“Si decide in fretta di essere amici, ma l’amicizia è un frutto che matura lentamente”. Così scriveva Aristotele. Ed in fondo è tutto vero: l’amicizia profonda, infatti, passa attraverso le vicissitudini di un’intera vita. Solo il tempo ne misura il reale valore. Ci sono persone che sentiamo poco o non vediamo quasi mai, eppure sappiamo di poter contare su di loro in qualsiasi momento.
Tutto cambia con l’età: non solo le amicizie, ma anche il modo di viverle
Nel corso dell’esistenza si fanno sempre nuove conoscenze, dettate dal caso o da motivi personali. Spesso si tratta di legami superficiali, dovuti ad un interesse momentaneo o alla prospettiva di una futura utilità. Il tempo però, alla fine, fa giustizia dei rapporti superficiali o, peggio, dannosi.
Con l’età infatti cambiano molte cose, persino il modo di vivere le amicizie. Le relazioni si riducono, la cerchia degli amici si restringe agli amici di vecchia data. È un fenomeno noto, che si può spiegare grazie a una teoria psicologica: la cosiddetta teoria della selettività socio-emotiva.
La teoria della selettività socio-emotiva: una strategia per la terza età
La prima ad introdurla, negli Anni ’90, è stata Laura Carstensen, una psicologa statunitense. Nella scelta delle relazioni, secondo la Carstensen, il comportamento umano è governato da due obiettivi: quelli legati alla conoscenza e quelli cosiddetti “emotivi”.
I primi richiedono la ricerca di informazioni anche attraverso nuove relazioni. I secondi mirano invece a ridurre le emozioni negative massimizzando quelle positive. Ed è proprio su questi ultimi che si focalizza l’interesse in età anziana. Infatti, limitare le relazioni alle amicizie di vecchia data, riduce alcuni rischi sociali – come tensioni o conflitti – e appaga il bisogno di benessere e positività.
La percezione del tempo conta
«La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare». Vi ricordate questa lapidaria frase pronunciata dal personaggio di Jep Gambardella – interpretato da Toni Servillo – nel film di Paolo Sorrentino La Grande Bellezza. Alla base di queste scelte “emotive” gioca un ruolo fondamentale la percezione del tempo.
La stessa Carstensen conferma che con gli anni aumenta la consapevolezza di quanto il tempo sia limitato e prezioso. Di conseguenza diventa sempre più importante avere accanto solo i “vecchi” amici. Sono loro, infatti, i garanti delle emozioni più positive. Forse anche perché con loro si possono condividere esperienze comuni, ricordando il passato in una luce positiva.
In sostanza, quando invecchiamo finiamo col dare la priorità alle amicizie datate, tralasciando la possibilità di nuovi, ma rischiosi, rapporti di socializzazione, proprio come ci accadeva in gioventù.
Uno studio sui primati conferma che niente è come un vecchio amico
Ma secondo un recente studio pubblicato su Science, questo comportamento non sarebbe un’esclusiva umana. Per 20 anni un gruppo di primatologi dell’Università di Harvard ha studiato il comportamento di 21 scimpanzé del Kibale National Park, in Uganda. Dall’osservazione è risultato che gli amici siedono sempre vicini, prendendo parte al “grooming”, una sorta di rito sociale durante il quale gli individui si puliscono reciprocamente.
Usando questi come parametri per definire l’amicizia stretta, i ricercatori hanno avuto conferma di un comportamento analogo a quello umano. Col trascorrere del tempo infatti anche gli scimpanzé riducono il numero degli amici e privilegiano le amicizie consolidate. Anche questi primati, come l’uomo, col tempo, prediligono comportamenti meno aggressivi, a vantaggio di relazioni positive.
La Carstensen sostiene che questo studio confermi la sua teoria. Sebbene sia sorprendente immaginare che gli scimpanzé abbiano coscienza della caducità della vita, sembra innegabile la loro capacità di percepire i cambiamenti del tempo. Ma anche la loro volontà di godersi la terza età nel miglior modo possibile. In compagnia dei vecchi amici, naturalmente.
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