suggeriscono piuttosto un effetto diretto dell’umidità sul nostro scheletro attraverso meccanismi, però, ancora tutti da chiarire.
In attesa di scoprire perché i cambiamenti del tempo vengano avvertiti dalle ginocchia, si potrebbero fornire ai pazienti affidabili previsioni del dolore abbinate a quelle del tempo, permettendo così a chi è affetto da una malattia cronica di pianificare le proprie attività nella maniera più indolore possibile: approfittando delle giornate giuste, quelle con un tasso di umidità ben tollerato da muscoli e scheletro, per portare a termine compiti più impegnativi e dedicandosi a mansioni più leggere quando il meteo rema contro. Le previsioni del dolore potrebbero migliorare non di poco la qualità di vita dei pazienti.
I ricercatori sperano che il loro studio possa aiutare a comprendere il meccanismo all’origine del dolore, aprendo così la strada a nuovi e più efficaci trattamenti.
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