L’avevamo intervistata prima della pandemia, prima del Covid, prima del lockdown. Eppure, in barba al virus e alle restrizioni, Licia Fertz non è cambiata. L’avevamo lasciata positiva e ottimista e l’abbiamo ritrovata ancora così, lo scorso lunedì, durante uno degli appuntamenti di “Zoom – I webinar di Spazio50”. D’altronde, l’incontro con lei e con Emanuele, suo nipote, si chiamava proprio “Non c’è tempo per essere tristi”, omonimo titolo del loro primo romanzo autobiografico uscito a settembre ed edito da De Agostini. E, in effetti, la signora Fertz ed Emanuele sono così: sorridenti e positivi. Anche perché la loro storia “social” inizia dalla ricerca di una perduta serenità. A raccontarne gli esordi sono proprio loro in un’atmosfera calorosa e familiare che quasi fa dimenticare di essere dietro a uno schermo.
Gli esordi su Instagram
«Io non mi sono mai arresa nella vita», esordisce Nonna Licia quando le si chiede com’è approdata su Instagram. «Ma quando mio marito se n’è andato, mi sono sentita sopraffatta e pensavo che la mia vita fosse finita. Così ho cominciato a rinunciare ad alcune occasioni di svago, di incontro, avevo smesso persino di mangiare».
«E lì mi sono preoccupato», interviene Emanuele. «Nonna è sempre stata una grande amante del cibo: quando mi sono reso che non mangiava più, ho capito che dovevo intervenire. Così, ho iniziato a invitarla fuori con qualche scusa perché se si fosse resa conto che lo facevo per lei, non avrebbe mai accettato. Le chiedevo di uscire con me a mangiare la pizza perché non avevo nessuno con cui andare. Un giorno le ho portato alcuni vestiti e le ho chiesto di posare per me, dicendole che volevo provare la mia nuova macchina fotografica. A sua insaputa ho postato le foto su Instagram, su un profilo dedicato a lei che ho chiamato “Buongiorno Nonna”. Quando gliel’ho raccontato, le ho letto tutti i commenti positivi che aveva ricevuto. Da lì è stato un crescendo di emozioni che hanno fatto bene a nonna e anche a me».
Una lotta contro l’ageismo
Tra i tanti messaggi che questa coppia intergenerazionale cerca di veicolare c’è anche la lotta agli stereotipi e ai pregiudizi legati alla terza età. Soprattutto quando si tratta di donne over 60. «Quando mi sono reso conto del contenuto dei messaggi che arrivavano a nonna, ho capito quanto fosse importante che lei potesse sentirsi ancora bella», racconta Emanuele. «È un aspetto fondamentale per la vita di tutte le donne. Quando si parla di bellezza in terza età, infatti, spesso si dice “Un bell’uomo” quando ci si riferisce al sesso maschile, mentre diciamo “È ancora una bella donna” se parliamo di una signora. Come se facessimo sempre riferimento ad un momento passato, dando per scontato che finita la fertilità possa sfiorire anche la bellezza delle donne. È un retaggio culturale che cerchiamo di combattere».
Per loro, infatti, Instagram non è una vetrina in cui mettere in mostra la propria vita, ma una piattaforma di incontro. Con i loro follower parlano, si confrontano e si raccontano. «Io non sono mai sola», racconta Licia. «La cosa più bella è che non solo ricevo messaggi, ma comunico con i miei follower. Mi prendo un po’ di tempo ogni giorno per rispondere alle domande o ai consigli. Gli racconto le mie opinioni, le ricette che faccio insieme ad Emanuele. È come se fossimo un grande famiglia. Mi stanno dando tantissimo e io li devo ringraziare tutti, dal primo all’ultimo. Mi hanno fatto rinascere e mi aiutano a vivere la terza fase della mia vita, forse la più bella».
Non c’è tempo per essere tristi
Ed è proprio da questo incontro con i follower che è nata l’idea di scrivere un libro. «Raccontando di noi sui social, poco per volta, ricevevamo sempre più domande su tanti aspetti della nostra vita. Così abbiamo deciso di metterci all’opera: io raccontavo ed Emanuele scriveva», ci dice Licia. Una storia che racconta i tanti alti e bassi di un’esistenza vissuta sempre con ottimismo, come dimostra il titolo del romanzo. «Nonna è una fabbrica di aforismi», sostiene Emanuele. «Un giorno eravamo a tavola e parlavamo di qualcosa che mi aveva particolarmente scosso. Ad un certo punto si è alzata e mi ha detto: “Basta, vado in giardino, non c’è tempo per essere tristi”. È una frase che la rappresenta così tanto che non potevamo non sceglierla come titolo del romanzo».
Eppure, la vita di questa famiglia ha conosciuto momenti tristi e dolorosi. «Vedendo nonna oggi si potrebbe pensare che sia una signora molto fortunata, ma la sua vita è stata piuttosto dura», racconta Emanuele. «Lei è istriana e ha vissuto l’espropriazione della casa, si è spostata nel Lazio e inizialmente è stato difficile costruire nuove radici. Più tardi negli anni ha perso un figlio prima del parto, una figlia (mia madre) che se ne è andata a 28 anni e, in ultimo, la malattia di mio nonno. È stata una vita complicata che lei ha saputo affrontare con grande tenacia e in cui molti lettori hanno saputo riconoscere il dolore, ma anche la forza. Il messaggio che vogliamo far passare, però, è solo uno: si può andare avanti, si può essere di nuovo felici».
Il blog “Buongiorno Nonna”
Un messaggio forte in questo 2020 che si accompagna a quello di un altro progetto che prenderà vita fra pochi giorni. Il 12 dicembre, infatti, verrà pubblicato il blog “Buongiorno Nonna” in cui Licia ed Emanuele parleranno di tematiche relative alla cura e all’assistenza per anziani. «In questo periodo storico, abbiamo visto quanto è importante avere qualcuno che si prenda cura degli anziani», ci dice Emanuele. «In questo senso, sicuramente, la famiglia può fare tanto e il modello di famiglia allargata che include più generazioni è un vero e proprio esempio di collaborazione. Gli anziani, in particolare, devono essere parte integrante della famiglia, della società e della piccola comunità di cui fanno parte. Un aspetto fondamentale dell’azione di cura deve essere quello di responsabilizzarli. Si deve prendere in considerazione l’anziano nella sua totalità e non solo per gli aspetti in cui necessita di assistenza. Con il nostro blog vorremmo poter dare qualche spunto per ridisegnare i confini familiari e poter fare in modo che gli anziani che lo desiderano possano rimanere nelle proprie case affiancati da chi vuol loro bene».
Alla fine dell’incontro, qualcuno ha chiesto alla signora Fertz qual è il segreto per arrivare a 90 anni con il suo spirito e lei prima ha risposto vaga: «Conducendo una vita sana». Ma è bastata una breve occhiata d’intesa con suo nipote per farle aggiungere: «E poi bisogna fare ciò che si vuole a qualunque età».
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