«Iniziate facendo ciò che è necessario, continuate con il possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile»: è una frase famosa, attribuita in modo controverso al Santo Patrono d’Italia (e dei commercianti), San Francesco d’Assisi. Al di là della paternità, oggi più che mai colpisce il senso di questa esortazione. Perché negli ultimi decenni mai era stata così ampia la forbice del “necessario” nel nostro Paese: vaccini, sanità, scuola, infrastrutture, indennizzi e lavoro. L’orizzonte del “possibile”, nel contempo, pare assottigliarsi giorno dopo giorno, trascorso questo lunghissimo, estenuante, anno in stato di emergenza. “L’impossibile” sembra essersi d’altra parte inverato in negativo, perché non era nei pensieri individuali e nelle previsioni comuni che il mondo fosse messo in ginocchio da un virus nel primo scorcio del XXI, modernissimo, secolo.
I dati Istat da poco usciti sottolineano come in Italia l’indice di povertà assoluta delle famiglie sia quasi raddoppiato dal 2005 ad oggi. Parliamo di nostri concittadini che faticano a portare in tavola il pranzo, che cercano soluzioni per pagare le bollette e, senza dubbio, limitano in modo critico i propri consumi e le proprie spese. Nell’ultimo anno, il Nord Italia ha pagato il prezzo più alto in termini di aumento dei numeri assoluti delle famiglie in povertà, mentre al Sud si confermano le incidenze di povertà più elevate, nel Centro Italia sono in povertà quasi 53mila famiglie e circa 128mila individui in più. A pagare il prezzo più caro sono i nuclei con un maggior numero di componenti e quelli monogenitoriali.
Insomma, di male in peggio, con una eccezione rilevante: per gli over 65 l’indice di povertà è rimasto sostanzialmente stabile. Ciò, sia ben chiaro, non significa affatto che non ci siano situazioni di difficoltà tra le classi di popolazione più anziane, tuttavia – statisticamente – ci porta a riflettere ancora una volta sul contributo anticiclico che i senior portano nel mercato e nella società. Se alla statistica poi si aggiunge l’esperienza, si può arrivare ad affermare anche di più: quando gli anziani si occupano della famiglia, si impegnano nell’associazionismo, si spendono nel volontariato, si occupano di ambiente e politica e si allargano alla comunità, oltre che necessario fattore anticiclico di sopravvivenza, diventano un possibile motore di ripartenza. E a quel punto, possono aiutare ad accendere la luce non sull’impossibile, ma su un’ambiziosa speranza: un futuro migliore per le generazioni che verranno.
(Foto Apertura: natussi andreeva/Shutterstock.com)
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