Arriva dall’India, grazie all’intuizione di un medico, e anche in Italia piace sempre di più: lo Yoga della Risata, l’arte di imparare a ridere senza uno stimolo comico, è una pratica semplice e alla portata di tutti. Basta aver voglia di ridere per almeno dieci minuti al giorno, da soli o in compagnia, per vedere gli effetti positivi sul corpo e sulla psiche
Si può praticare ovunque e a qualunque età, da soli o in gruppo, e i benefici per la salute sono molteplici: l’ormone dello stress, il cortisolo, si abbassa, l’umore e le condizioni mentali migliorano. Lo Yoga della Risata sta conquistando sempre più persone nel mondo perché è una disciplina semplice tanto quanto rivoluzionaria, che sfrutta la risata autoindotta attraverso tecniche di respirazione profonda proprie dello yoga.
«Comunemente, associamo la risata a uno stimolo comico – spiega Annika Hagdahl, leader dello Yoga della Risata -, ma si può decidere di ridere per scelta. Certo nelle nostre sessioni diamo spazio anche a situazioni di gioco, ma spesso basta guardare gli altri per sciogliersi, grazie all’effetto dei neuroni specchio. Si dice che il pianto sia liberatorio, pure la risata lo è».
Svedese di origine e salentina di adozione, Annika Hagdahl entra in contatto con questa disciplina nel marzo del 2019: «Era un periodo di forte stress e le ripercussioni fisiche cominciavano a farsi sentire. Finché un giorno, dopo un malore in auto, ho deciso che dovevo fare qualcosa. Mentre ero alla ricerca di qualche disciplina che potesse aiutarmi a scaricare la tensione accumulata, mi sono imbattuta nelle pagine web di Lara Lucaccioni, insegnante e master trainer italiana di Yoga della Risata. Ho cominciato a seguire le prime sessioni online e poi ho deciso di frequentare il corso per diventare leader».
Qual è il ruolo del leder in questa pratica?
Il leader guida la pratica nei “club”, ossia nei gruppi di persone che vogliono avvicinarsi a questa disciplina e imparare a ridere di più.
È una pratica adatta agli “over”? Ci sono controindicazioni?
È una pratica che fa bene a tutti perché ridere fa parte della nostra vita. I bambini lo fanno naturalmente, anche senza un apparente motivo, per decine di volte al giorno, agli adulti capita molto meno, a volte anche per timidezza o per paura del giudizio degli altri. Sugli over è molto consigliata perché contribuisce a mantenere alto il tono dell’umore, e sui pazienti affetti da Alzheimer aiuta le funzioni cognitive oltre che divertire. Io stessa, in Svezia, ho avuto l’occasione di organizzare delle sessioni presso alcune case di cura con ospiti che presentavano demenza e altri deficit, e il riscontro è stato molto positivo, tanto che il mio prossimo obiettivo è frequentare un altro corso per diventare formatrice di nuovi leader che possano lavorare con gli “over” nel mio Paese d’origine. Per quanto riguarda le controindicazioni, non ci sono impedimenti particolari, ma prima delle sessioni cerchiamo comunque di conoscere ogni singolo partecipante e di valutare il tipo di esercizi da sottoporgli in base ad eventuali patologie.
In quali altri campi ha sperimentato la pratica?
Ho tenuto delle sessioni dedicate a persone adulte diversamente abili, dai 30 ai 55 anni, e anche in questo caso i benefici si sono visti, soprattutto nelle loro relazioni con i familiari. Lo Yoga della Risata può anche essere portato nelle aziende per migliorare l’aggregazione fra colleghi, nelle scuole e negli ospedali, in particolare fra i pazienti oncologici che affrontano terapie molto lunghe.
Come reagisce chi si accosta alla pratica per la prima volta?
Dipende dalle persone: gli scettici non mancano, perché anche se ridere è la cosa più naturale del mondo, per molti è ancora un tabù lasciarsi andare. Tanti, però, si ricredono dopo aver sperimentato gli effetti positivi sul sonno, sulla digestione e sull’umore.
In questa fase così delicata, dove il distanziamento sta condizionando le relazioni, è ancora possibile praticare lo Yoga della Risata?
Proprio in questa fase ridere può essere un supporto fondamentale. Anche noi leader ci siamo adeguati, sfruttando le nuove tecnologie. Soprattutto negli incontri internazionali è stato possibile uno scambio umano fondamentale, tenendo conto che la risata è un’espressione universale, che parla tante lingue e che ci ricorda che siamo uguali. Tutti amano ridere e, farlo per almeno dieci minuti al giorno, attiva dei meccanismi positivi per la nostra psiche e il nostro corpo, oltre a migliorare le relazioni con gli altri. Basti pensare che i primi club sono nati nei condomini, fra vicini di casa, e ora possiamo comunicare praticamente con tutto il mondo, solo guardandoci negli occhi e scoppiando in una fragorosa risata.
© Riproduzione riservata