L’allentamento delle misure di emergenza per il Coronavirus continua a far discutere molto. Ha generato un vero e proprio dibattito la possibilità di dividere la popolazione per fasce di età per un graduale ritorno alla vita sociale.
Illustri giuristi hanno infatti spiegato in ogni sede che una discriminazione basata sull’età sarebbe una violazione in primo luogo del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Effettivamente, nel Dpcm del 26 aprile scorso la decisione non è stata assunta.
Ma già qualche giorno prima – il 23 aprile – un folto gruppo di intellettuali aveva firmato un appello indirizzandolo al Presidente della Repubblica e al Capo del Governo per “liberare gli over 70”. I firmatari sono al momento 122 e chiedono misure tese a “salvaguardare la propria salute, ma anche la propria dignità e libertà”. A condividere l’iniziativa, tra gli altri, Massimo Cacciari, Carlo Ginzburg, Giorgio Agamben, Eugenio Borgna, Salvatore Natoli, Ginevra Bompiani, padre Enzo Bianchi, Ludina Barzini, Rosetta Loy, Elio Pecora e Vivian Lamarque.
Fra le richieste, c’è quella di non prolungare per gli over 70 il divieto di uscire, come si legge nell’appello: «Esprimiamo con forza fin d’ora il nostro dissenso nei confronti dell’eventualità di una disposizione limitativa della libertà personale, che volesse mantenere una fascia di persone ancora attive, in buona salute e in grado di dare ulteriori preziosi apporti alla nostra società, in una segregazione sine die solo in base al dato anagrafico, dell’appartenenza cioè a una fascia di età dai 70 anni in su».
Questi rappresentanti del mondo della cultura ritengono tale indirizzo incostituzionale e contestano il criterio dell’età anagrafica come discrimine della decisione di riammissione alla vita sociale. Aggiungono che, chiudere in casa gli over 70 vorrebbe dire minacciare e non proteggere la loro salute e sarebbe un vero e proprio “delitto sociale da parte dello Stato”. Favorirebbe, peraltro, la diffusione di un altro contagio: l’idea che gli anziani siano “una sottocategoria”.
L’appello sta riscuotendo consensi anche di persone e intellettuali under 70. L’ideatrice è stata la giornalista e scrittrice Donatella Bisutti che lo ha voluto super partes e non ideologico e lo ha definito: «Un manifesto civile per la cultura, ma che serve a tutti, anche a chi non è famoso. Ci sono tutte le professioni nel campo della cultura, dagli scrittori agli architetti ai giuristi, ci sono posizioni politiche diverse, da Comunione e Liberazione alla sinistra. Una rappresentazione a 360° della cultura e delle varie posizioni politiche e ideologiche».
La 78enne scrittrice Bianca Pitzorno, anche lei firmataria dell’appello degli intellettuali over 70, ha invitato a riflettere sulle contraddizioni con cui ha dovuto fare i conti il mondo della terza età nei giorni della pandemia e si è chiesta: «Ci rendiamo conto che il mondo è in mano ai vecchi? Il Papa, Trump, Putin, la Regina Elisabetta, la maggior parte dei potenti quanti anni hanno? A essere stato dato per morto è stato piuttosto il presidente della Corea del Nord Kim Jong-un che è un bambino in confronto a loro». E ha incalzato: «Chi avrebbe mai proibito a Rita Levi Montalcini di continuare a fare le sue ricerche?».
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